VISIONI

maurizio carta [ENG]

Re-think, Re-load, Re-cycle.
Progettare città nell’era della metamorfosi

Viviamo in un mondo di città, in cui più della metà della popolazione abita e lavora in insediamenti urbani, densi o rarefatti, metropolitani o reticolari, in espansione o in contrazione. Nella Urban Age la prevalenza della città come forma dell’abitare – Usa ed Europa si avvicinano all’80% – non le assegna solo il ruolo di growth machine dello sviluppo, motore dell’evoluzione e del dinamismo delle comunità, ma la carica della responsabilità di essere generatrice di stili di vita innovativi, più sostenibili, intelligenti e creativi, e di essere essa stessa la riformatrice del proprio modello di sviluppo. Le città sono potenti attrattrici di popolazione, ma sono anche oggetto di nuove relazioni con le aree suburbane e le zone rurali.
Re-immaginare l’urbanistica non si propone come una nuova parola-totem o un nuovo mantra, ma richiede un rigoroso esercizio di volontà, responsabilità e competenze che si fondino su un “buon governo” delle città – sempre più spesso dovendo gestire sia la contrazione che la metropolizzazione – basato su un nuovo pentagramma: visione, strategia, progetto, regole e comunità. Un pensiero differente e una filiera di azioni per i tempi nuovi, capaci di re-immaginare il progetto urbano, territoriale e paesaggistico. Dobbiamo tornare a guardare il territorio come risorsa generativa e non solo come spazio di consumo, attingendo alle energie del nuovo magma partecipativo in cui la questione giovanile, i lavoratori della conoscenza e le economie della sostenibilità si miscelano producendo un nuovo territorio.

Oggi l’inverno del nostro scontento diventa gloriosa estate nel sole di York. Le nubi che oscuravano la Casa stanno, morte, nel seno dell’oceano. Ecco alle tempie i segni del trionfo, e le armi trasformate in ornamenti, e i nostri allarmi tetri in dolci incontri, le brutte marce in danze di piacere
[William Shakespeare]

PARADIGMI

New paradigms.
Sei modi di ripensare l’urbanistica del XXI secolo

L’evoluzione della pianificazione territoriale e dell’urbanistica nel secondo decennio del XXI secolo ci ha mostrato la maturazione dal campo della regolazione localizzativa a quello della prefigurazione degli scenari di futuro e della negoziazione dei tensori dello sviluppo, nonchè il passaggio dalla attivazione della rendita fondiaria in piena bolla immobiliare globale alla generazione di nuova rendita sociale nell’era della crisi e delle città in transizione. Le traiettorie evolutive – ancora imperfette, non sempre solide, talvolta indirizzate da nuove retoriche – ci impongono di rivedere le modalità di governo, pianificazione e progettazione delle città, dei territori e dei paesaggi, ripensando i paradigmi e immaginando nuove modalità di relazione con i problemi e con un contesto in tumultuosa evoluzione. Ne emerge un quadro complesso, in cui ritornano paradigmi antichi – anche se modificati – e ne emergono di nuovi, avanguardie di altri che verranno.
Proponiamo qui nuove visioni, non separate e apodittiche, ma piuttosto immagini della pianificazione e progettazione urbana, alimentate dalla molteplicità, dalla proteicità e dalla necessità di interagire in maniera diversa con i contesti spaziali, sociali, culturali, economici e politici. I sei paradigmi proposti non vogliono essere una tassonomia, ma piuttosto, partendo dalla valorizzazione della complessità del ruolo, delle inferenze e dei valori dell’urbanistica, offrono un articolato sistema di stili, ruoli e linguaggi che gli urbanisti saranno chiamati a giocare sulla nuova scena europea: sei modi di ripensare l’urbanistica del XXI secolo, facendoci guidare dall’eco delle sei proposte per il millennio che stiamo vivendo, immaginate da Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane (1985).

La tecnica ha ampliato i confini della poesia; non ha ostruito gli orizzonti, né ucciso lo spazio, né imprigionato i poeti. In ogni istante, dall’avanzata della tecnica scaturiscono sogno e poesia
[Le Corbusier]
SFIDE

Urban Challenges.
Strumenti per progettare l’evoluzione

Nel libro Governare l’evoluzione (2009) avevo sostenuto che una urbanistica che voglia agire efficacemente nel dominio collettivo e produrre esiti nel campo della qualità della vita, dell’equilibrio delle libertà e della promozione della felicità degli abitanti deve interpretare le nuove domande sociali e offrire una città dei beni, dei servizi, delle opportunità adeguata all’articolazione delle idee e delle aspirazioni dei suoi abitanti. I valori della collettività diventano centrali per la pianificazione: sono il luogo nel quale società e urbanistica si legano in modo più esplicito e forte. Henri Lefebvre propugna il diritto alla città come volontà di “cambiare noi stessi cambiando l’aspetto delle nostre metropoli” e l’organizzazione dello spazio collettivo pone quindi alla pianificazione e all’urbanistica nuovi obiettivi legati al mutamento e al rafforzamento di tutte le componenti della società. Gli obiettivi di un più efficace, equilibrato e giusto governo dell’evoluzione urbana dovranno riposizionare la città entro la corretta gerarchia urbana in funzione del suo ruolo nel contesto regionale e internazionale; fornire risposte ai nuovi bisogni sociali, sempre più complessi, interconnessi, e diversificati, basati anche sui beni immateriali; incrementare gli spazi pubblici come opportunità di coesione e di mobilitazione sociale, attraverso una tensione progettuale verso la città pubblica, che agevoli la vita estroversa dei cittadini e rianimi gli spazi collettivi.

Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.
[Haruki Murakami]
IMPEGNI

Reimagining Urbanism.
Impegni per un nuovo metabolismo urbano

Se il ripensamento e il conseguente ridisegno del territorio sono il campo in cui si gioca una partita tra chi pensa che la sostenibilità sia prodotta solo dalla drastica riduzione dei consumi e degli sprechi e chi invece vede il territorio come lo spazio di un nuovo patto tra risorse, società e poteri, allora re-immaginare l’urbanistica non è solo un’operazione disciplinare e tecnica, ma diventa un cromosoma essenziale per la metamorfosi a cui siamo chiamati. Solo con migliori politiche urbane, con coesive strategie di area vasta, con adeguate valutazioni di sostenibilità, con profonde condivisioni di conoscenza e con iniezioni di cooperazione economica pubblico-privato potremo produrre risorse per un nuovo metabolismo urbano che si concili con la tutela dell'ambiente, con la riduzione dei consumi, con il consolidamento del welfare, nonché con l’incentivazione di startup innovative – nuova arena del lavoro delle giovani generazioni – in grado di stimolare l'intelligenza e la creatività, di estendere l’agricoltura urbana ed il riciclo, di gestire l'adattamento climatico e l'efficienza energetica delle città del futuro prossimo.
Re-immaginare l’urbanistica richiede nuove visioni, rinnovati paradigmi e vigorosi impegni, ma soprattutto volontà e determinazione di riprendere il percorso dell’utopia urbanistica.

La vigliaccheria chiede: è sicuro? L’opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare ma bisogna prenderla perché è giusta.
[Martin Luther King]
© 2014 Maurizio Carta