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SULLE ORIGINI DELLA NOTITIA DIGNITATUM
Un'indagine
sulla questione delle origini appare preliminare per ogni tipo di ricerca
sulla Notitia Dignitatum, in quanto esiti diversi si riflettono sulla
valutazione della struttura e sul grado di attendibilità del testo. Lo
studioso che si accosta allo straordinario catalogo delle cariche civili e
militari dell'Impero d'Oriente e d'Occidente, illustrato da splendide figure,
si chiede a quale scopo e da chi sia stato redatto. Interrogativi
di tal genere suscitano anche alcuni dei testi pervenutici attraverso il
medesimo codice miscellaneo del X sec. posseduto nel 1500 dal Capitolo della
cattedra di Spira (Codex Spirensis) e già smembrato nel 1600 (1):
ad esempio il De rebus bellicis, che ha in comune con la Notitia
le splendide raffigurazioni, risalenti però ad un archetipo in volumen,
piuttosto che in codex, come nel caso dell'archetipo della Notitia
Dignitatum. (2)
Anche l'Itinerarium Antonini o la Notitia Urbis Romae o Costantinopolitanae,
la Notitia Galliarum, il De Gradibus Cognationum, il Laterculum
Polemii Silvii ed altre opere tardo romane erano contenute in questa
straordinaria raccolta di ben quattordici diversi lavori, tra cui l'opera
medioevale di Dicuil, Liber de mensura orbis terrae((3))
Come può notarsi, si trattava soprattutto di attraenti opere figurate tardo
romane, raccolte, come in altri casi di codici miscellanei, da un dotto
carolingio intorno all'825. A quest'epoca risale infatti l'opera di Dicuil e,
secondo l'opinione prevalente, lanello intermedio rispetto alI'originale
tardo antico della Notitia Dignitatum. (4) Ci
si chiede dunque a quale scopo sia stato concepito l'originale e a quale età
risalga. La
datazione della Notitia è stata oggetto di accese discussioni, in
quanto tocca eventi e problemi disparati come l'abbandono della Britannia da
parte dei romani o la situazione delle province galliche, nord africane o
danubiane tra la fine del IV e gli inizi del V secolo. (5) Soprattutto
due tesi appaiono contrapposte: la tesi unitaria e la tesi della
stratificazione. Secondo i fautori della tesi unitaria la redazione del
documento risalirebbe ad un unico momento, variamente determinato: al
400 404 secondo Böcking; al 411 413 secondo Seeck; al 426 per la Notitia
Orientis ed al 427 8 per la Notitia Occidentis secondo Bury,
che considerava la prima una copia finita, la seconda una copia di lavoro
utilizzata fino al 437 dal primicerius notariorum occidentale. (6) I
sostenitori della tesi stratigrafica, che hanno finito per prevalere, hanno
invece notato, tanto nella Notitia orientale, che nella occidentale,
diversi elementi contrastanti che farebbero pensare all'esistenza di vari
nuclei stratificati nel tempo e per diverse regioni. Secondo
Clemente il documento non è nato in un unico momento ed era un documento
in evoluzione, tuttavia esso rivela una notevole unità compositiva, tanto
della parte orientale, che occidentale. (7) La parte orientale
risalirebbe ad un nucleo databile agli anni fra il 401 ed il 406 8,
mentre l'evoluzione della parte occidentale arriverebbe fino agli anni
425 429. (8) Nonostante
gli indiscutibili progressi nella datazione, che ormai può considerarsi
assodata sulla base di queste ultime valutazioni, e l'altrettanto acquisita
necessità di mediare tra l'unità della composizione e la varietà della
struttura, è evidente che ogni scelta definitiva tra la tesi unitaria e la
tesi stratigrafica appare subordinata alla soluzione del problema
fondamentale connesso alla funzione del documento. Anche
in questo caso, schematizzando, due tesi appaiono contrapposte: quella
relativa ad una compilazione privata e quella che collega la Notitia
all'attività del primicerius notariorum, usui publico. Se la tesi
della compilazione privata appare difficilmente sostenibile alla luce della
considerazione del Clemente che è estremamente improbabile che un privato
potesse accedere ad informazioni così precise anche di natura militare e, per
di più, potesse tenere aggiornati tali dati, sia per l'Oriente che per
l'Occidente, (9)
neppure la tesi che lega il documento all'attività ufficiale del primicerio
sembra poter soddisfare. Nonostante la fortuna che ha avuto questa teoria,
deve notarsi che non v'è dubbio che la Notitia, pur riecheggiando il
laterculo, cioè il registro delle cariche dell'Impero tenuto dal capo dei
notai, riportando con correttezza simboli, come ad esempio le thékai
ed i codicilli, (10) differiva da esso profondamente. Il latercolo
avrebbe dovuto infatti essere nominativo, indicando i reali titolari delle
cariche, (11) ed avrebbe dovuto poi riferirsi ad una soltanto
delle due parti dell'Impero. La Notitia in nessun caso indica il nome dei
dignitari, che avrebbero versato al primicerio il compenso per l'emissione
del codicillo d'investitura, né sussiste la benché minima prova
dell'esistenza di un registro globale, comune alle due parti dell'Impero e
diverso dai singoli laterculi, che sarebbe stato difficilissimo tenere. Chi
conosce le difficoltà delle comunicazioni legislative tra le due parti
dell'Impero non può seriamente immaginare una sistemativa trasmissione di
dati relativi a cariche di secondaria importanza o di notizie riservate, come
la dislocazione dei reparti militari, che sarebbe stato preferibile non far
conoscere soprattutto in un periodo di tensione tra le due parti dell'Impero,
come agli inizi del V secolo. Eppure
la Notitia è un registro globale ed attendibile dei funzionari
dell'Impero, nonostante comprensibili errori ed imprecisioni. Le informazioni
fornite sono state infatti confermate da dati archeologici. Talvolta però si
riscontrano elementi di fantasia, come nel caso degli emblemi degli scudi,
che non possono soltanto derivare da mere scorrettezze della tradizione
manoscritta. E proprio da questa ambiguità tra attendibilità e fantasia,
caratteristica della Notitia, deriva il mistero della sua origine. Si
è dunque ipotizzato che essa rappresenti una sorta di annuario, diverso dal
laterculo, ma pur sempre compilato dal primicerio, con scopi di informazione
dell'alta burocrazia. La sue radici si troverebbero in documenti simili noti
fin dai primi secoli dell'Impero, il capostipite dei quali sarebbe stato il breviarium
totius imperii di Augusto. (12) Ma, a prescindere dal divario
temporale difficilmente colmabile, (13) è evidente che quanto
sappiamo o intuiamo di questo inventario del mondo di età augustea non
collima con la Notitia: esso forniva uno stato della situazione di
tutto l'Impero. Forse, quanto riguardava i funzionari, riassunto in cifre, (14)
avrebbe potuto determinare l'esigenza di tenere regolari registri. Un
registro di questo tipo sarà poi appunto il laterculo. E perfettamente plausibile
l'esistenza di documenti riassuntivi dell'organizzazione civile e militare
dell'Impero, ma ci si chiede se la divisione dell'Impero in due parti non
avrebbe dovuto in ogni caso determinare una duplicazione, analoga a quella
avvenuta incontestabilmente per il laterculo. Non si può in virtù di una
teorica unità dell'Impero sostenere senza alcuna prova concreta che i
primiceri orientali ed occidentali fossero stati impegnati nella redazione di
un unico ipotetico annuario. In
realtà, di quest'unico annuario non v'era alcun bisogno, sussistendo registri
nominativi e con illustrazioni delle cariche delle rispettive parti e sarebbe
bastato riunire questi registri, i laterculi appunto, per avere una
informazione globale della burocrazia dell'Impero e per addestrare
validamente futuri funzionari, rendendo al contempo noti i nomi dei dignitari
in carica. La
Notitia dello Spirensis non è collegabile ad una attività di
questo tipo, né ad un rapporto più o meno ufficiale. A convincerci di ciò
basta l'osservazione dello stesso Clemente che nessuna delle due Notitiae
può essere considerata come una copia finita : come considerare ufficiale un
bilancio non finito? Ci si chiede in particolare che utilità avrebbe potuto
avere dal punto di vista ufficiale un bilancio provvisorio e soprattutto non
sempre affidabile, visto che esisteva un annuario definitivo ed attendibile,
costituito dal laterculo. Ma
anche se si considera la Notitia uno strumento di lavoro per
l'emissione dei codicilli, o un documento ad uso interno messo insieme da
qualche funzionario, (15) n l'inclusione delle due partes a formare un
documento unico suscita perplessità», che sono state giustamente già
rilevate. (16) Se si esclude infatti l'uso ufficiale, non si
giustifica la costosa esecuzione di una parte che sarebbe risultata inutile
per un primicerio o qualsiasi altro funzionario dell'altra parte. (17) A
questo punto non sembra esservi alcuna via d'uscita, se non si esaminano
alcune caratteristiche della Notitia che sono apparse a prima vista
inesplicabili. Innanzitutto
la Notitia orientale è più sintetica dell'occidentale, che si sforza
invece di essere ricca di dettagli. Significativo è ad esempio il confronto
tra l'Oriente e l'Occidente per la parte relativa alle sacrae largitiones.
In Occidente sono specificati i diversi praepositi e procuratores
delle varie regioni e dunque novantanove linee di scrittura della parte
occidentale si oppongono alle soltanto trentacinque linee della parte
orientale. Lo stesso può esser detto per il comes privatarum ed altri
funzionari. Il divario è assai marcato per quanto riguarda le insegne dei
diversi reparti militari: ai ventiquattro scudi di un magister militum
praesentalis in Oriente, possono confrontarsi i centoventidue scudi del magister
peditum praesentalis occidentale. Al riguardo è stato notato che sono
assenti nella sezione orientale gli aggiornamenti militari. Una maggiore
ricchezza in genere si nota anche nella descrizione dei territori
occidentali, che proprio per questa ragione sono meglio conosciuti. Ma
alla sinteticità orientale ed alla ricchezza occidentale si associano
viceversa una maggiore precisione ed informazione della Notitia Orientis,
rispetto all'Occidentis. E noto infatti che, ad esempio, per la parte
orientale fu indicato il numero delle evectiones, dei permessi
postali, cioè, a disposizione di ogni funzionario. E evidente che se per la
parte occidentale questo dato fosse stato conosciuto, vista l'aspirazione a
riferire con ampiezza dettagli, esso sarebbe stato indubbiamente inserito.
Tutto ciò concorre ad accreditare l'ipotesi che la copia pervenutaci, di
origine orientale, abbia avuto il fine di essere utilizzata in Occidente. In
tal senso depone, come è stato notato, il maggior disordine della Notitia
occidentale, sia per la parte relativa all'Illyricum, sia per la parte
militare, e la presenza di glosse geografiche. (18) È
questa un'altra curiosa particolarità del documento che talvolta indulge in
espressioni lontane dall'uso ufficiale, che hanno evidente carattere
illustrativo di particolari geografici. (19) Le stesse insegne dei
governatori provinciali rappresentano una sorta di atlante figurato
dell'Impero, indugiando in particolari come l'ubicazione di fiumi, di catene
montuose, di castelli e città. Piramidi ed ippopotami in Egitto, orsi e cervi
nel Tauro, serpenti e rapaci in Arabia vivacizzano queste figure che sembrano
quasi assolvere ad una funzione didattica, indicando non solo la composizione
della burocrazia dell'Impero, ma anche i simboli ed i proventi dei diversi
territori o le mansioni dei diversi funzionari. (20) Così l'Africa esibisce
spighe di grano, trasportato dalla flotta annonaria raffigurata nell'insegna
del relativo proconsole, (21) o il comes Italiae
reca sull'insegna la raffigurazione di due valichi delle Alpi sbarrati da due
staccionate sollevate, per indicare la sua più importante funzione dopo le
grandi invasioni dell'Italia. (22) Un
altro aspetto, sul quale non sembra che ci si sia adeguatamente soffermati, è
la cura ed il pregio di una simile opera, che le riproduzioni alle quali è
stata sottoposta non consentono più di valutare in pieno. (23)
Il codice originario presentava nella parte iniziale di ogni Notitia
un frontespizio nel quale era simboleggiato l'armarium del primicerio
che conteneva i codicilli, ordinatamente disposti e sovrastati dal
riferimento alla divina providentia e alla divina electio,
dalle quali dipendeva in ultima analisi la nomina dei funzionari. Si trattava
di un elegante artifizio, analogo ad un topos letterario. (24)
Un codice di questo genere rivela un divertimento nell'esecuzione, un gusto
ed un'elaborazione fuori dell'ordinario, tanto ricercata da far pensare che
il proprietario originario sia stato addirittura il giovane Valentiniano III.
(25) Questa
ipotesi, non suffragata da ulteriori argomentazioni e formulata alla vigilia
del conflitto mondiale, era destinata a suscitare scarsa eco. E sembrata poi
inconciliabile con la natura stratigrafica del documento, che ha finito per
affermarsi stabilmente, (26) né è valsa a sostenerla adeguatamente la
circostanza, di per sé non molto significativa, dell'unione già nel IX
secolo (cioè fin dove è possibile seguire la storia della tradizione
manoscritta) del nostro documento con la Notitia Urbis Romae e la Notitia
Urbis Costantinopolitanae, che hanno chiaramente una funzione non di
lavoro, ma di informazione, e che risalgono con certezza all'età
di Teodosio II e di Valentiniano III. Il
23 ottobre 425 il fanciullo Valentiniano, nato il 2 luglio 419, fu incoronato
Augusto a Roma dal magister officiorum Elione, inviato di Teodosio.
Tra l'estate del 429 e l'autunno del 430 almeno due ricorrenze avrebbero
potuto offrire l'occasione a Teodosio di un dono insolito: il compimento del
decimo anno di età e soprattutto la celebrazione dei quinquennalia e
l'assunzione del terzo consolato del giovane imperatore occidentale insieme
all'Augusto orientale. Come è noto, i consoli solevano distribuire tavolette
eburnee con simboli dell'amministrazione e scene relative alle più importanti
mansioni. Il dono di un codice illustrato con le insegne dei funzionari di
entrambe le parti dell'Impero sarebbe valso non solo a dilettare ed istruire
il ragazzo, ma avrebbe arche fisicamente simboleggiato l'unità del coniunctissimum
imperium che il pater Theodosius teneva a ricordare al filius
Valentinianus. E
poco nota la perizia calligrafica dell'imperatore Teodosio, che ha
determinato l'appellativo di ho kaì Kalligràphos attribuitogli dal
cronista bizantino Michele Glica. (27) Questa abilità consente di
apprezzare meglio l'attività in favore delle scuole e di raccolta delle
costituzioni imperiali. Di essa restano tracce sicure nelle fonti. Si
narra ad esempio che Teodosio, rispettando la consuetudine, sedesse in circo
nel palco imperiale ma, non badando allo spettacolo, trascorresse il tempo a
vergare codici in maniera elegante. (28) In taluni manoscritti dei Collectanea
rerum memorabilium di Solino, ove erano raccolte anche curiosità
geografiche, si legge: Iulius Solinus explicit feliciter studio et
diligentia domni Theodosi invictissimi principis. Secondo Hemmerdinger lo
scriba non era altri che l'imperatore Teodosio II in persona. (29)
Niceforo Callisto riferisce che l'amore dell'imperatore per i libri era tale
che si era procurato una lucerna automatica che si riempiva di olio, per non
essere disturbato mentre di notte era intento a copiare antichi volumi. (30)
Aggiunge inoltre che molti scritti di Teodosio erano giunti fino alla sua
epoca per l'eccellenza della qualità. Ricorda in particolare Evangeli ed
altri testi nei quali lo scritto, pagina per pagina, era disposto con lettere
d'oro a forma di croce. (31) Il monogramma teodosiano che si riscontra su
alcuni contenitori ceramici di quest'epoca e che circoscrive il nome di
Teodosio nell'ambito di un segno cruciforme, trae origine dall'evidente gusto
per la bella scrittura che anima questa età. (32) Scrive al riguardo S.
Gerolamo: Si tinge la pergamena di colore purpureo, si tracciano le lettere
con oro fuso, si rivestono i libri di gemme, ma nudo davanti alle loro porte
(dei ricchi), il Cristo muore. (33) Ma
se il dono di un codice come la Notitia rientrava sicuramente nella
moda di un'epoca e nel gusto particolare di Teodosio, (34)
nulla ci assicura che ciò sia realmente avvenuto. Si spiegano però
puntualmente così i problemi che il documento ha finora sollevato: il
carattere né pubblico, né privato del testo; L'impossibilità
dell'identificazione con il laterculo, ma anche l'accesso a fonti
difficilmente disponibili per un privato; il tentativo di render ricca di
dettagli la parte occidentale, perché questa sarebbe stata più utile per il
giovane imperatore. Ma, come si è visto, alla sinteticità e precisione
orientale si contrapponeva una certa inesattezza per l'Occidente. Anch'essa
si potrebbe spiegare, come si è fatto, in una relativa mancanza di
aggiornamento di un testo interamente realizzato in Oriente, ove certi dati
particolari non sempre erano disponibili o attuali. Ma soprattutto colpisce
l'unione delle due parti dell'Impero in un unico pregiato codice che sarebbe
stato di scarsa utilità e di difficile realizzazione per chiunque, insieme
alle glosse geografiche, al carattere didattico ed all'eleganza
dell'elaborazione che non sembra corrispondere in ogni caso con puntualità
agli schemi predisposti dalla burocrazia. Di
grande importanza è il problema della datazione e della struttura
stratigrafica del documento. Il tabularium dominarum Augustarum in
Oriente, contrapposto all'unico tabulario dell'Augusta occidentale,
sembrerebbe riportarci ad una situazione successiva al 423, quando Pulcheria
ed Eudoxia erano Auguste in Oriente e Galla in Occidente. Così il corpo
militare dei Placidi Valentinianici felices è posteriore all'ottobre
del 425 e a questo stesso anno sembrerebbe ricondurci la presenza del magister
equitum per Gallias (35) e la struttura della distributio
numerorum. La precedenza del magister officiorum sul quaestor
sacri palatii, caratteristica della Notitia, ma non più seguita
nel codice teodosiano, è invece un elemento difficilmente valutabile, anche
se è stato collegato ad un riconoscimento dei meriti di Elione, magister
officiorum non più in carica il 22 febbraio 430. (36) Ci
si chiede infine come sia possibile conciliare l'unitarietà della
realizzazione e l'innegabile stratificazione del testo. Se la parte orientale è ascrivibile ad un nucleo databile fino agli anni 406-8 e la parte occidentale ha subito una evoluzione sino agli anni 425-9, basta supporre che nella realizzazione della Notitia nel 425-9 sia stato utilizzato un più antico testo limitato all'Oriente e riferibile agli anni 406-8. A quella data l'imperatore d'Oriente avrebbe avuto all'incirca la stessa età di Valentiniano nel 425-6. Un testo come la Notitia sarebbe stato in entrambi i casi utile all'educazione di un imperatore fanciullo. |
© Gianfranco Purpura |
Note: |
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