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SULLE ORIGINI DELLA NOTITIA DIGNITATUM



di Gianfranco Purpura

in: Atti del X Convegno Internaz. Accad. Costantiniana di Perugia, 8 ottobre, 1991, Perugia, 1995, pp. 347 – 357 = Annali dell’Università di Palermo (AUPA) XLII, 1992, pp. 471 - 483.

 

Un'indagine sulla questione delle origini appare preliminare per ogni tipo di ricerca sulla Notitia Dignitatum, in quanto esiti diversi si riflettono sulla valutazione della struttura e sul grado di attendibilità del testo. Lo studioso che si accosta allo straordinario catalogo delle cariche civili e militari dell'Impero d'Oriente e d'Occidente, illustrato da splendide figure, si chiede a quale scopo e da chi sia stato redatto.

Interrogativi di tal genere suscitano anche alcuni dei testi pervenutici attraverso il medesimo codice miscellaneo del X sec. posseduto nel 1500 dal Capitolo della cattedra di Spira (Codex Spirensis) e già smembrato nel 1600 (1): ad esempio il De rebus bellicis, che ha in comune con la Notitia le splendide raffigurazioni, risalenti però ad un archetipo in volumen, piuttosto che in codex, come nel caso dell'archetipo della Notitia Dignitatum. (2) Anche l'Itinerarium Antonini o la Notitia Urbis Romae o Costantinopolitanae, la Notitia Galliarum, il De Gradibus Cognationum, il Laterculum Polemii Silvii ed altre opere tardo romane erano contenute in questa straordinaria raccolta di ben quattordici diversi lavori, tra cui l'opera medioevale di Dicuil, Liber de mensura orbis terrae((3)) Come può notarsi, si trattava soprattutto di attraenti opere figurate tardo romane, raccolte, come in altri casi di codici miscellanei, da un dotto carolingio intorno all'825. A quest'epoca risale infatti l'opera di Dicuil e, secondo l'opinione prevalente, l’“anello intermedio” rispetto alI'originale tardo antico della Notitia Dignitatum. (4)

Ci si chiede dunque a quale scopo sia stato concepito l'originale e a quale età risalga.

La datazione della Notitia è stata oggetto di accese discussioni, in quanto tocca eventi e problemi disparati come l'abbandono della Britannia da parte dei romani o la situazione delle province galliche, nord africane o danubiane tra la fine del IV e gli inizi del V secolo. (5)

Soprattutto due tesi appaiono contrapposte: la tesi unitaria e la tesi della stratificazione. Secondo i fautori della tesi unitaria la redazione del documento risalirebbe ad un unico momento, variamente determinato: al 400 404 secondo Böcking; al 411 413 secondo Seeck; al 426 per la Notitia Orientis ed al 427 8 per la Notitia Occidentis secondo Bury, che considerava la prima una copia finita, la seconda una copia di lavoro utilizzata fino al 437 dal primicerius notariorum occidentale. (6)

I sostenitori della tesi stratigrafica, che hanno finito per prevalere, hanno invece notato, tanto nella Notitia orientale, che nella occidentale, diversi elementi contrastanti che farebbero pensare all'esistenza di vari nuclei stratificati nel tempo e per diverse regioni.

Secondo Clemente “il documento non è nato in un unico momento” ed “era un documento in evoluzione”, tuttavia esso rivela “una notevole unità compositiva”, tanto della parte orientale, che occidentale. (7) La parte orientale risalirebbe ad un nucleo databile agli anni fra il 401 ed il 406 8, mentre l'evoluzione della parte occidentale arriverebbe fino agli anni 425 429. (8)

Nonostante gli indiscutibili progressi nella datazione, che ormai può considerarsi assodata sulla base di queste ultime valutazioni, e l'altrettanto acquisita necessità di mediare tra l'unità della composizione e la varietà della struttura, è evidente che ogni scelta definitiva tra la tesi unitaria e la tesi stratigrafica appare subordinata alla soluzione del problema fondamentale connesso alla funzione del documento.

Anche in questo caso, schematizzando, due tesi appaiono contrapposte: quella relativa ad una compilazione privata e quella che collega la Notitia all'attività del primicerius notariorum, usui publico. Se la tesi della compilazione privata appare difficilmente sostenibile alla luce della considerazione del Clemente che è estremamente improbabile “che un privato potesse accedere ad informazioni così precise anche di natura militare e, per di più, potesse tenere aggiornati tali dati, sia per l'Oriente che per l'Occidente”, (9) neppure la tesi che lega il documento all'attività ufficiale del primicerio sembra poter soddisfare. Nonostante la fortuna che ha avuto questa teoria, deve notarsi che non v'è dubbio che la Notitia, pur riecheggiando il laterculo, cioè il registro delle cariche dell'Impero tenuto dal capo dei notai, riportando con correttezza simboli, come ad esempio le thékai ed i codicilli, (10) differiva da esso profondamente. Il latercolo avrebbe dovuto infatti essere nominativo, indicando i reali titolari delle cariche, (11) ed avrebbe dovuto poi riferirsi ad una soltanto delle due parti dell'Impero. La Notitia in nessun caso indica il nome dei dignitari, che avrebbero versato al primicerio il compenso per l'emissione del codicillo d'investitura, né sussiste la benché minima prova dell'esistenza di un registro globale, comune alle due parti dell'Impero e diverso dai singoli laterculi, che sarebbe stato difficilissimo tenere. Chi conosce le difficoltà delle comunicazioni legislative tra le due parti dell'Impero non può seriamente immaginare una sistemativa trasmissione di dati relativi a cariche di secondaria importanza o di notizie riservate, come la dislocazione dei reparti militari, che sarebbe stato preferibile non far conoscere soprattutto in un periodo di tensione tra le due parti dell'Impero, come agli inizi del V secolo.

Eppure la Notitia è un registro globale ed attendibile dei funzionari dell'Impero, nonostante comprensibili errori ed imprecisioni. Le informazioni fornite sono state infatti confermate da dati archeologici. Talvolta però si riscontrano elementi di fantasia, come nel caso degli emblemi degli scudi, che non possono soltanto derivare da mere scorrettezze della tradizione manoscritta. E proprio da questa ambiguità tra attendibilità e fantasia, caratteristica della Notitia, deriva il mistero della sua origine.

Si è dunque ipotizzato che essa rappresenti una sorta di annuario, diverso dal laterculo, ma pur sempre compilato dal primicerio, con scopi di informazione dell'alta burocrazia. La sue radici si troverebbero in documenti simili noti fin dai primi secoli dell'Impero, il capostipite dei quali sarebbe stato il breviarium totius imperii di Augusto. (12) Ma, a prescindere dal divario temporale difficilmente colmabile, (13) è evidente che quanto sappiamo o intuiamo di questo “inventario del mondo” di età augustea non collima con la Notitia: esso forniva “uno stato della situazione” di tutto l'Impero. Forse, quanto riguardava i funzionari, riassunto in cifre, (14) avrebbe potuto determinare l'esigenza di tenere regolari registri. Un registro di questo tipo sarà poi appunto il laterculo. E’ perfettamente plausibile l'esistenza di documenti riassuntivi dell'organizzazione civile e militare dell'Impero, ma ci si chiede se la divisione dell'Impero in due parti non avrebbe dovuto in ogni caso determinare una duplicazione, analoga a quella avvenuta incontestabilmente per il laterculo. Non si può in virtù di una teorica unità dell'Impero sostenere senza alcuna prova concreta che i primiceri orientali ed occidentali fossero stati impegnati nella redazione di un unico ipotetico annuario.

In realtà, di quest'unico annuario non v'era alcun bisogno, sussistendo registri nominativi e con illustrazioni delle cariche delle rispettive parti e sarebbe bastato riunire questi registri, i laterculi appunto, per avere una informazione globale della burocrazia dell'Impero e per addestrare validamente futuri funzionari, rendendo al contempo noti i nomi dei dignitari in carica.

La Notitia dello Spirensis non è collegabile ad una attività di questo tipo, né ad un rapporto più o meno ufficiale. A convincerci di ciò basta l'osservazione dello stesso Clemente che “nessuna delle due Notitiae può essere considerata come una copia finita” : come considerare ufficiale un bilancio non finito? Ci si chiede in particolare che utilità avrebbe potuto avere dal punto di vista ufficiale un bilancio provvisorio e soprattutto non sempre affidabile, visto che esisteva un annuario definitivo ed attendibile, costituito dal laterculo.

Ma anche se si considera la Notitia uno strumento di lavoro per l'emissione dei codicilli, o un documento ad uso interno messo insieme da qualche funzionario, (15) n l'inclusione delle due partes a formare un documento unico suscita perplessità», che sono state giustamente già rilevate. (16) Se si esclude infatti l'uso ufficiale, non si giustifica la costosa esecuzione di una parte che sarebbe risultata inutile per un primicerio o qualsiasi altro funzionario dell'altra parte. (17)

A questo punto non sembra esservi alcuna via d'uscita, se non si esaminano alcune caratteristiche della Notitia che sono apparse a prima vista inesplicabili.

Innanzitutto la Notitia orientale è più sintetica dell'occidentale, che si sforza invece di essere ricca di dettagli. Significativo è ad esempio il confronto tra l'Oriente e l'Occidente per la parte relativa alle sacrae largitiones. In Occidente sono specificati i diversi praepositi e procuratores delle varie regioni e dunque novantanove linee di scrittura della parte occidentale si oppongono alle soltanto trentacinque linee della parte orientale. Lo stesso può esser detto per il comes privatarum ed altri funzionari. Il divario è assai marcato per quanto riguarda le insegne dei diversi reparti militari: ai ventiquattro scudi di un magister militum praesentalis in Oriente, possono confrontarsi i centoventidue scudi del magister peditum praesentalis occidentale. Al riguardo è stato notato che “sono assenti nella sezione orientale gli aggiornamenti militari”. Una maggiore ricchezza in genere si nota anche nella descrizione dei territori occidentali, che proprio per questa ragione sono meglio conosciuti.

Ma alla sinteticità orientale ed alla ricchezza occidentale si associano viceversa una maggiore precisione ed informazione della Notitia Orientis, rispetto all'Occidentis. E’ noto infatti che, ad esempio, per la parte orientale fu indicato il numero delle evectiones, dei permessi postali, cioè, a disposizione di ogni funzionario. E’ evidente che se per la parte occidentale questo dato fosse stato conosciuto, vista l'aspirazione a riferire con ampiezza dettagli, esso sarebbe stato indubbiamente inserito. Tutto ciò concorre ad accreditare l'ipotesi che la copia pervenutaci, di origine orientale, abbia avuto il fine di essere utilizzata in Occidente. In tal senso depone, come è stato notato, “il maggior disordine della Notitia occidentale, sia per la parte relativa all'Illyricum, sia per la parte militare, e la presenza di glosse geografiche”. (18)

È questa un'altra curiosa particolarità del documento che talvolta indulge in espressioni lontane dall'uso ufficiale, che hanno evidente carattere illustrativo di particolari geografici. (19) Le stesse insegne dei governatori provinciali rappresentano una sorta di atlante figurato dell'Impero, indugiando in particolari come l'ubicazione di fiumi, di catene montuose, di castelli e città. Piramidi ed ippopotami in Egitto, orsi e cervi nel Tauro, serpenti e rapaci in Arabia vivacizzano queste figure che sembrano quasi assolvere ad una funzione didattica, indicando non solo la composizione della burocrazia dell'Impero, ma anche i simboli ed i proventi dei diversi territori o le mansioni dei diversi funzionari. (20) Così l'Africa esibisce spighe di grano, trasportato dalla flotta annonaria raffigurata nell'insegna del relativo proconsole, (21) o il comes Italiae reca sull'insegna la raffigurazione di due valichi delle Alpi sbarrati da due staccionate sollevate, per indicare la sua più importante funzione dopo le grandi invasioni dell'Italia. (22)

Un altro aspetto, sul quale non sembra che ci si sia adeguatamente soffermati, è la cura ed il pregio di una simile opera, che le riproduzioni alle quali è stata sottoposta non consentono più di valutare in pieno. (23) Il codice originario presentava nella parte iniziale di ogni Notitia un frontespizio nel quale era simboleggiato l'armarium del primicerio che conteneva i codicilli, ordinatamente disposti e sovrastati dal riferimento alla divina providentia e alla divina electio, dalle quali dipendeva in ultima analisi la nomina dei funzionari. Si trattava di un elegante artifizio, analogo ad un topos letterario. (24) Un codice di questo genere rivela un divertimento nell'esecuzione, un gusto ed un'elaborazione fuori dell'ordinario, tanto ricercata da far pensare che il proprietario originario sia stato addirittura il giovane Valentiniano III. (25)

Questa ipotesi, non suffragata da ulteriori argomentazioni e formulata alla vigilia del conflitto mondiale, era destinata a suscitare scarsa eco. E’ sembrata poi inconciliabile con la natura stratigrafica del documento, che ha finito per affermarsi stabilmente, (26) né è valsa a sostenerla adeguatamente la circostanza, di per sé non molto significativa, dell'unione “già nel IX secolo (cioè fin dove è possibile seguire la storia della tradizione manoscritta) del nostro documento con la Notitia Urbis Romae e la Notitia Urbis Costantinopolitanae, che hanno chiaramente una funzione non di lavoro, ma di informazione”, e che risalgono con certezza all'età di Teodosio II e di Valentiniano III.

Il 23 ottobre 425 il fanciullo Valentiniano, nato il 2 luglio 419, fu incoronato Augusto a Roma dal magister officiorum Elione, inviato di Teodosio. Tra l'estate del 429 e l'autunno del 430 almeno due ricorrenze avrebbero potuto offrire l'occasione a Teodosio di un dono insolito: il compimento del decimo anno di età e soprattutto la celebrazione dei quinquennalia e l'assunzione del terzo consolato del giovane imperatore occidentale insieme all'Augusto orientale. Come è noto, i consoli solevano distribuire tavolette eburnee con simboli dell'amministrazione e scene relative alle più importanti mansioni. Il dono di un codice illustrato con le insegne dei funzionari di entrambe le parti dell'Impero sarebbe valso non solo a dilettare ed istruire il ragazzo, ma avrebbe arche fisicamente simboleggiato l'unità del coniunctissimum imperium che il “pater” Theodosius teneva a ricordare al “filius” Valentinianus.

E’ poco nota la perizia calligrafica dell'imperatore Teodosio, che ha determinato l'appellativo di ho kaì Kalligràphos attribuitogli dal cronista bizantino Michele Glica. (27) Questa abilità consente di apprezzare meglio l'attività in favore delle scuole e di raccolta delle costituzioni imperiali. Di essa restano tracce sicure nelle fonti.

Si narra ad esempio che Teodosio, rispettando la consuetudine, sedesse in circo nel palco imperiale ma, non badando allo spettacolo, trascorresse il tempo a vergare codici in maniera elegante. (28) In taluni manoscritti dei Collectanea rerum memorabilium di Solino, ove erano raccolte anche curiosità geografiche, si legge: Iulius Solinus explicit feliciter studio et diligentia domni Theodosi invictissimi principis. Secondo Hemmerdinger lo scriba non era altri che l'imperatore Teodosio II in persona. (29) Niceforo Callisto riferisce che l'amore dell'imperatore per i libri era tale che si era procurato una lucerna automatica che si riempiva di olio, per non essere disturbato mentre di notte era intento a copiare antichi volumi. (30) Aggiunge inoltre che molti scritti di Teodosio erano giunti fino alla sua epoca per l'eccellenza della qualità. Ricorda in particolare Evangeli ed altri testi nei quali lo scritto, pagina per pagina, era disposto con lettere d'oro a forma di croce. (31) Il monogramma teodosiano che si riscontra su alcuni contenitori ceramici di quest'epoca e che circoscrive il nome di Teodosio nell'ambito di un segno cruciforme, trae origine dall'evidente gusto per la bella scrittura che anima questa età. (32) Scrive al riguardo S. Gerolamo: “Si tinge la pergamena di colore purpureo, si tracciano le lettere con oro fuso, si rivestono i libri di gemme, ma nudo davanti alle loro porte” (dei ricchi), “il Cristo muore”. (33)

Ma se il dono di un codice come la Notitia rientrava sicuramente nella moda di un'epoca e nel gusto particolare di Teodosio, (34) nulla ci assicura che ciò sia realmente avvenuto. Si spiegano però puntualmente così i problemi che il documento ha finora sollevato: il carattere né pubblico, né privato del testo; L'impossibilità dell'identificazione con il laterculo, ma anche l'accesso a fonti difficilmente disponibili per un privato; il tentativo di render ricca di dettagli la parte occidentale, perché questa sarebbe stata più utile per il giovane imperatore. Ma, come si è visto, alla sinteticità e precisione orientale si contrapponeva una certa inesattezza per l'Occidente. Anch'essa si potrebbe spiegare, come si è fatto, in una relativa mancanza di aggiornamento di un testo interamente realizzato in Oriente, ove certi dati particolari non sempre erano disponibili o attuali. Ma soprattutto colpisce l'unione delle due parti dell'Impero in un unico pregiato codice che sarebbe stato di scarsa utilità e di difficile realizzazione per chiunque, insieme alle glosse geografiche, al carattere didattico ed all'eleganza dell'elaborazione che non sembra corrispondere in ogni caso con puntualità agli schemi predisposti dalla burocrazia.

Di grande importanza è il problema della datazione e della struttura stratigrafica del documento. Il tabularium dominarum Augustarum in Oriente, contrapposto all'unico tabulario dell'Augusta occidentale, sembrerebbe riportarci ad una situazione successiva al 423, quando Pulcheria ed Eudoxia erano Auguste in Oriente e Galla in Occidente. Così il corpo militare dei Placidi Valentinianici felices è posteriore all'ottobre del 425 e a questo stesso anno sembrerebbe ricondurci la presenza del magister equitum per Gallias (35) e la struttura della distributio numerorum. La precedenza del magister officiorum sul quaestor sacri palatii, caratteristica della Notitia, ma non più seguita nel codice teodosiano, è invece un elemento difficilmente valutabile, anche se è stato collegato ad un riconoscimento dei meriti di Elione, magister officiorum non più in carica il 22 febbraio 430. (36)

Ci si chiede infine come sia possibile conciliare l'unitarietà della realizzazione e l'innegabile stratificazione del testo.

Se la parte orientale è ascrivibile ad un nucleo databile fino agli anni 406-8 e la parte occidentale ha subito una evoluzione sino agli anni 425-9, basta supporre che nella realizzazione della Notitia nel 425-9 sia stato utilizzato un più antico testo limitato all'Oriente e riferibile agli anni 406-8. A quella data l'imperatore d'Oriente avrebbe avuto all'incirca la stessa età di Valentiniano nel 425-6. Un testo come la Notitia sarebbe stato in entrambi i casi utile all'educazione di un imperatore fanciullo.

© Gianfranco Purpura
Dipartimento Storia del Diritto
Università di Palermo

 


Note:
1 La storia del Codex Spirensis è stata oggetto di attente indagini.
Cfr. BIELER, The text tradition of Dicuil's Liber de mensura orbis terrae, Proceedings of the Royal Irish Academy, 64, sect. C, n. 1, Dublin, 1965, pp. 1 32; MAIER, The Giessen, Parma and Piacenza codices of the Notitia Dignitatum with some related Texts, Latomus, 27, 1968, pp. 96 141; ID., The Barberinus and Munich codices of the Notitia Dignitatum omnium, Latomus, 28, 1969, pp. 960 1035; ALEXANDER, The illustrated manuscripts of the Notitia Dignitatum, Aspects of the Notitia Dignitatum, British Archaeological Reports, Suppl. 15, 1976, pp. 11 49. Si è sostenuto che Nicola di Cusa scopri il codice che conteneva la Notitia Dignitatum in Germania nel 1426, ma già prima del 1405 illustrazioni dello Spirensis erano forse note a Konrad Kyeser (ALEXANDER, op. cit., p. 12 nt. 9). Copie furono realizzate nel 1426 7 (L   Cambridge, Fitzwilliam Museum) e nel 1436 (O   Oxford, Bodleian Library). Al 1437 si ascrive una copia parigina (P   Bibliothèque Nationale), ma si è pure sostenuta l'esistenza di copie indipendenti dal Codex Spirensis (STEVENS, The Notitia Dignitatum in England, Aspects, cit., pp. 211 224). Nel 1550 il Conte Palatino Ottheinrich ottenne un dono sospirato: una copia del codice di Spira, iniziata già da prima del 1542 (M 1 - Munich, Bayerische Staatsbibliothek), ma dichiarandosi non soddisfatto dell'accuratezza delle raffigurazioni riuscì ad ottenere l'originale per l'esecuzione di un'altra copia mediante carta oleata (M 2). Non restituì mai il prezioso Codex di Spira, che nel 1566 si trovava certamente nella biblioteca dell'erede del Contea Neuburg. Dopo il 1602 3 il codice fu smembrato ed utilizzato in parte per registrare casi giudiziari dell'area di Neuburg. Nel 1927 è stato riconosciuto un superstite frammento dello Spirensis, relativo all'Itinerarium Antonini, a Schloss Harburg (SCHOTTENLOHER, Pfalzgraf Ottheinrich und das Buch, Reformationsgeschichtliche Studien und Texte, 50 51, Münster Westf., 1927, p. 10).
2 WEITZMANN, Book illustration of the fourth century, Studies in classical and byzantine manuscript illumination, Chicago, 1971, pp. 96 ss. ha osservato che le illustrazioni del De rebus bellicis sono di forma oblunga, tipica delle raffigurazioni su volumen. Le figure della Notitia erano quadrate e per lo più a pagina intera, come nei codici del V secolo. Per la datazione del De rebus bellicis all'età di Costanzo II o di Valentiniano I e di Valente cfr. da ultimo GIARDINA, in ANONIMO, Le cose della guerra, Milano, 1989, pp. XXVII LII. Secondo BERGER, The Insignia of the Notitia Dignitatum, 1981, nn. 161 a; 168, il registro originario, contenente i modelli degli emblemi degli scudi, potrebbe essere stato “an illustred scroll”. È molto difficile stabilire la provenienza dei modelli, ma in ogni caso la Notitia Dignitatum fu concepita su codex.
3 Un elenco completo in SEECK, Notitia Dignitatum, Berlin, 1876, p. X; MAIER, The Giessen, cit., pp. 96 7. Secondo BÖCKING, Über die Notitia Dignitatum, Bonn, 1834 pp. 11 ss. anche il De gradibus cognationum risalirebbe agli inizi del V sec. d.C. Cfr. VOLTERRA, La Graduum agnationis vetustissima descriptio segnalata da Cujas, Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei, XXII, 1, 1978, pp. 2 e s., che invece si occupa di un ben più antico stemma, inattuale già nel III sec. d.C.
4 BIELER, The text tradition, cit., pp. 1 31; ALEXANDER, op. cit., p. 19; CAVALLO, Libri e continuità della cultura antica in età barbarica, Magistra Barbaritas. I Barbari in Italia, Milano, 1984, pp. 603 ss. Alcuino, precettore di Carlo Magno, è stato indicato come collegato al Codex Spirensis.
Cfr. STEVENS, op. cit., p. 217. Carlo stesso aveva ricercato materiali antichi a Ravenna in due occasioni nel 784 e nell'801. Cfr. PURPURA, Il “Colosso” di Barletta ed il Codice di Teodosio II, Atti del IX Congr. dell'Accademia Costantiniana, Perugia, 1989. Secondo EGINARDO (Vita Karoli 33) alla sua morte nell'814 l'imperatore avrebbe lasciato delle tavolette in argento con l'effigie circolare della città di Roma e la pianta quadrangolare di Costantinopoli, che, per ALEXANDER, op. cit., p. 15, avrebbero potuto essere connesse al Codex Spirensis o meglio alle coperture originarie delle diverse opere in esso inserite. Attualmente la Notitia Urbis Romae è preceduta dalla personificazione della città di Roma, ma non di forma circolare (Munich, Bayerische Staatbibliothek Clm, 10291. f. 177), e la Notitia Urbis Constantinopolitanae da uno schizzo topografico quadrato (Oxford, Bodleian Library, Ms. Canon. Misc. 378, f. 84) con numerosi dettagli anacronistici, derivanti da un disegno di Ciriaco d'Ancona, che aveva visitato Costantinopoli nel 1418 e nel 1425.
5 BURY, The Notitia Dignitatum, JRS, X, 1920, pp. 131 154; JuLLIAN, Les tares de la Notitia Dignitatum: le duché d'Armorique, Rev. Ét. Anc., XXIII, 1921, pp. 103 ss.; ALFÖLDI, Der Untergang der Römerherrschaft in Pannonien, Ungarische Bibliothek, 10, I II, Berlin Leipzig, 1924 26; SALISBURY, On the date of the Notitia Dignitatum, JRS, XXVII, 1927, pp. 102 106; STEIN, Die Organisation der weströmischen Grenzverteidigung im V Jahrhundert und das Burgunderreich am Rhein (1928), Opera minora Selecta, Amsterdam, 1968, pp. 224 ss.; GRENIER, La Notitia Dignitatum et les f rontières de l'est et du nord de la Gaule, Mél. Thomas, Bruges, 1930, pp. 378 ss.; BIRLEY, Roman Garrisons in the north of Britain, JRS, XXII, 1932, pp. 55 ss.; SALISBURY, The Notitia Dignitatum and the Western Mints, JRS, XXIII, 1933, pp. 217 220; SCHULTZ, The roman Evacuation of Britain, JRS, XXIII, 1933, pp. 36 45; NESSLHAUF, Die spätrömische Verwaltung der gallo germanischen Länder, Abhandlungen Preuss.
Akad. Wiss., 1938, pp. 37 ss.; BIRLEY, The Beaumont inscription, the Notitia Dignitatum and the garrison of Hadrian's Wall, Cumberland and Westmorland Antiquarian and Archaeological Society's Transactions, XXXIX, 1939, pp. 190 ss.; BYVANCK, Notes batavo romaines. X. La Notitia Dignitatum et la frontière septentrionale de la Gaule, Mnemosyne, IX, 1941, pp. 87 ss.; GILLIAM, Also, along the line of the wall, Cumberland and Westmoreland Antiquarian and Archaeological Society's Transactions, XLIX, 1949, pp. 38 ss.; KENT, Coin evidence and the Evacuation of the Hadrian's wall, Cumberland and Westmoreland Antiquarian and Archaeological Society's Transactions, LI, 1952, pp. 4 SS.; COURTOIS, Les Vandales et l'Afrique, Paris, 1955, pp. 72 ss.; VAN BERCHEM, On some chapters of the Notitia Dignitatum relating to the defence of Gaul and Britain, AJPh., LXXVI, 1955, pp. 138 ss.; NAGY, Die militärbezirke der Valeria nach der Notitia Dignitatum, Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae, VII, 1959, pp. 183 ss.; VÁRADY, New evidences on some problems of the later roman military organisation, Act. Ant. Ac. Sc. Hung., IX, 1961, pp. 333 ss.; KENT, Coin evidence for the abandonment of a frontier province, Röm. Forschungen in Niederösterreich, III, Carnuntina, Graz Köln, 1956, pp. 85 ss.; CLEMENTE, La Notitia Dignitatum, Cagliari, 1968, pp. 264 ss.; 294 ss.; 319 ss.; 343 ss.; JOHNSON, Channel commands in the Notitia, Aspects, cit., pp. 81 102; HASSAL, Britain in the Notitia, Aspects, cit., pp. 103 117; RIVET, The Notitia Galliarum: some questions, Aspects, cit., pp. 119 141; MATTHEWS, Mauretania in Ammianus and the Notitia, Aspects, cit., pp. 157 187.
6 BÖCKING, op. cit., pp. 119 SS.; SEECK, Zur Kritik der Notitia Dignitatum, Hermes, IX, 1875, pp. 217 ss.; BURY, op. cit., pp. 153 e s. In base alla recente indagine di CLEMENTE, op. cit., pp. 359 ss. non sembra più possibile sostenere l'aggiornamento del testo occidentale sino al 437, anno del compimento del diciottesimo anno di età di Valentiniano e del matrimonio con la figlia di Teodosio Licinia Eudoxia, ma si ritiene probabile una revisione solo fino al 429.
7 CLEMENTE, op. cit., pp. 115; 359 e 368.
BURY, op. cit., p. 137 ha sottolineato la corrispondenza delle due Notitiae “in the order of the contents, in the arrangement of the entries under each ministry or command or governorship, and for the most part verbally”.
8 CLEMENTE, op. cit., pp. 359 ss., che ipotizza anche “elementi di cronologia meno precisamente definibile”, ascrivibili forse al 395 6.
9
CLEMENTE, op. cit., p. 360.
10 Sulle thékai cfr. LiDo, De Magistratibus II, 14, 1. GRIGG, Portrait bearing codicils in the illustrations of the Notitia Dignitatum, JRS, 69, 1979, p. 109.
11 Per questa ragione BURY, op. cit., p. 132 per primo è stato costretto a negare l'identificazione con il laterculum maius, ma anche è stato indotto ad ipotizzare senza alcuna prova concreta l'esistenza di una guida per il primicerio diversa dal laterculo. Questa idea è stata in certo qual modo ripresa da CLEMENTE, op. cit., Pp. 359 ss. che ritiene la Notitia pervenutaci una sorta di annuario ufficiale di entrambe le parti dell'Impero. Ma “inadequate for any serious official use” è stata ritenuta la Notitia da GRIGG, Portrait bearing codicils, cit., p. 111 nt. 25. Cfr. anche BYVANCK, Antike Buchmalerei, cit., p. 195.
12 CLEMENTE, op. cit., 369 ss. sviluppa l'osservazione di Nischer, relativa all’“esistenza di una tradizione nell'Impero relativa alla compilazione di documenti del tipo della Notitia”. Anche BURY, op. cit., p. 132 differenziava, come si è detto, la Notitia dal laterculo per l'assenza dei nominativi dei dignitari. Tuttavia considerava la Notitia un documento ufficiale utilizzabile da parte del primicerio, più che a scopi di informazione in genere della burocrazia, per la realizzazione in particolare dei codicilli, riproducendo le insegne a colori. La copia di Spira sarebbe derivata dunque dall'unione ad opera del primicerio occidentale di una copia orientale definitiva con una versione provvisoria occidentale, aggiornata fino al 437.
13 Ad ulteriore sostegno della sua ipotesi Clemente adduce un passo relativo alla vita di Alessandro Severo (SHA, Vita Alex. Sev. XXI, 6) dal quale risulta l'utilizzazione da parte dell'imperatore di breviari contenenti l'indicazione del numero dei militari e funzionari, del tempo di permanenza in servizio e degli stipendi. La Notitia non contiene né numeri, né tempi, né cifre. In CLAUDIANO, Epith. Pall. 83 91 (Carm. Min. XXV BIRT) e nella stessa Notitia (Or. XVIII, 4 5; Occ. XVI, 5) nulla denota una attività del primicerio, diversa dalla tenuta del laterculo e volta alla realizzazione di un annuario dell'amministrazione.
14 NICOLET, L'inventario del mondo. Geografia e politica alle origini dell'Impero romano, Bari, 1989, p. 217: “... quello di Augusto era dunque un documento che forniva fondamentalmente cifre”.
15 In Occidente secondo BURY, op. cit., p. 137; in Oriente secondo NisCHER, Die Quellen für das spätrömische Heerwesen, AJPh., LIII, 1932, p. 32 e POLASCHEK, op. cit., col. 1098. Secondo MANN, What was the Notitia Dignitatum for ?, Aspects, cit., pp. 1 9 la Notitia sarebbe derivata da una copia usata in Occidente nell'officium di un magister peditum praesentalis. Cfr. anche POLASCHEK, op. cit., coll. 1079 ss. Ma come ha osservato CLEMENTE, op. cit., p. 372 la Notitia “conteneva anche un nucleo di informazioni sull'amministrazione civile, completamente al di fuori delle competenze del magisterium, ed aveva pertanto un impianto più complesso, ed un interesse più ampio, di un semplice documento interno ad uso prevalentemente militare”.
16 CLEMENTE, op. cit., p. 373.
17 Non è plausibile pensare che il capo dei notai imperiali avesse addirittura bisogno della visione della Notitia dell'altra parte dell'Impero per essere facilitato nel­l'emissione dei propri codicilli, come implicito nell'ipotesi di BURY, op. cit., p. 132.
18 CLEMENTE, op. cit., p. 373. Invece “la pars Orientis mostra una notevole coerenza formale, non contenendo aporie e contraddizioni interne” (CLEMENTE, op. cit., p. 185).
19 CLEMENTE, op. cit., pp. 42 ss.
20 Cfr. ad esempio le insegne dei prefetti del pretorio, dei magistri officiorum, dei comites sacrarum largitionum o rerum privatarum, dei vicari.
21 Not. Occ. XVIII. ALEXANDER, op. cit., p. 14.
22 Not. Occ. XXIV. BYVANCK, Notes Batavo romaines X. La Notitia Dignitatum et la frontière septentrionale de la Gaule, Mnemosyne, IX, 1941, p. 95 nt. 63.
23 L'inaffidabilità degli emblemi degli scudi é stata rilevata da GRIGG, Inconsistency and lassitude: the shield emblems of the Notitia Dignitatum, JRS, 73, 1983, pp. 132 ss.
24 GRIGG, Portrait bearing codicils, cit., p. 110. Nell'edizione di Seeck le due illustrazioni sono congiunte ed inserite alla fine della Notitia Orientis (XLV). In un codice delle commedie di Terenzio, databile alla prima metà del sec. V, si riscontra una raffigurazione simile di un armarium, nel quale erano deposte le maschere dei diversi personaggi delle commedie. Cfr. GRIGG, l. c.
25 BYVANCK, Antike Buchmalerei, Mnemosyne, VIII, 1940, p. 195.
26 CLEMENTE, op. cit., p. 18; 367 e s.: “Indubbiamente, la presenza delle tavole, contenenti, come abbiamo visto, elementi puramente decorativi, difficilmente comprensibili in un documento destinato all'uso frequente, o frutto di una iniziativa non ufficiale, come pare ritenere il Polaschek, può far pensare ad una copia particolarmente accurata sul piano dell'interesse bibliofilo, destinata ad una persona di notevole importanza nella scala gerarchica. Tuttavia, tale ipotesi presuppone una datazione il più possibile unitaria dell'opera, sia pure con le più ampie riserve per quanto riguarda lo spirito sistematico della burocrazia romana, e pertanto contrasta con gli elementi sicuramente aggiornati, che sono emersi dall'indagine precedente... Se dunque il documento fu, in qualche modo, aggiornato per l'utilizzazione dopo la sua stesura, difficilmente tale considerazione può conciliarsi con l'ipotesi di una sua compilazione unitaria e, praticamente, eccezionale”.
27 MICHELE GLICA, Annales IV, 260 C (Patrologia Graeca 158, 488 C).
28 MICHELE GLICA, Annales IV, 262 C (Patrologia Graeca 158, 489 C D).
29 HEMMERDINGER, Les lettres latines a Constantinople jusqu'a Justinien, Polychordia. Festschrift Dölger, Byzantinische Forschungen, I, 1966, p. 175.
30 NICEFORO CALLISTO, Eccl. Hist. XIV, 441 (Patrologia Graeca 146, 1064 A B), che paragona la sua attività nel salvare i libri a quella di Tolomeo. Sembra passibile cogliere un ricordo di queste veglie notturne nella frase iniziale della costituzione di pubblicazione del C. Th. (Nov. Th. I: ...in tanto lucubrationem tristi pallore vix unus aut alter receperit soliditatem perfectae doctrinae, che ha suscitato un certo stupore per l'intonazione non del tutto in sintonia con il compiacimento per l'entrata in vigore del Codice. MANFREDINI, Il “Codex Theodosianus” ed il “Codex Magisterium Vitae”, Atti Accad. Roman. Costantiniana, V, 1982, p. 184.
31 NICEFORO CALLISTO, Eccl. Hist. XIV, 442 (Patrologia Graeca 146, 1064 B C).
32 Per questo monogramma si veda ad es. LLORIS, Las anforas romanas en España, Saragoza, 1970, p. 530 fig. 212, 3.
33 GIROLAMO, Epist. XXII, 32. Pone bene in evidenza il gusto per i libri di quest'epoca CAVALLO, Libro e pubblico alla fine del mondo antico, in Libri, editori e pubblico nel mondo antico. Guida storica e critica, Bari, 1975, pp. 101; 123 e 125.
34 Anche l'imperatore Federico II coltivava una passione simile. La sua opera De arte venandi cum avibus sembra sia stata da lui stesso riprodotta, corredandola di illustrazioni. Il Ms. Pal. Lat. 1017 custodito nella Biblioteca Vaticana contiene quest'opera straordinaria. Cfr. SAUER, STUMMVOLL, FIEDLER, Codices selecti, XVI, Graz, 1969.
35 CLEMENTE, op. cit., pp. 173 e s.; 199 nt. 81; ZECCHINI, Aezio: l'ultima difesa dell'Occidente romano, Roma, 1983, p. 151 nt. 42.
36 C. Th. VII, 8, 15. BURY, op. cit., p. 140; CLEMENTE, op. cit., pp. 75 ss.