Palermo. Biografia progettuale di una città aumentata
di Maurizio Carta
"Noi felici, pochi. Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi verserà
il suo sangue con me sarà mio fratello,
per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata,
e tanti gentiluomini ora a letto in patria si sentiranno maledetti
per non essersi trovati oggi qui, e menomati nella loro virilità sentendo parlare
chi ha combattuto con noi questo giorno di San Crispino!" William Shakespeare, Enrico V
Palermo è stata raccontata numerose volte, la sua storia, le sue evoluzioni culturali e contorsioni urbanistiche sono state oggetto della passione e competenza di autorevoli studiosi. Nulla delle sue antiche o più recenti storie è sfuggita alla lente critica dei narratori e degli studiosi e nessuna futura opportunità di sviluppo è stata nascosta dai numerosi progettisti che l’hanno immaginata o trasformata. Eppure, qualcosa manca, una figura di indagine ibrida tra retaggio e innovazione, tra memoria e futuro, tra identità e progetto. Serve una “biografia progettuale”, un racconto di avvenimenti con lo sguardo verso l’orizzonte del futuro e una proposta di progetti alimentati dalle sensibilità della storia, della memoria e delle identità plurali e profonde della città. Soprattutto serve una biografia delle trasformazioni urbanistiche – o delle occasioni perse e dei problemi irrisolti – dei primi venti anni del XXI secolo (meno raccontati di altri, se non per cronache frammentarie, e spesso figlie di una forsennata partigianeria) e una conseguente proposta progettuale che guardi almeno ai prossimi venti (orizzonte necessario per alcune rivoluzioni che la città e la comunità pretendono). Una biografia progettuale di Palermo che sia il campo d’azione dei futuredesigner, cioè di coloro, io tra questi, che non si accontentano di prevedere o attendere il futuro, ma lo progettano attivando un diverso presente, fondato sulla sintesi di eredità e creatività.
Questo è l’intento del libro che ho curato con il contributo dei colleghi e giovani studiosi della mia scuola urbanistica dell’Università di Palermo e con testi e immagini di alcuni protagonisti che negli ultimi vent’anni hanno raccontato la città, o che, attraverso un occhio fotografico sensibile all’invisibile, ne hanno fatto emergere immagini inedite, archeologie del palinsesto o epifanie di futuro, o che, attraverso un’azione militante, coraggiosa, testarda, l’hanno direttamente trasformata, migliorata, rigenerata, aperta, connessa, intervenendo su luoghi, condizioni, posture che molti ritenevano impossibili da risolvere.
Una bibliografia progettuale 20+20, cioè un libro che racconta gli ultimi venti anni di Palermo attraverso il filtro della mia attività di didattica, ricerca e azione (anche di amministrazione pubblica e universitaria) e dell’azione di molti compagni di strada e che traguarda la città dei prossimi anni proponendo scenari di futuro, strategie di sviluppo e progetti di rigenerazione, riqualificazione, recupero e nuove funzioni che possano portare Palermo verso il 2040. I venti anni appena trascorsi, infatti, hanno tracciato delle rotte che vanno esplorate meglio e consolidate, hanno aperto delle strade che vanno lastricate per essere percorse con soddisfazione e hanno avviato (talvolta completato) azioni che vanno messe in sicurezza perché non siano solo l’effetto di una temporanea euforia. Venti anni non neutri, a cavallo di due sindaci di schieramenti opposti e con poderose fazioni a supporto, di tre crisi globali (fino a quella drammatica sanitaria) che si sono aggrovigliate l’una all’altra producendo effetti nefasti sulla città. Venti anni di trasformazioni importanti non ancora completate (che disilludono molti) e di interventi necessari non avviati (che non illudono più nessuno). Venti anni di rivoluzione culturale e sociale, di estensione della partecipazione ma anche del conflitto, della risoluzione di problemi specifici ma anche di ampliamento delle diseguaglianze, di punte di eccellenza imprenditoriale ma anche di una desertificazione economica di molti quartieri, anche centrali, di attrattività internazionale ma anche di povertà insopportabile.
Un libro costruito attraverso il doppio registro della biografia e del progetto, del racconto e della proposta, che ha l’ambizione di concorrere da protagonista al dibattito pubblico cittadino nell’orizzonte delle scelte per il prossimo e più lontano futuro, ma che vuole anche usare Palermo come sineddoche per discutere delle altre città medio-grandi italiane, non abbastanza metropoli, non abbastanza centrali, non abbastanza connesse, non abbastanza sicure, città sempre al limite di un declino che non avviene per una miscela di resilienza e creatività, di testardaggine della comunità e di resistenza della storia, di coraggio di alcuni amministratori e di audacia di alcuni imprenditori. Una miscela di contingenze, però, non può essere una pozione, ma per Palermo – e le altre palermo – serve una visione, un metodo, una condivisione vera e soprattutto azioni concrete che la facciano uscire da quel “non abbastanza” che ottunde e mutila il futuro, soprattutto dei giovani che la stanno abbandonando con rimpianto, e che tentano di ritornarvi con coraggio. Una biografia progettuale in tre parti, tre tonalità di uno spartito che dobbiamo suonare collettivamente. La prima esplicita il metodo e argomenta la cornice concettuale della città aumentata entro cui si muove il libro. La seconda racconta la storia urbanistica di Palermo come meta-città composta di città diverse che si confrontano, spesso confliggono, molte volte si ignorano e ne declina alcuni aspetti legati al cosmopolitismo della città e alla sua potente identità multiculturale. Questa parte si sviluppa con un corposo atlante eterotopico (perché composto di differenze che non tentiamo di ricondurre a unità, ma che alimentano la complessità) che analizza e interpreta Palermo come una città aumentata (attraverso dieci categorie tematiche), che ne disvela i patrimoni, le risorse, le opportunità e ne segnala le debolezze o le criticità irrisolte. Sulle fondamenta dell’atlante, la terza parte costruisce un potente impianto propositivo di visioni (una città di città: cosmopolita, metropolitana, policentrica, educativa, inclusiva, resiliente e produttiva), di macro strategie (la città metropolitana della qualità, la città metropolitana antifragile, la città metropolitana innovativa e la città metropolitana interconnessa) e di azioni concrete (ne abbiamo selezionate 51), che compongono l’Agenda Palermo +20 per lo sviluppo sostenibile dei prossimi venti anni, fondata sulle tracce di futuro incise nei precedenti venti. Un’agenda con lo sguardo lungo di un ventennio e con la responsabilità di un’azione quotidiana.
L'Agenda viene resa operativa attraverso alcuni Prototipi di futuro possibile, progetti di conservazione, innovazione e trasformazione di alcune parti di città che fungono da esemplificazioni di soluzioni, da esposizione di processi, da ostensione di manifesti, da indirizzi di pratiche su cui discutere e da sperimentare sia attraverso i processi istituzionali di pianificazione e progettazione urbanistica sia attraverso le numerose pratiche più informali che vedono protagonista il variegato tessuto cittadino di associazioni, terzo settore, meta-istituzioni, imprese sociali, etc.
Sia l’atlante che i prototipi emergono, aggiornati, dalla mia attività accademica (che oggi anima l’Augmented City Lab, un centro internazionale di studi sulle città del futuro prossimo), che ha sempre interpretato la sua funzione come una “agenzia universitaria” di didattica-ricerca-azione attraverso l’elaborazione di analisi, interpretazioni e progetti urbanistici, visti sempre come strumenti critici e propositivi attraverso cui comprendere e affrontare le complesse dinamiche urbanistiche. I prototipi urbani proposti, quindi, assumono il ruolo di interfaccia tra indagine e proposta, tra lettura e scrittura, agendo come componenti rilevanti della biografia progettuale di Palermo.
L’agenda e suoi prototipi si offrono, anche, come indizi e pratiche per guidare i cospicui fondi straordinari che stanno già confluendo su Palermo e quelli che arriveranno dal Next Generation EU. Fungono da cornice strategica e di coerenza generale e da pre-fattibilità per allocarli nelle azioni di maggiore impatto.
Il libro, naturalmente, contiene molti tributi di gratitudine che voglio qui ricordare. Innanzitutto, i miei colleghi e assistenti universitari con cui in questi anni ho costruito un affiatato gruppo di didattica, ricerca e sperimentazione – che molti chiamano “scuola” – e con cui ho scritto questo libro: Alessandra Badami, Daniele Ronsivalle, Barbara Lino, Annalisa Contato, Carmelo Galati Tardanico, Cosimo Camarda, Luca Torrisi, Dalila Sicomo e Marina Mazzamuto. Un secondo tributo di gratitudine va ai miei studenti, laureandi e dottorandi che in questi venti anni mi hanno sempre stimolato a superare limiti e consuetudini, vitalizzando la didattica con le loro domande e desideri di conoscenza e sperimentando, prima che nella realtà della ricerca o della consulenza scientifica, alcune ipotesi di futuro per Palermo. L’atlante e i prototipi sono stati realizzati per la maggior parte con loro, forgiati dalla responsabilità di una generazione che sarà la protagonista della Palermo +20 che avrà contribuito a immaginare. Infine, il terzo tributo di gratitudine va ai compagni di strada degli ultimi venti anni, molti dei quali hanno arricchito della loro voce o della loro visione questo libro, e che mi hanno permesso di capire meglio la città, di sperimentare ipotesi di ricerca, di attuare progetti di rigenerazione e sviluppo: amministratori, imprenditori, intellettuali, cittadini attivi, mecenati, manager, artisti che hanno innovato, offerto occasioni, rigenerato spazi, proposto soluzioni, agito concretamente per una città diversa, migliore.
Tutti insieme costituiscono il mio “manipolo di fratelli (e sorelle)” – per usare le parole che Shakespeare fa dire ad Enrico V nella famosa arringa di San Crispino che ho scelto per l’esergo – con cui ho combattuto molte battaglie per questa città e con cui ho tracciato traiettorie di futuro. Noi felici, pochi, ma indomiti, perché anche se forse in numero inferiore rispetto a chi in questi anni ha depredato e sfregiato la città, a chi non ha alimentato una visione, a chi non ha agito tempestivamente ed efficacemente, a chi non ha studiato abbastanza i problemi o non ha avuto l’audacia di agire per risolverli, siamo inarrestabili perché crediamo nella speranza della vittoria. Perché combattiamo la buona battaglia dalla parte giusta della storia e non temiamo le cicatrici, anzi le mostriamo con l’orgoglio di non esserci sottratti all’azione. Noi felici, pochi, ma che vogliamo diventare moltitudine, maggioranza di questa città attraverso una visione, una strategia per raggiungerla e un progetto per attuarla quotidianamente, perché un giorno, domani, fra un anno o fra venti, nessuno possa sentirsi menomato per non aver combattuto con noi per Palermo!
[Omaggio per gli amici del primo capitolo del libro "Palermo. Biografia progettuale di una città aumentata", a cura di Maurizio Carta, LetteraVentidue, 2021]. Ordina qui