Tra i vari principi colti e culturalmente impegnati
che la storia ci ha dato, da levante a ponente,
il "re archeologo" Gustavo VI Adolfo
di Svezia (1882-1973) occupa un posto tanto particolare
quanto importante.
Nel discorso che tenne all'Università di
Oxford nel 1955, in seguito al conferimento della
laurea honoris causa, il re Gustavo Adolfo racconta
di come, all'età di quindici anni, intraprendesse
il suo primo scavo, affascinato dall'idea di rinvenire
dei tesori. Lo scavo mise in luce delle tombe
preistoriche che si trovavano nelle vicinanze
del palazzo di Tullgarn, residenza estiva della
famiglia reale.
Nel 1901, durante un suo viaggio un Italia, intraprese
uno scavo nella Villa San Michele di Axel Munthe,
ad Anacapri. Quindi nel 1902, quando il principe
decise di intraprendere gli studi archeologici
presso l'Università di Uppsala poteva vantare
già esperienze sul campo. Nel 1902-1903,
appena ventenne, convinse i suoi genitori a finanziare
lo scavo del "Colle di re Björn"
nei pressi di Haga. Lo scavo diretto dal professore
Oscar Almgren portò alla luce una ricca
tomba principesca della metà del II millennio
a. C.
Nel 1920 comincia un nuovo capitolo della formazione
archeologica di Gustavo Adolfo: la Grecia e gli
scavi svedesi (1922-30) nella Asine omerica nell'Argolide.
Era stato in Italia e nel 1905 aveva intrapreso
un viaggio per l'Egitto, ma fu in Grecia che gli
si aprì un orizzonte archeologico di più
vasta portata. Fu proprio il principe ereditario
a prendere l'iniziativa degli scavi di Asine,
partecipando alla prima campagna di scavi durante
la quale venne alla luce una tomba a camera dell'epoca
micenea.
Nel 1927 il principe ereditario visitò
il Giappone e la Corea, dove riuscì a prendere
parte a scavi dell'età della Pietra in
Giappone e di una tomba principesca in Corea.
Quello stesso anno nacque un'altra importante
avventura archeologica svedese: la grande spedizione
di Cipro (1927-31), che dal principe ereditario
fu sostenuta e seguita con grande impegno durante
tutta la sua durata. Nel 1930 prese parte, a Cipro,
agli scavi di una necropoli arcaica nei pressi
di Stylli.
Dai primi studi archeologici in poi, il principe
ereditario aveva dedicato tutti i momenti liberi
non soltanto a scavi, a studi di archeologia e
di storia dell'arte e alla creazione di raffinate
collezioni di arte cinese e di monete greche;
egli seppe anche assumere un ruolo centrale nello
sviluppo degli studi umanistici in Svezia.
Fu dunque in qualità di archeologo esperto
e di saggio umanista che il monarca Gustavo Adolfo,
a metà degli anni '50, insieme agli amici
Axel Boethius ed Erik Wetter e con Renato Bartoccini,
Soprintendente dell'Etruria meridionale, diede
vita a ciò che sarà la sua impresa
scientifica più significativa, e la sua,
e di molti altri, più grande avventura
archeologica: le ricerche in Etruria da 1957 al
1978. I nomi di San Giovenale, Luni sul Mignone
e Acquarossa sono oggi connessi a molte importanti
scoperte e a nuove conoscenze sugli Etruschi e
sui loro predecessori, ma anche al fatto che il
re Gustavo Adolfo, fino all'età di novanta
anni, prese parte a tutte le quindici stagioni
di scavo fino a quella del 1972.
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