O.d.G.
approvato dall'Assemblea Generale dei Soci IICE
tenutasi a Firenze il 12/12/1999 sul progetto
di trasferimento del Museo Egizio di Torino.
Il comitato scientifico dell'Istituto Italiano
per la Civiltà Egizia (IICE) riunito in data 2
ottobre u.s. ha preso in considerazione i numerosi
interventi apparsi sulla stampa e altri mezzi
di comunicazione relativi a una ipotesi di trasferimento
del Museo Egizio di Torino. Dalla discussione
sono apparsi chiaramente i vari elementi che ne
sconsigliano l'attuazione e che possono essere
richiamati in un rapido elenco:
- il
trasferimento di alcuni monumenti di mole particolarmente
voluminosa ne comporterebbe un rischiosissimo
smontaggio e rimontaggio (il tempio di Ellesija,
il Colosso di Seti II)
- il
materiale più delicato (come quello della tomba
di Kha, uno dei complessi più preziosi del Museo)
verrebbe sottoposto a un mutamento dell'equilibrio
ambientale che ne comprometterebbe la già fragile
natura, rischiandone in taluni casi la stessa
sopravvivenza
-
le esperienze affini hanno mostrato che le operazioni
di trasferimento comporterebbero una chiusura
del museo per un periodo da valutarsi in anni
-
l'abbandono di una sede già costituita espressamente
immaginata proprio per ospitare le antichità
egiziane a Torino snaturerebbe una storia della
collezione, contravvenendo a quello che oggi
è sentito come una normale norma della museografia
-
l'allontanamento del museo e delle sue strutture
dalla città ne renderebbe assai difficile quella
funzione di appoggio (con i suoi materiali e
con la sua biblioteca) all'insegnamento universitario
che fa parte delle sue tradizioni e della sua
utilità didattica più alta.
Altre
considerazioni sulle opportunità nell'ambito cittadino
e sulle possibilità di ampliamenti e rinnovamenti
nella sede attuale escono dalle competenze dell'IICE
e non vengono perciò qui prese in considerazione.
Ma l'Istituto, che raccoglie i professori di egittologia
e papirologia delle Università Italiane e il personale
egittologo dei musei, non può esprimere la sua ragionata
avversione a una iniziativa di cui non riesce a
capire quali sarebbero i vantaggi e di cui è facile
vedere i rischi e constatare le carenze culturali.
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