Un'indagine
sulla questione delle origini appare preliminare
per ogni tipo di ricerca sulla Notitia Dignitatum,
in quanto esiti diversi si riflettono sulla valutazione
della struttura e sul grado di attendibilità
del testo. Lo studioso che si accosta allo straordinario
catalogo delle cariche civili e militari dell'Impero
d'Oriente e d'Occidente, illustrato da splendide
figure, si chiede a quale scopo e da chi sia stato
redatto.
Interrogativi di tal genere suscitano anche alcuni
dei testi pervenutici attraverso il medesimo codice
miscellaneo del X sec. posseduto nel 1500 dal Capitolo
della cattedra di Spira (Codex Spirensis)
e già smembrato nel 1600 (1):
ad esempio il De rebus bellicis, che ha in
comune con la Notitia le splendide raffigurazioni,
risalenti però ad un archetipo in volumen,
piuttosto che in codex, come nel caso dell'archetipo
della Notitia Dignitatum. (2)
Anche l'Itinerarium Antonini o la Notitia
Urbis Romae o Costantinopolitanae, la
Notitia Galliarum, il De Gradibus Cognationum,
il Laterculum Polemii Silvii ed altre opere
tardo romane erano contenute in questa straordinaria
raccolta di ben quattordici diversi lavori, tra
cui l'opera medioevale di Dicuil, Liber de mensura
orbis terrae((3))
Come può notarsi, si trattava soprattutto
di attraenti opere figurate tardo romane, raccolte,
come in altri casi di codici miscellanei, da un
dotto carolingio intorno all'825. A quest'epoca
risale infatti l'opera di Dicuil e, secondo l'opinione
prevalente, lanello intermedio
rispetto alI'originale tardo antico della Notitia
Dignitatum. (4)
Ci si chiede dunque a quale scopo sia stato concepito
l'originale e a quale età risalga.
La datazione della Notitia è stata
oggetto di accese discussioni, in quanto tocca eventi
e problemi disparati come l'abbandono della Britannia
da parte dei romani o la situazione delle province
galliche, nord africane o danubiane tra la fine
del IV e gli inizi del V secolo. (5)
Soprattutto due tesi appaiono contrapposte: la tesi
unitaria e la tesi della stratificazione. Secondo
i fautori della tesi unitaria la redazione del documento
risalirebbe ad un unico momento, variamente determinato:
al 400 404 secondo Böcking; al 411 413
secondo Seeck; al 426 per la Notitia Orientis
ed al 427 8 per la Notitia Occidentis
secondo Bury, che considerava la prima una copia
finita, la seconda una copia di lavoro utilizzata
fino al 437 dal primicerius notariorum occidentale.
(6)
I sostenitori della tesi stratigrafica, che hanno
finito per prevalere, hanno invece notato, tanto
nella Notitia orientale, che nella occidentale,
diversi elementi contrastanti che farebbero pensare
all'esistenza di vari nuclei stratificati nel tempo
e per diverse regioni.
Secondo Clemente il documento non è
nato in un unico momento ed era un documento
in evoluzione, tuttavia esso rivela una
notevole unità compositiva, tanto della
parte orientale, che occidentale. (7)
La parte orientale risalirebbe ad un nucleo databile
agli anni fra il 401 ed il 406 8, mentre l'evoluzione
della parte occidentale arriverebbe fino agli anni
425 429. (8)
Nonostante gli indiscutibili progressi nella datazione,
che ormai può considerarsi assodata sulla
base di queste ultime valutazioni, e l'altrettanto
acquisita necessità di mediare tra l'unità
della composizione e la varietà della struttura,
è evidente che ogni scelta definitiva tra
la tesi unitaria e la tesi stratigrafica appare
subordinata alla soluzione del problema fondamentale
connesso alla funzione del documento.
Anche in questo caso, schematizzando, due tesi appaiono
contrapposte: quella relativa ad una compilazione
privata e quella che collega la Notitia all'attività
del primicerius notariorum, usui publico.
Se la tesi della compilazione privata appare difficilmente
sostenibile alla luce della considerazione del Clemente
che è estremamente improbabile che
un privato potesse accedere ad informazioni così
precise anche di natura militare e, per di più,
potesse tenere aggiornati tali dati, sia per l'Oriente
che per l'Occidente, (9)
neppure la tesi che lega il documento all'attività
ufficiale del primicerio sembra poter soddisfare.
Nonostante la fortuna che ha avuto questa teoria,
deve notarsi che non v'è dubbio che la Notitia,
pur riecheggiando il laterculo, cioè il registro
delle cariche dell'Impero tenuto dal capo dei notai,
riportando con correttezza simboli, come ad esempio
le thékai ed i codicilli, (10)
differiva da esso profondamente. Il latercolo avrebbe
dovuto infatti essere nominativo, indicando i reali
titolari delle cariche, (11)
ed avrebbe dovuto poi riferirsi ad una soltanto
delle due parti dell'Impero. La Notitia in nessun
caso indica il nome dei dignitari, che avrebbero
versato al primicerio il compenso per l'emissione
del codicillo d'investitura, né sussiste
la benché minima prova dell'esistenza di
un registro globale, comune alle due parti dell'Impero
e diverso dai singoli laterculi, che sarebbe stato
difficilissimo tenere. Chi conosce le difficoltà
delle comunicazioni legislative tra le due parti
dell'Impero non può seriamente immaginare
una sistemativa trasmissione di dati relativi a
cariche di secondaria importanza o di notizie riservate,
come la dislocazione dei reparti militari, che sarebbe
stato preferibile non far conoscere soprattutto
in un periodo di tensione tra le due parti dell'Impero,
come agli inizi del V secolo.
Eppure la Notitia è un registro globale
ed attendibile dei funzionari dell'Impero, nonostante
comprensibili errori ed imprecisioni. Le informazioni
fornite sono state infatti confermate da dati archeologici.
Talvolta però si riscontrano elementi di
fantasia, come nel caso degli emblemi degli scudi,
che non possono soltanto derivare da mere scorrettezze
della tradizione manoscritta. E proprio da questa
ambiguità tra attendibilità e fantasia,
caratteristica della Notitia, deriva il mistero
della sua origine.
Si è dunque ipotizzato che essa rappresenti
una sorta di annuario, diverso dal laterculo, ma
pur sempre compilato dal primicerio, con scopi di
informazione dell'alta burocrazia. La sue radici
si troverebbero in documenti simili noti fin dai
primi secoli dell'Impero, il capostipite dei quali
sarebbe stato il breviarium totius imperii di
Augusto. (12)
Ma, a prescindere dal divario temporale difficilmente
colmabile, (13)
è evidente che quanto sappiamo o intuiamo
di questo inventario del mondo di età
augustea non collima con la Notitia: esso
forniva uno stato della situazione di
tutto l'Impero. Forse, quanto riguardava i funzionari,
riassunto in cifre, (14)
avrebbe potuto determinare l'esigenza di tenere
regolari registri. Un registro di questo tipo sarà
poi appunto il laterculo. E perfettamente
plausibile l'esistenza di documenti riassuntivi
dell'organizzazione civile e militare dell'Impero,
ma ci si chiede se la divisione dell'Impero in due
parti non avrebbe dovuto in ogni caso determinare
una duplicazione, analoga a quella avvenuta incontestabilmente
per il laterculo. Non si può in virtù
di una teorica unità dell'Impero sostenere
senza alcuna prova concreta che i primiceri orientali
ed occidentali fossero stati impegnati nella redazione
di un unico ipotetico annuario.
In realtà, di quest'unico annuario non v'era
alcun bisogno, sussistendo registri nominativi e
con illustrazioni delle cariche delle rispettive
parti e sarebbe bastato riunire questi registri,
i laterculi appunto, per avere una informazione
globale della burocrazia dell'Impero e per addestrare
validamente futuri funzionari, rendendo al contempo
noti i nomi dei dignitari in carica.
La Notitia dello Spirensis non è
collegabile ad una attività di questo tipo,
né ad un rapporto più o meno ufficiale.
A convincerci di ciò basta l'osservazione
dello stesso Clemente che nessuna delle due
Notitiae può essere considerata come
una copia finita : come considerare ufficiale
un bilancio non finito? Ci si chiede in particolare
che utilità avrebbe potuto avere dal punto
di vista ufficiale un bilancio provvisorio e soprattutto
non sempre affidabile, visto che esisteva un annuario
definitivo ed attendibile, costituito dal laterculo.
Ma anche se si considera la Notitia uno strumento
di lavoro per l'emissione dei codicilli, o un documento
ad uso interno messo insieme da qualche funzionario,
(15)
n l'inclusione delle due partes a formare un documento
unico suscita perplessità», che sono
state giustamente già rilevate. (16)
Se si esclude infatti l'uso ufficiale, non si giustifica
la costosa esecuzione di una parte che sarebbe risultata
inutile per un primicerio o qualsiasi altro funzionario
dell'altra parte. (17)
A questo punto non sembra esservi alcuna via d'uscita,
se non si esaminano alcune caratteristiche della
Notitia che sono apparse a prima vista inesplicabili.
Innanzitutto la Notitia orientale è
più sintetica dell'occidentale, che si sforza
invece di essere ricca di dettagli. Significativo
è ad esempio il confronto tra l'Oriente e
l'Occidente per la parte relativa alle sacrae
largitiones. In Occidente sono specificati
i diversi praepositi e procuratores
delle varie regioni e dunque novantanove linee di
scrittura della parte occidentale si oppongono alle
soltanto trentacinque linee della parte orientale.
Lo stesso può esser detto per il comes
privatarum ed altri funzionari. Il divario è
assai marcato per quanto riguarda le insegne dei
diversi reparti militari: ai ventiquattro scudi
di un magister militum praesentalis in Oriente,
possono confrontarsi i centoventidue scudi del magister
peditum praesentalis occidentale. Al riguardo
è stato notato che sono assenti nella
sezione orientale gli aggiornamenti militari.
Una maggiore ricchezza in genere si nota anche nella
descrizione dei territori occidentali, che proprio
per questa ragione sono meglio conosciuti.
Ma alla sinteticità orientale ed alla ricchezza
occidentale si associano viceversa una maggiore
precisione ed informazione della Notitia Orientis,
rispetto all'Occidentis. E noto infatti
che, ad esempio, per la parte orientale fu indicato
il numero delle evectiones, dei permessi
postali, cioè, a disposizione di ogni funzionario.
E evidente che se per la parte occidentale
questo dato fosse stato conosciuto, vista l'aspirazione
a riferire con ampiezza dettagli, esso sarebbe stato
indubbiamente inserito. Tutto ciò concorre
ad accreditare l'ipotesi che la copia pervenutaci,
di origine orientale, abbia avuto il fine di essere
utilizzata in Occidente. In tal senso depone, come
è stato notato, il maggior disordine
della Notitia occidentale, sia per la parte
relativa all'Illyricum, sia per la parte
militare, e la presenza di glosse geografiche.
(18)
È questa un'altra curiosa particolarità
del documento che talvolta indulge in espressioni
lontane dall'uso ufficiale, che hanno evidente carattere
illustrativo di particolari geografici. (19)
Le stesse insegne dei governatori provinciali rappresentano
una sorta di atlante figurato dell'Impero, indugiando
in particolari come l'ubicazione di fiumi, di catene
montuose, di castelli e città. Piramidi ed
ippopotami in Egitto, orsi e cervi nel Tauro, serpenti
e rapaci in Arabia vivacizzano queste figure che
sembrano quasi assolvere ad una funzione didattica,
indicando non solo la composizione della burocrazia
dell'Impero, ma anche i simboli ed i proventi dei
diversi territori o le mansioni dei diversi funzionari.
(20)
Così l'Africa esibisce spighe di grano, trasportato
dalla flotta annonaria raffigurata nell'insegna
del relativo proconsole, (21)
o il comes Italiae reca sull'insegna la raffigurazione
di due valichi delle Alpi sbarrati da due staccionate
sollevate, per indicare la sua più importante
funzione dopo le grandi invasioni dell'Italia. (22)
Un altro aspetto, sul quale non sembra che ci si
sia adeguatamente soffermati, è la cura ed
il pregio di una simile opera, che le riproduzioni
alle quali è stata sottoposta non consentono
più di valutare in pieno. (23)
Il codice originario presentava nella parte iniziale
di ogni Notitia un frontespizio nel quale
era simboleggiato l'armarium del primicerio
che conteneva i codicilli, ordinatamente
disposti e sovrastati dal riferimento alla divina
providentia e alla divina electio, dalle
quali dipendeva in ultima analisi la nomina dei
funzionari. Si trattava di un elegante artifizio,
analogo ad un topos letterario. (24)
Un codice di questo genere rivela un divertimento
nell'esecuzione, un gusto ed un'elaborazione fuori
dell'ordinario, tanto ricercata da far pensare che
il proprietario originario sia stato addirittura
il giovane Valentiniano III. (25)
Questa ipotesi, non suffragata da ulteriori argomentazioni
e formulata alla vigilia del conflitto mondiale,
era destinata a suscitare scarsa eco. E sembrata
poi inconciliabile con la natura stratigrafica del
documento, che ha finito per affermarsi stabilmente,
(26)
né è valsa a sostenerla adeguatamente
la circostanza, di per sé non molto significativa,
dell'unione già nel IX secolo (cioè
fin dove è possibile seguire la storia della
tradizione manoscritta) del nostro documento con
la Notitia Urbis Romae e la Notitia Urbis
Costantinopolitanae, che hanno chiaramente una
funzione non di lavoro, ma di informazione,
e che risalgono con certezza all'età
di Teodosio II e di Valentiniano III.
Il 23 ottobre 425 il fanciullo Valentiniano, nato
il 2 luglio 419, fu incoronato Augusto a Roma dal
magister officiorum Elione, inviato di Teodosio.
Tra l'estate del 429 e l'autunno del 430 almeno
due ricorrenze avrebbero potuto offrire l'occasione
a Teodosio di un dono insolito: il compimento del
decimo anno di età e soprattutto la celebrazione
dei quinquennalia e l'assunzione del terzo
consolato del giovane imperatore occidentale insieme
all'Augusto orientale. Come è noto, i consoli
solevano distribuire tavolette eburnee con simboli
dell'amministrazione e scene relative alle più
importanti mansioni. Il dono di un codice illustrato
con le insegne dei funzionari di entrambe le parti
dell'Impero sarebbe valso non solo a dilettare ed
istruire il ragazzo, ma avrebbe arche fisicamente
simboleggiato l'unità del coniunctissimum
imperium che il pater Theodosius
teneva a ricordare al filius
Valentinianus.
E poco nota la perizia calligrafica dell'imperatore
Teodosio, che ha determinato l'appellativo di ho
kaì Kalligràphos attribuitogli
dal cronista bizantino Michele Glica. (27)
Questa abilità consente di apprezzare meglio
l'attività in favore delle scuole e di raccolta
delle costituzioni imperiali. Di essa restano tracce
sicure nelle fonti.
Si narra ad esempio che Teodosio, rispettando la
consuetudine, sedesse in circo nel palco imperiale
ma, non badando allo spettacolo, trascorresse il
tempo a vergare codici in maniera elegante. (28)
In taluni manoscritti dei Collectanea rerum memorabilium
di Solino, ove erano raccolte anche curiosità
geografiche, si legge: Iulius Solinus explicit
feliciter studio et diligentia domni Theodosi invictissimi
principis. Secondo Hemmerdinger lo scriba non
era altri che l'imperatore Teodosio II in persona.
(29)
Niceforo Callisto riferisce che l'amore dell'imperatore
per i libri era tale che si era procurato una lucerna
automatica che si riempiva di olio, per non essere
disturbato mentre di notte era intento a copiare
antichi volumi. (30)
Aggiunge inoltre che molti scritti di Teodosio erano
giunti fino alla sua epoca per l'eccellenza della
qualità. Ricorda in particolare Evangeli
ed altri testi nei quali lo scritto, pagina per
pagina, era disposto con lettere d'oro a forma di
croce. (31)
Il monogramma teodosiano che si riscontra su alcuni
contenitori ceramici di quest'epoca e che circoscrive
il nome di Teodosio nell'ambito di un segno cruciforme,
trae origine dall'evidente gusto per la bella scrittura
che anima questa età. (32)
Scrive al riguardo S. Gerolamo: Si tinge la
pergamena di colore purpureo, si tracciano le lettere
con oro fuso, si rivestono i libri di gemme, ma
nudo davanti alle loro porte (dei ricchi),
il Cristo muore. (33)
Ma se il dono di un codice come la Notitia
rientrava sicuramente nella moda di un'epoca e nel
gusto particolare di Teodosio, (34)
nulla ci assicura che ciò sia realmente avvenuto.
Si spiegano però puntualmente così
i problemi che il documento ha finora sollevato:
il carattere né pubblico, né privato
del testo; L'impossibilità dell'identificazione
con il laterculo, ma anche l'accesso a fonti difficilmente
disponibili per un privato; il tentativo di render
ricca di dettagli la parte occidentale, perché
questa sarebbe stata più utile per il giovane
imperatore. Ma, come si è visto, alla sinteticità
e precisione orientale si contrapponeva una certa
inesattezza per l'Occidente. Anch'essa si potrebbe
spiegare, come si è fatto, in una relativa
mancanza di aggiornamento di un testo interamente
realizzato in Oriente, ove certi dati particolari
non sempre erano disponibili o attuali. Ma soprattutto
colpisce l'unione delle due parti dell'Impero in
un unico pregiato codice che sarebbe stato di scarsa
utilità e di difficile realizzazione per
chiunque, insieme alle glosse geografiche, al carattere
didattico ed all'eleganza dell'elaborazione che
non sembra corrispondere in ogni caso con puntualità
agli schemi predisposti dalla burocrazia.
Di grande importanza è il problema della
datazione e della struttura stratigrafica del documento.
Il tabularium dominarum Augustarum in Oriente,
contrapposto all'unico tabulario dell'Augusta occidentale,
sembrerebbe riportarci ad una situazione successiva
al 423, quando Pulcheria ed Eudoxia erano Auguste
in Oriente e Galla in Occidente. Così il
corpo militare dei Placidi Valentinianici felices
è posteriore all'ottobre del 425 e a questo
stesso anno sembrerebbe ricondurci la presenza del
magister equitum per Gallias (35)
e la struttura della distributio numerorum.
La precedenza del magister officiorum sul
quaestor sacri palatii, caratteristica della
Notitia, ma non più seguita nel codice
teodosiano, è invece un elemento difficilmente
valutabile, anche se è stato collegato ad
un riconoscimento dei meriti di Elione, magister
officiorum non più in carica il 22 febbraio
430. (36)
Ci si chiede infine come sia possibile conciliare
l'unitarietà della realizzazione e l'innegabile
stratificazione del testo.
Se la parte orientale è ascrivibile ad un
nucleo databile fino agli anni 406-8 e la parte
occidentale ha subito una evoluzione sino agli anni
425-9, basta supporre che nella realizzazione della
Notitia nel 425-9 sia stato utilizzato un
più antico testo limitato all'Oriente e riferibile
agli anni 406-8. A quella data l'imperatore d'Oriente
avrebbe avuto all'incirca la stessa età di
Valentiniano nel 425-6. Un testo come la Notitia
sarebbe stato in entrambi i casi utile all'educazione
di un imperatore fanciullo. |
Note:
1
La storia del Codex Spirensis è
stata oggetto di attente indagini. Cfr. BIELER,
The text tradition of Dicuil's Liber de mensura
orbis terrae, Proceedings of the Royal Irish
Academy, 64, sect. C, n. 1, Dublin, 1965, pp.
1 32; MAIER, The Giessen, Parma and Piacenza
codices of the Notitia Dignitatum with
some related Texts, Latomus, 27, 1968, pp. 96 141;
ID., The Barberinus and Munich codices
of the Notitia Dignitatum omnium, Latomus,
28, 1969, pp. 960 1035; ALEXANDER, The illustrated
manuscripts of the Notitia Dignitatum,
Aspects of the Notitia Dignitatum, British
Archaeological Reports, Suppl. 15, 1976, pp. 11 49.
Si è sostenuto che Nicola di Cusa scopri
il codice che conteneva la Notitia Dignitatum
in Germania nel 1426, ma già prima
del 1405 illustrazioni dello Spirensis
erano forse note a Konrad Kyeser (ALEXANDER, op.
cit., p. 12 nt. 9). Copie furono realizzate nel
1426 7 (L Cambridge, Fitzwilliam Museum)
e nel 1436 (O Oxford, Bodleian Library).
Al 1437 si ascrive una copia parigina (P
Bibliothèque Nationale), ma si è
pure sostenuta l'esistenza di copie indipendenti
dal Codex Spirensis (STEVENS, The Notitia
Dignitatum in England, Aspects, cit., pp.
211 224). Nel 1550 il Conte Palatino Ottheinrich
ottenne un dono sospirato: una copia del codice
di Spira, iniziata già da prima del 1542
(M 1 - Munich, Bayerische Staatsbibliothek), ma
dichiarandosi non soddisfatto dell'accuratezza
delle raffigurazioni riuscì ad ottenere
l'originale per l'esecuzione di un'altra copia
mediante carta oleata (M 2). Non restituì
mai il prezioso Codex di Spira, che nel
1566 si trovava certamente nella biblioteca dell'erede
del Contea Neuburg. Dopo il 1602 3 il codice
fu smembrato ed utilizzato in parte per registrare
casi giudiziari dell'area di Neuburg. Nel 1927
è stato riconosciuto un superstite frammento
dello Spirensis, relativo all'Itinerarium
Antonini, a Schloss Harburg (SCHOTTENLOHER,
Pfalzgraf Ottheinrich und das Buch, Reformationsgeschichtliche
Studien und Texte, 50 51, Münster Westf.,
1927, p. 10).
2
WEITZMANN, Book illustration of the fourth century,
Studies in classical and byzantine manuscript
illumination, Chicago, 1971, pp. 96 ss. ha osservato
che le illustrazioni del De rebus bellicis
sono di forma oblunga, tipica delle raffigurazioni
su volumen. Le figure della Notitia
erano quadrate e per lo più a pagina intera,
come nei codici del V secolo. Per la datazione
del De rebus bellicis all'età di
Costanzo II o di Valentiniano I e di Valente cfr.
da ultimo GIARDINA, in ANONIMO, Le cose della
guerra, Milano, 1989, pp. XXVII LII. Secondo
BERGER, The Insignia of the Notitia
Dignitatum, 1981, nn. 161 a; 168, il registro
originario, contenente i modelli degli emblemi
degli scudi, potrebbe essere stato an
illustred scroll. È molto difficile
stabilire la provenienza dei modelli, ma in ogni
caso la Notitia Dignitatum fu concepita
su codex.
3
Un elenco completo in SEECK, Notitia Dignitatum,
Berlin, 1876, p. X; MAIER, The Giessen, cit.,
pp. 96 7. Secondo BÖCKING, Über
die Notitia Dignitatum, Bonn, 1834 pp.
11 ss. anche il De gradibus cognationum
risalirebbe agli inizi del V sec. d.C. Cfr. VOLTERRA,
La Graduum agnationis vetustissima descriptio
segnalata da Cujas, Atti dell'Accademia Nazionale
dei Lincei, XXII, 1, 1978, pp. 2 e s., che invece
si occupa di un ben più antico stemma,
inattuale già nel III sec. d.C.
4
BIELER, The text tradition, cit., pp. 1 31;
ALEXANDER, op. cit., p. 19; CAVALLO, Libri e continuità
della cultura antica in età barbarica,
Magistra Barbaritas. I Barbari in Italia,
Milano, 1984, pp. 603 ss. Alcuino, precettore
di Carlo Magno, è stato indicato come collegato
al Codex Spirensis. Cfr. STEVENS, op. cit.,
p. 217. Carlo stesso aveva ricercato materiali
antichi a Ravenna in due occasioni nel 784 e nell'801.
Cfr. PURPURA, Il Colosso di Barletta
ed il Codice di Teodosio II, Atti del IX Congr.
dell'Accademia Costantiniana, Perugia, 1989. Secondo
EGINARDO (Vita Karoli 33) alla sua morte
nell'814 l'imperatore avrebbe lasciato delle tavolette
in argento con l'effigie circolare della città
di Roma e la pianta quadrangolare di Costantinopoli,
che, per ALEXANDER, op. cit., p. 15, avrebbero
potuto essere connesse al Codex Spirensis o
meglio alle coperture originarie delle diverse
opere in esso inserite. Attualmente la Notitia
Urbis Romae è preceduta dalla personificazione
della città di Roma, ma non di forma circolare
(Munich, Bayerische Staatbibliothek Clm, 10291.
f. 177), e la Notitia Urbis Constantinopolitanae
da uno schizzo topografico quadrato (Oxford, Bodleian
Library, Ms. Canon. Misc. 378, f. 84) con numerosi
dettagli anacronistici, derivanti da un disegno
di Ciriaco d'Ancona, che aveva visitato Costantinopoli
nel 1418 e nel 1425.
5
BURY, The Notitia Dignitatum, JRS, X, 1920,
pp. 131 154; JuLLIAN, Les tares de la Notitia
Dignitatum: le duché d'Armorique, Rev.
Ét. Anc., XXIII, 1921, pp. 103 ss.; ALFÖLDI,
Der Untergang der Römerherrschaft in Pannonien,
Ungarische Bibliothek, 10, I II, Berlin Leipzig,
1924 26; SALISBURY, On the date of the Notitia
Dignitatum, JRS, XXVII, 1927, pp. 102 106;
STEIN, Die Organisation der weströmischen
Grenzverteidigung im V Jahrhundert und das Burgunderreich
am Rhein (1928), Opera minora Selecta,
Amsterdam, 1968, pp. 224 ss.; GRENIER, La Notitia
Dignitatum et les f rontières de l'est
et du nord de la Gaule, Mél. Thomas, Bruges,
1930, pp. 378 ss.; BIRLEY, Roman Garrisons in
the north of Britain, JRS, XXII, 1932, pp. 55
ss.; SALISBURY, The Notitia Dignitatum
and the Western Mints, JRS, XXIII, 1933, pp. 217 220;
SCHULTZ, The roman Evacuation of Britain, JRS,
XXIII, 1933, pp. 36 45; NESSLHAUF, Die spätrömische
Verwaltung der gallo germanischen Länder,
Abhandlungen Preuss. Akad. Wiss., 1938, pp. 37
ss.; BIRLEY, The Beaumont inscription, the Notitia
Dignitatum and the garrison of Hadrian's Wall,
Cumberland and Westmorland Antiquarian and Archaeological
Society's Transactions, XXXIX, 1939, pp. 190 ss.;
BYVANCK, Notes batavo romaines. X. La Notitia
Dignitatum et la frontière septentrionale
de la Gaule, Mnemosyne, IX, 1941, pp. 87 ss.;
GILLIAM, Also, along the line of the wall, Cumberland
and Westmoreland Antiquarian and Archaeological
Society's Transactions, XLIX, 1949, pp. 38 ss.;
KENT, Coin evidence and the Evacuation of the
Hadrian's wall, Cumberland and Westmoreland Antiquarian
and Archaeological Society's Transactions, LI,
1952, pp. 4 SS.; COURTOIS, Les Vandales et l'Afrique,
Paris, 1955, pp. 72 ss.; VAN BERCHEM, On some
chapters of the Notitia Dignitatum relating
to the defence of Gaul and Britain, AJPh., LXXVI,
1955, pp. 138 ss.; NAGY, Die militärbezirke
der Valeria nach der Notitia Dignitatum,
Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae,
VII, 1959, pp. 183 ss.; VÁRADY, New evidences
on some problems of the later roman military organisation,
Act. Ant. Ac. Sc. Hung., IX, 1961, pp. 333 ss.;
KENT, Coin evidence for the abandonment of a frontier
province, Röm. Forschungen in Niederösterreich,
III, Carnuntina, Graz Köln, 1956,
pp. 85 ss.; CLEMENTE, La Notitia Dignitatum,
Cagliari, 1968, pp. 264 ss.; 294 ss.; 319 ss.;
343 ss.; JOHNSON, Channel commands in the Notitia,
Aspects, cit., pp. 81 102; HASSAL, Britain
in the Notitia, Aspects, cit., pp. 103 117;
RIVET, The Notitia Galliarum: some questions,
Aspects, cit., pp. 119 141; MATTHEWS, Mauretania
in Ammianus and the Notitia, Aspects, cit.,
pp. 157 187.
6
BÖCKING, op. cit., pp. 119 SS.; SEECK, Zur
Kritik der Notitia Dignitatum, Hermes,
IX, 1875, pp. 217 ss.; BURY, op. cit., pp. 153
e s. In base alla recente indagine di CLEMENTE,
op. cit., pp. 359 ss. non sembra più possibile
sostenere l'aggiornamento del testo occidentale
sino al 437, anno del compimento del diciottesimo
anno di età di Valentiniano e del matrimonio
con la figlia di Teodosio Licinia Eudoxia, ma
si ritiene probabile una revisione solo fino al
429.
7
CLEMENTE, op. cit., pp. 115; 359 e 368. BURY,
op. cit., p. 137 ha sottolineato la corrispondenza
delle due Notitiae in the order of
the contents, in the arrangement of the entries
under each ministry or command or governorship,
and for the most part verbally.
8
CLEMENTE, op. cit., pp. 359 ss., che ipotizza
anche elementi di cronologia meno precisamente
definibile, ascrivibili forse al 395 6.
9
CLEMENTE, op. cit., p. 360.
10
Sulle thékai cfr. LiDo, De Magistratibus
II, 14, 1. GRIGG, Portrait bearing codicils
in the illustrations of the Notitia Dignitatum,
JRS, 69, 1979, p. 109.
11
Per questa ragione BURY, op. cit., p. 132 per
primo è stato costretto a negare l'identificazione
con il laterculum maius, ma anche è
stato indotto ad ipotizzare senza alcuna prova
concreta l'esistenza di una guida per il primicerio
diversa dal laterculo. Questa idea è stata
in certo qual modo ripresa da CLEMENTE, op. cit.,
Pp. 359 ss. che ritiene la Notitia pervenutaci
una sorta di annuario ufficiale di entrambe le
parti dell'Impero. Ma inadequate for any
serious official use è stata ritenuta
la Notitia da GRIGG, Portrait bearing
codicils, cit., p. 111 nt. 25. Cfr. anche BYVANCK,
Antike Buchmalerei, cit., p. 195.
12
CLEMENTE, op. cit., 369 ss. sviluppa l'osservazione
di Nischer, relativa allesistenza
di una tradizione nell'Impero relativa alla compilazione
di documenti del tipo della Notitia.
Anche BURY, op. cit., p. 132 differenziava, come
si è detto, la Notitia dal laterculo
per l'assenza dei nominativi dei dignitari. Tuttavia
considerava la Notitia un documento ufficiale
utilizzabile da parte del primicerio, più
che a scopi di informazione in genere della burocrazia,
per la realizzazione in particolare dei codicilli,
riproducendo le insegne a colori. La copia di
Spira sarebbe derivata dunque dall'unione ad opera
del primicerio occidentale di una copia orientale
definitiva con una versione provvisoria occidentale,
aggiornata fino al 437.
13
Ad ulteriore sostegno della sua ipotesi Clemente
adduce un passo relativo alla vita di Alessandro
Severo (SHA, Vita Alex. Sev. XXI, 6) dal
quale risulta l'utilizzazione da parte dell'imperatore
di breviari contenenti l'indicazione del numero
dei militari e funzionari, del tempo di permanenza
in servizio e degli stipendi. La Notitia
non contiene né numeri, né tempi,
né cifre. In CLAUDIANO, Epith. Pall.
83 91 (Carm. Min. XXV BIRT) e nella
stessa Notitia (Or. XVIII, 4 5; Occ.
XVI, 5) nulla denota una attività del primicerio,
diversa dalla tenuta del laterculo e volta alla
realizzazione di un annuario dell'amministrazione.
14
NICOLET, L'inventario del mondo. Geografia e politica
alle origini dell'Impero romano, Bari, 1989, p.
217: ... quello di Augusto era dunque un
documento che forniva fondamentalmente cifre.
15
In Occidente secondo BURY, op. cit., p. 137; in
Oriente secondo NisCHER, Die Quellen für
das spätrömische Heerwesen, AJPh., LIII,
1932, p. 32 e POLASCHEK, op. cit., col. 1098.
Secondo MANN, What was the Notitia Dignitatum
for ?, Aspects, cit., pp. 1 9 la Notitia
sarebbe derivata da una copia usata in Occidente
nell'officium di un magister peditum
praesentalis. Cfr. anche POLASCHEK, op. cit.,
coll. 1079 ss. Ma come ha osservato CLEMENTE,
op. cit., p. 372 la Notitia conteneva
anche un nucleo di informazioni sull'amministrazione
civile, completamente al di fuori delle competenze
del magisterium, ed aveva pertanto un impianto
più complesso, ed un interesse più
ampio, di un semplice documento interno ad uso
prevalentemente militare.
16
CLEMENTE, op. cit., p. 373.
17
Non è plausibile pensare che il capo dei
notai imperiali avesse addirittura bisogno della
visione della Notitia dell'altra parte
dell'Impero per essere facilitato nell'emissione
dei propri codicilli, come implicito nell'ipotesi
di BURY, op. cit., p. 132.
18
CLEMENTE, op. cit., p. 373. Invece la pars
Orientis mostra una notevole coerenza formale,
non contenendo aporie e contraddizioni interne
(CLEMENTE, op. cit., p. 185).
19
CLEMENTE, op. cit., pp. 42 ss.
20
Cfr. ad esempio le insegne dei prefetti del pretorio,
dei magistri officiorum, dei comites
sacrarum largitionum o rerum privatarum,
dei vicari.
21
Not. Occ. XVIII. ALEXANDER, op. cit., p. 14.
22
Not. Occ. XXIV. BYVANCK, Notes Batavo romaines
X. La Notitia Dignitatum et la frontière
septentrionale de la Gaule, Mnemosyne, IX, 1941,
p. 95 nt. 63.
23
L'inaffidabilità degli emblemi degli scudi
é stata rilevata da GRIGG, Inconsistency
and lassitude: the shield emblems of the Notitia
Dignitatum, JRS, 73, 1983, pp. 132 ss.
24
GRIGG, Portrait bearing codicils, cit., p.
110. Nell'edizione di Seeck le due illustrazioni
sono congiunte ed inserite alla fine della Notitia
Orientis (XLV). In un codice delle commedie
di Terenzio, databile alla prima metà del
sec. V, si riscontra una raffigurazione simile
di un armarium, nel quale erano deposte
le maschere dei diversi personaggi delle commedie.
Cfr. GRIGG, l. c.
25
BYVANCK, Antike Buchmalerei, Mnemosyne, VIII,
1940, p. 195.
26
CLEMENTE, op. cit., p. 18; 367 e s.: Indubbiamente,
la presenza delle tavole, contenenti, come abbiamo
visto, elementi puramente decorativi, difficilmente
comprensibili in un documento destinato all'uso
frequente, o frutto di una iniziativa non ufficiale,
come pare ritenere il Polaschek, può far
pensare ad una copia particolarmente accurata
sul piano dell'interesse bibliofilo, destinata
ad una persona di notevole importanza nella scala
gerarchica. Tuttavia, tale ipotesi presuppone
una datazione il più possibile unitaria
dell'opera, sia pure con le più ampie riserve
per quanto riguarda lo spirito sistematico della
burocrazia romana, e pertanto contrasta con gli
elementi sicuramente aggiornati, che sono emersi
dall'indagine precedente... Se dunque il documento
fu, in qualche modo, aggiornato per l'utilizzazione
dopo la sua stesura, difficilmente tale considerazione
può conciliarsi con l'ipotesi di una sua
compilazione unitaria e, praticamente, eccezionale.
27
MICHELE GLICA, Annales IV, 260 C (Patrologia
Graeca 158, 488 C).
28
MICHELE GLICA, Annales IV, 262 C (Patrologia
Graeca 158, 489 C D).
29
HEMMERDINGER, Les lettres latines a Constantinople
jusqu'a Justinien, Polychordia. Festschrift
Dölger, Byzantinische Forschungen, I, 1966,
p. 175.
30
NICEFORO CALLISTO, Eccl. Hist. XIV, 441
(Patrologia Graeca 146, 1064 A B),
che paragona la sua attività nel salvare
i libri a quella di Tolomeo. Sembra passibile
cogliere un ricordo di queste veglie notturne
nella frase iniziale della costituzione di pubblicazione
del C. Th. (Nov. Th. I: ...in tanto lucubrationem
tristi pallore vix unus aut alter receperit soliditatem
perfectae doctrinae, che ha suscitato un certo
stupore per l'intonazione non del tutto in sintonia
con il compiacimento per l'entrata in vigore del
Codice. MANFREDINI, Il Codex Theodosianus
ed il Codex Magisterium Vitae,
Atti Accad. Roman. Costantiniana, V, 1982, p.
184.
31
NICEFORO CALLISTO, Eccl. Hist. XIV, 442
(Patrologia Graeca 146, 1064 B C).
32
Per questo monogramma si veda ad es. LLORIS, Las
anforas romanas en España, Saragoza, 1970,
p. 530 fig. 212, 3.
33
GIROLAMO, Epist. XXII, 32. Pone bene in
evidenza il gusto per i libri di quest'epoca CAVALLO,
Libro e pubblico alla fine del mondo antico, in
Libri, editori e pubblico nel mondo antico. Guida
storica e critica, Bari, 1975, pp. 101; 123 e
125.
34
Anche l'imperatore Federico II coltivava una passione
simile. La sua opera De arte venandi cum avibus
sembra sia stata da lui stesso riprodotta, corredandola
di illustrazioni. Il Ms. Pal. Lat. 1017 custodito
nella Biblioteca Vaticana contiene quest'opera
straordinaria. Cfr. SAUER, STUMMVOLL, FIEDLER,
Codices selecti, XVI, Graz, 1969.
35
CLEMENTE, op. cit., pp. 173 e s.; 199 nt. 81;
ZECCHINI, Aezio: l'ultima difesa dell'Occidente
romano, Roma, 1983, p. 151 nt. 42.
36
C. Th. VII, 8, 15. BURY, op. cit., p. 140; CLEMENTE,
op. cit., pp. 75 ss.
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