IL
MUSEO PIÙ IMPORTANTE DEUROPA CERCA LA VERITÀ SUI SUOI
TESORI
Harwa ha 3 mila anni, una grave scoliosi, e ieri pomeriggio
è stato trasportato alle Molinette. Sulla barella dietro
di lui cera nel reparto di radiologia anche una donna,
una sconosciuta, con una lunga maglia in rete di maiolica
verde. «Reperti antropologici», è scritto sulla cartella
clinica. MUMMIE. Una Tac superveloce nel reparto
dellIstituto universitario diretto dal professor Giovanni
Gandini aiuterà gli antropologi del Museo Egizio a risalire
alletà esatta della morte, a individuare eventuali malattie,
a studiare il tipo di mummificazione utilizzata, e scoprire
a quale ceto sociale appartenessero questuomo e questa
donna vissuti presumibilmente fra il 1600 e il 1800 avanti
Cristo. I dati ottenuti dalla tomografia assiale computerizzata,
trasferiti su uno speciale e costosissimo programma di
computer, consentiranno poi di ridisegnare tridimensionalmente
quei cadaveri per riplasmare i due corpi con la resina
ed esporli, nelle sale del museo, vicino ai sarcofagi.
Levento, ieri pomeriggio alle 14. Di Harwa, 1 metro e
52 centimetri di altezza, si sa soltanto che è stato sepolto
nella Valle delle Regine, nella zona di Tebe, e che faceva
parte di un gruppo di sarcofagi ammucchiati in una delle
tombe dei figli di Ramesse III. Della donna si conoscono
ancora meno particolari, Neppure unidentità presunta:
anche lei, alta un metro e sessanta, ha certamente vissuto
nella zona di Tebe, attorno alla 22ª dinastia, ma è comparsa
dal nulla al Museo Egizio insieme ad altre MUMMIE
di unimportante collezione: «Probabilmente faceva parte
di un ceto sociale alto - spiega Anna Maria Donadoni,
soprintendente del Museo Egizio - poiché sopra le bende
portava questornamento di maiolica, conosciuto come corazza
magica». I due esami alle Molinette sono durati poco
più di mezzora, fra trasporto, calibrazione della macchina,
«visita medica». Ma la scansione vera e propria delle
MUMMIE sotto la Tac è stata rapidissima, una manciata
di secondi. «E in quel tempo brevissimo - spiegano il
professor Gandini e il suo aiuto, Federico Cesarani -
abbiamo eseguito 1119 rilevamenti. In pratica, è come
se la macchina avesse tagliato in 1119 fettine la mummia,
e per ognuna di queste fettine avesse analizzato tutte
le tracce di storia rimaste: ciò che resta dellorganismo,
fino ai più piccoli dettagli, dalla testa alla punta dei
piedi». Harwa e la sconosciuta non sono mai state viste
dal pubblico del Museo Egizio: fanno parte della trentina
di MUMMIE riposte nel magazzino, ma sono fra i
sarcofagi meglio conservati dei cento recuperati dal passato.
Spiega il professor Renato Grilletto, direttore del Museo
di Antropologia, che fa da consulente ai medici delle
Molinette: «Queste due MUMMIE sono già state sottoposte
a radiografie per verificare lo stato di conservazione.
Lesame alla Tac, e a questa Tac in particolare, ci consentirà
però di scoprire particolare altrimenti invisibili». Se
la direzione del Museo Egizio è interessata soprattutto
a ricostruire lidentità delle MUMMIE e a determinare
la presenza di corpi estranei come gioielli più o meno
preziosi, locchio dei medici punta invece verso laspetto
più strettamente clinico: «Potremmo ad esempio scoprire
che, a quellepoca, le persone venivano colpite da un
particolare male», spiegano allIstituto di radiologia.
E aggiungono: «Con una normale Tac le MUMMIE sarebbero
rimaste in ospedale almeno due giorni, con lapparecchiatura
a nostra disposizione, invece, bastano poche ore». Prima
di Arwa e della sconosciuta altre cinque MUMMIE
sono state portate e «visitate» alle Molinette. Dopo di
loro altre 13 saranno sottoposte alla tomografia assiale
computerizzata. Qualcuna conservata meglio, altre con
gli organi prelevati, mummificati, e reinseriti nel corpo.
Tutti con il cuore al loro posto, «perché quattromila
anni fa era il cuore, non il cervello, il centro dellintelletto».
|