editoriale_01
parchi
tra natura e artificio




OPEN: Parchi archeologici nel Mediterraneo
di Alessandra Badami

Spes contra spem
di Vincenzo Cabianca

FOCUS: Evoluzioni di parchi
di Ignazia Pinzello

Identità e identificazioni nei parchi
di Daniele Ronsivalle

ACTION: La Dichiarazione di Essen per la valorizzazione delle industrie culturali in Europa
a cura di Barbara Lino

Parchi in Europa
a cura di Francesca Italiano

Emscher Park e Greenwich Peninsula: rigenerazioni di territorio
di Claudio Schifani
e Chiara Bucchieri


NOTE: Dalla città giardino a cartoonia

Lo stato di attuazione delle aree protette in Sicilia
di Marcel Pidalà

NEXT: Le tigri rinasceranno
università degli studi di palermo
facoltà di architettura
cattedra di urbanistica

creativicity.magazine
rivista didattica di
culture del piano per la città creativa

direttore:mauriziocarta
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RIVISTA DI CULTURA DEL PIANO PER LA CITTA' CREATIVA
Il museo è uno dei luoghi che fornisce la più elevata idea dell’uomo: con queste parole André Malraux sintetizzava la funzione sociale ed educativa del museo. Musei, parchi archeologici e naturalistici, ecomusei e città delle scienze sono ancora oggi formidabili dispositivi territoriali che permettono di comprendere le identità e le vocazioni delle comunità. Interpretando e comunicando il passato e il presente innescano scintille di futuro.
Dai primi esperimenti di parchi archeologici o naturalistici, dai primi esempi di musei educativi – e non solo contenitori di meraviglie – assistiamo negli ultimi decenni ad una crescente sperimentazione di nuove forme della socialità attraverso usi creativi degli spazi per la cultura e il tempo libero: gli abitanti dell’occidente opulento trascorrono sempre più spesso gran parte del loro tempo all’interno di “nuovi luoghi” – i parchi – concepiti per contenere e stimolare le attività di fruizione delle risorse culturali e naturali della città o del territorio extraurbano, sia in termini di “patrimoni” (monumenti, centri storici, siti archeologici, etc.) sia in termini di “attività” legate all’esperienza culturale (dal turismo al godimento di uno spettacolo teatrale, dall’ascolto di un concerto alla visita di un’esposizione). I parchi archeologici, i musei, i parchi tematici, i teatri e i cinema, le sale per concerto o le “città della musica”, le mediateche, i centri culturali, fino alle nuove forme di edutainment places (luoghi del divertimento legato all’educazione) sono oggi le evidenze più rilevanti delle nuove centralità, richiedendo di fuggire dall’isolamento e dalla localizzazione puntuale per connettersi in reti, per costituire “armature culturali” che innervano il territorio europeo o nordamericano. I musei sono oggi tra i pochi edifici universalmente riconoscibili nelle città del terzo millennio, e i parchi – urbani o territoriali – assumono un’importanza senza precedenti nella civiltà contemporanea: essi sono diventati i luoghi di culto di una nuova religione globale – la religione della conoscenza – trasformandosi in formidabili produttori di economie legate non solo all’esposizione, ma anche all’educazione, al commercio ed alla ristorazione, fino a diventare essi stessi promotori ed attivatori di economie territoriali. Dalle esperienze pionieristiche di Emscher Park come grande progetto territoriale assistiamo a progetti di rigenerazione urbana fondati sulla dimensione ecologica, come nel caso della Greenwich Peninsula a Londra.
Le mutazioni della città contemporanea verso la società dell’esperienza trovano oggi un campo di sperimentazione in luoghi della cultura e dell’intrattenimento, spesso inizialmente legati al commercio e successivamente trasformati in lieux de vie, all’interno dei quali diventa possibile vivere esperienze diverse legate alla domanda di “cultura urbana”. La nuova era dell’accesso si contraddistingue per l’assegnazione di un complesso di valori sociali – e sempre più spesso economici – al divertimento ed al tempo libero, ovvero per la fruizione di risorse culturali trasformate in intrattenimento. Dalla Dichiarazione di Essen sul ruolo dell’industria culturale per la rigenerazione urbana si sono fatti molti passi avanti, ed ai tradizionali luoghi per la cultura e il tempo libero si affiancano, sempre più numerosi, gli “empori culturali”: grandi spazi – all’aperto o in contenitori specifici – in cui le diverse declinazioni della cultura vengono offerte all’universo dei consumi culturali, giovanili e non.
Ci stiamo muovendo verso una società fondata sulla domanda di conoscenza e di “esperienze”: una società sempre più immersa nella noosfera, in un ambiente in cui apprendere, comprendere e partecipare sono valori sempre più diffusi.
I nuovi parchi non sorgono solo per la tutela della cultura o della natura, ma sono anche il prodotto dell’artificiale: le grandi aree fieristiche, le aree portuali o ferroviarie, le grandi aree industriali parzialmente dismesse o in piena attività, si propongono sempre più spesso come parchi urbani che offrono occasioni di diffusione di particolari articolazioni tematiche della cultura: architettonica, libraria, tecnologica, enogastronomica, sportiva, etc. Sono “luoghi ibridi” capaci di assumere le molteplici forme dell’esperienza culturale.
La scienza polverosa dei vecchi musei o la cultura distante dei siti archeologici-fortezza non riesce più a comunicare, come scrive Vincenzo Cabianca. Assistiamo invece ad un’offerta di nuova cultura scientifica ed umanistica, fatta di linguaggi che richiamano l’arte e il design, giochi da toccare, parchi intelligenti che sfruttano tutte le seduzioni dell’edutainment. Negli USA queste strutture attraggono circa 115 milioni di visitatori all’anno, mentre in Europa i parchi e i musei scientifici appartenenti alla rete di Ec-site (circa 800 soggetti), insieme alle centinaia di strutture più piccole, vantano circa 100 milioni di visitatori all’anno. L’accesso all’educazione culturale e ambientale on site sta diventando uno dei diritti primari di cittadinanza: in Gran Bretagna, per esempio, il governo ha raggiunto l’obiettivo di dotare ciascun cittadino di un museo scientifico a meno di un’ora di auto da casa sua.
I parchi tematici, i musei della scienza, gli science centres propongono sempre più spesso un’offerta di educazione informale che si integra con quella scolastica – talvolta sostituendola – e proponendosi come “centri di conoscenza territoriale”, luoghi di interpretazione delle identità locali o della ricerca scientifica. I parchi e i musei, oscillanti tra la didascalizzazione della natura e la didattica dell’artificio sono diventati una seducente esperienza sensoriale: la natura diventa esperienza gastronomica o arte visiva, l’archeologia diventa gioco, la scienza diventa intrattenimento alla progressiva conquista di un linguaggio creativo e artistico. Architetti, designer e artisti vengono sempre più spesso mobilitati per progettare i parchi, fornendo occasioni di progetto per l’architettura contemporanea, momenti di stupore e ammirazione per il contenitore quanto per il contenuto.
Questo fermento è degno di molta attenzione. Il piano dei parchi e il progetto dei musei e dei servizi per la fruizione culturale consentono all’architettura di ritrovare la sua vena comunicativa, consente all’urbanistica di declinare la sua capacità cognitiva, interpretativa ed educativa.
Le mutazioni e le ibridazioni tra natura e artificio di cui parla questo numero di creativicity non sono mai esenti da riflessioni critiche, producendo talvolta ombre lunghe entro cui si cela un eccesso di mercificazione della cultura o una omologazione che umilia le diversità culturali. Da studiosi e progettisti dobbiamo quindi usare la luce della ragione per indagare il fenomeno, eliminando le ombre e facendo risaltare la missione formativa che i parchi possono perseguire nella costruzione di una società civile sempre più attiva nelle decisioni per il suo futuro perché informata e consapevole, e non solo distratta e alleggerita dai pensieri.
I parchi tematici devono essere in grado di restituire “immagini di territorio”, da cui ogni fruitore vede, impara, sperimenta e trae ispirazioni e stimoli per la propria vita. Scriveva Freeman Tilden nel 1957 che i parchi devono essere progettati come un racconto che informi, intrattenga ed illumini: noi partiamo ancora da questo impegno. [maurizio carta]
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