editoriale_00
creativicity:
verso la città globale




OPEN: Un foglio non è mai solo
di Nicola Giuliano Leone

Le tre C della città creativa
di Maurizio Carta

FOCUS: Palermo. Strategie e azioni congiunte per la città creativa

L’Urban Center di Palermo come motore della qualità urbana
di Barbara Lino

Il waterfront centrale: da margine a catalizzatore di eventi
di Claudia Giangreco e Francesca Italiano

ACTION: La città creativa: un manifesto

NEXT: Rinascimenti urbani. Produrre nuovi paesaggi
di Daniele Ronsivalle
università degli studi di palermo
facoltà di architettura
cattedra di urbanistica

creativicity.magazine
rivista didattica di
culture del piano per la città creativa

direttore:mauriziocarta
redazione:alessandrabadami chiarabucchieri danielegagliano claudiagiangreco francescaitaliano barbaralino andreapidalà danieleronsivalle claudioschifani
Creativicity.magazine
RIVISTA DI CULTURA DEL PIANO PER LA CITTA' CREATIVA
Esiste un mondo delle città, le città sono i centri pulsanti del nostro sistema territoriale, esse sono i nodi di un'armatura di comunità che si riconosce sempre più nella città, nel vivere e nel fare urbano.
La frase, pronunciata da Kofi Annan, non si riferisce ovviamente solo alle città occidentali, ma si riferisce alla città come principio generatore della civiltà, come concretizzazione spaziale del “patto di comunità” che lega le popolazioni al territorio. Parlare di città oggi non esclude il territorio rurale, non dimentica le qualità e le delicatezze del paesaggio naturale, o la dirompente forza della natura, poderoso complemento al nostro senso urbano. Parlare di città significa invece ripensare i luoghi che gli uomini abitano e trasformano in una nuova alleanza tra città e natura, tra aggregazione e dispersione, tra identità ed evoluzioni. Parlare di città significa parlare anche del territorio, significa riscoprire che città e territorio non sono termini in conflitto, ma sono due sistemi poderosamente interagenti.
Anche il riferimento di Annan alla globalizzazione assume nuovi significati se traguardato attraverso la città: esso è termine antico, è tensione verso la conoscenza. È superamento delle Colonne d'Ercole della brutalità e del conflitto tra culture per il conseguimento di nuove conoscenze, capaci di produrre comportamenti più virtuosi, più democratici. La mondializzazione non è certo solo quella finanziaria e dei commerci, di cui stigmatizziamo i danni, ma è anche il “villaggio globale” di cui parlava Marshall McLuhan: essa è scambio, è apertura, significa essere aperti all'ascolto dell'altro. La nuova “città globale” si alimenta della ricchezza delle relazioni planetarie, capace di produrre “globalizzazioni” dal basso, che consentono ad alcuni paesi del mondo di sentirsi meno soli, che consentono ad alcune comunità di reclamare la democrazia, che consentono ad alcune identità comuni di fare rete, di connettersi in network di città globali, di città nodo, di città porta, ma anche di città lilliput: piccoli centri storici, nodi di comunità capaci, se interconnessi, di diventare nuovi centri di irradiamento delle culture e della democrazia.
Per queste ragioni crediamo che indagare le città, crocevia di culture e potenti nodi territoriali, possa contribuire ad una globalizzazione positiva e dell'interscambio. Non più città consumatrici di suolo e produttrici di rifiuti, non più città che si espandono in una unica declinazione della loro forma: l'edilizia. Ma città in sintonia con il territorio, città capaci di reinterpretare forme, funzioni e tempi della natura e di immetterli nel progetto di futuro. Città capaci di declinarsi in forme creative e non solo lapidee, ma anche naturali, frattali, ecologicamente sostenibili e culturalmente attive.
Alle identità delle città ed alla comprensione delle loro evoluzioni è dedicata questa rivista, che propone, con il gioco di parole del titolo, una ulteriore categoria interpretativa all'urbanistica: la “creativicittà”, la città creatrice di nuovi significati urbani.
La rivista si offre come un contenitore di ricerche, di esperimenti, di riflessioni, ma anche di intuizioni, di pre-giudizi, di intercettazioni di “scintille” che forse non diventeranno un fuoco, ma che illuminano la ricerca, la teoria, le pratiche o la didattica.
Creativicity è una rivista didattica, non una rivista di didattica. E' una rivista che mostra, spiegandoli, alcuni fenomeni, tendenze e criticità che accadono entro e attorno alle città per costruirvi una relazione maieutica in grado di attivare nuove riflessioni, di stimolare nuove “sinapsi” tra concetti, idee e luoghi, e di stimolare la creatività del lettore.
Creativicity vuole svolgere il suo ruolo con leggerezza, con la leggerezza di un foglio ripiegato: un grande foglio di appunti in cui si ritrovano accostate, nel gioco delle pieghe, conoscenze, interpretazioni, giudizi che, nella più rigorosa sequenza delle pagine di un libro, avrebbero avuto altra trattazione. Creativicity è anche un gruppo di persone che condividono impegni, sogni e passioni e che, insieme agli altri che si aggiungeranno, costituiscono i sensori della civiltà creativa: Alessandra Badami, ricercatore di urbanistica, istintivamente portata a cercare un punto di vista differente, non risparmia le sue critiche nella speranza che almeno una sia creativa; Chiara Bucchieri, dottorando di ricerca in pianificazione, con una irrefrenabile curiosità verso tutto ciò che è nuovo, veloce e flessibile: si definisce amante della comunicazione, allegria, oziocreativo, spontaneità (viene fuori “caos”); Daniele Gagliano, si definisce giovane architetto-pianificatore, dal carattere poliedrico e creativo, con la passione per tutto quello che ancora non conosce; Claudia Giangreco, che guarda attentamente il mondo, pronta a coglierne le scintille di creatività, per imparare da queste e potere contribuire al loro sviluppo; Francesca Italiano, creativa su diversi fronti, appassionata alla ricerca ed alla comunicazione visiva: non poteva mancare nella redazione; Claudio Schifani, attratto dalla passione e dalla tenacia nell'affrontare le sfide e gli obiettivi futuri, contribuisce alla forza e alla coesione della squadra; Daniele Ronsivalle, dottore di ricerca in pianificazione, si definisce il cane da guardia del gruppo di redazione, convinto che senza di lui sarebbe più difficile fare la rivista, ammette che talvolta sarebbe più facile leggerla. A me l'onore e il piacere di dirigerli, di orientarli, di catalizzarne le energie e la passione per una comune avventura delle idee.
La città creativa ci chiama - come pianificatori, come architetti, ma anche come intellettuali, come classe dirigente , come cittadini - ad un impegno: quello di mettere a frutto le nostre competenze, le nostre sapienze e le nostre tecniche, a servizio di una città che sappia essere non soltanto il luogo della residenza di una comunità ma che sia il generatore e l'amplificatore dell'esistenza di una comunità, che sia capace di essere sempre faro di civiltà. [MC]
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