Effemeride è una sezione di   “teCLa” dedicata alla comunicazione immediata degli esiti di ricerche in   corso di svolgimento. Vi si pubblicano notizie, immagini e documenti   inediti che potranno anche essere oggetto di studi più approfonditi.
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Su “alcune idee” del pittore napoletano Filippo Marsigli per un istituto di belle arti
 di Carmelo Bajamonte
              
Sembra opportuno  pubblicare nella sezione Effemeridi di “teCLa”, in cui trovano spazio «documenti inediti  che potranno anche essere oggetto di studi più approfonditi», la Relazione di Filippo Marsigli  che ho rintracciato presso l’Archivio di Stato di Palermo, nel fondo del  Ministero e Real Segreteria di Stato . È  questo l’ufficio della burocrazia borbonica sottoposto al Luogotenente  generale, figura che dal 1816 reggeva l’amministrazione governativa in vece del  sovrano nei dominî ultra pharum, cioè  la Sicilia. L’ufficio suddiviso in cinque ripartimenti,  e ulteriori carichi, sovrintendeva ai  dicasteri di grazia e giustizia, degli affari ecclesiastici, delle finanze e  dell’ordine pubblico, degli interni; ripartimento quest’ultimo che – oltre  all’amministrazione civile, all’industria e al commercio – aveva competenze in  materia di istruzione pubblica, antichità e belle arti, biblioteche, accademie  e musei, oltreché di spettacoli e teatri, censura e stampa . 
  Transiterà sulle  scrivanie degli uffici borbonici la relazione in questione, datata 1853, che  rivela qualche motivo d’interesse per alcune semplici ragioni che sono presto  dette. Ne è autore Filippo Marsigli  (1790-1863), pittore napoletano, allievo di Jean-Baptiste Wicar presso  l’Accademia Reale di Belle Arti di Napoli e, dal 1827, professore onorario di  pittura di storia nell’Accademia di Napoli. L’artista, che nel 1844 era  subentrato a Vincenzo Camuccini nella direzione del R. Pensionato di Belle Arti  di Roma, affiancò l’attività pittorica all’insegnamento e a costanti incursioni  nel campo della critica (dagli aspetti legati alle esposizioni periodiche  promosse dai Borbone, ai concorsi a cattedra o ai regolamenti per scuole  artistiche e pensionati), con diversi saggi – ricordo l’Indicazione delle  opere de’ pensionati napoletani e siciliani e si pure di quelli delle provincie  inviati in Roma al perfezionamento delle rispettive arti dalla munificenza di  Ferdinando II re del Regno delle Due Sicilie (1845) – pubblicati anche  sulla stampa periodica napoletana (“L’Omnibus Pittoresco”, “Il Progresso delle  scienze, lettere ed arti”), che ne fanno un vivace animatore del dibattito  artistico della metà del XIX secolo e fra i più solerti funzionari del Regno  delle Due Sicilie. 
  Proprio in tale  veste, e su incarico del direttore del Ministero dell’Interno, l’artista di  Portici si reca in Sicilia nell’estate del 1853 per «formare un ristretto  Organico per istallarsi un Istituto per l’Arti belle in Palermo, essendone del  tutto priva», palesando – e questo è un altro aspetto significativo  dell’abbozzo in esame – il desiderio da parte del governo di allineare Palermo  alla capitale del Regno delle Due Sicilie. Le iniziative ferdinandee si erano  già mosse in direzione di una promozione culturale della periferia – è il caso  del R. Museo palermitano fortemente voluto dal governo , ma  ora, come vedremo, ogni iniziativa riuscirà vana in un momento in cui la  Sicilia è sempre meno al centro delle attenzioni della corte napoletana.
  Marsigli stende  dunque una breve relazione, indirizzata in prima istanza al Luogotenente generale  in Sicilia, Carlo Filangeri principe di Satriano e duca di Taormina. È un  rapporto sintetico e articolato in punti che toccano la logistica, le finalità  e l’ordinamento didattico dell’istituto, con proposte invero non  originalissime, e correnti a Napoli come a Palermo, ma indirizzate alla  creazione di un istituto ex novo,  sganciato dalla R. Università degli Studj di Palermo e allogato in un edificio  a sé, la cui direzione poteva esser affidata al presidente della Commissione di  Antichità e Belle Arti di Palermo (art. 15), istituzione con la quale Marsigli  intratteneva da anni rapporti per le pratiche legate al Pensionato. L’intendimento  generale pare sia quello di conseguire il perfezionamento del programma di  lavoro delle cattedre di pittura e d’incisione, potenziando il corso di studi che  l’università già garantiva con la Scuola di Disegno (dal 1780) e con  l’Accademia del Nudo (dal 1783) . 
  Oltre agli avvertimenti  per l’assetto generale (fra questi è l’assegnazione all’istituto di un  portafoglio di ventisette once mensili), e alla conferma di un’imprescindibile  pratica didattica sul disegno e sui gessi – Marsigli  accenna alla «formatura» di una gipsoteca didattica con gessi inviati dal R.  Museo Borbonico di Napoli, secondo una pratica che aveva già caratterizzato la  fase aurorale del museo palermitano – è da sottolineare il fatto che si  auspichi l’esposizione dei lavori dei giovani artisti meritevoli in locali più  idonei e non prestati  e che  si focalizzi l’attenzione sul Pensionato a Roma, indicato quale sbocco naturale  della didattica. Marsigli – «onde apparecchiare gli allievi al grande concorso  di Roma» – ricomputa il monte ore di studio, incrementandolo nei due semestri,  e verbalizza che si anticipi il viaggio a Roma al quinto anno (nello statuto  del 1842 era invece previsto al sesto anno) per migliorarne i risultati  nell’annuale corso di studi conclusivo.
  Per il collegio  dei docenti del R. Istituto l’artista napoletano propone i due artisti Andrea  D’Antoni (membro della Commissione di Antichità e Belle Arti dal 1852) e Nunzio  Morello, rispettivamente per le classi di Pittura e Scultura, e l’architetto  Francesco Saverio Cavallari, anch’egli membro della Commissione dal ’52 e  professore della R. Università di Palermo ; per  il corso di architettura delineativa è candidato Giuseppe Di Bartolo o Filippo  Volpes, entrambi con esperienze romane perché vincitori del concorso del  Pensionato. 
  Il progetto di Marsigli rimarrà lettera morta, caduco per problemi  economici legati agli stipendi dei professori designati . Si  dovranno aspettare gli anni postunitari per assistere all’inaugurazione della  Regia Accademia di Belle Arti di Palermo (1886), con statuti autonomi rispetto  alla R. Università, insediata nei locali di palazzo Fernandez costruito ad hoc dall’architetto Giuseppe Damiani Almeyda .
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Signore
Nella mia scorsa  in Sicilia per prendere conto dei Regî pensionati di Belle Arti di quella  Città, fui incaricato dal Direttore del Ministero dell’Interno a formare un  ristretto Organico per istallarsi un Istituto per l’Arti belle in Palermo,  essendone del tutto priva, attenendomi alla breve somma di once 27 mensuali per  lo assegnamento di Professori. 
  Avendo eseguito  un tal comandamento mi do l’onore di porlo ai piedi di V.M., onde dia quelle  sagge provvidenze, che crederà più opportune.
  Di V.M. il  fedelissimo, e devotissimo suddito.
Il Direttore  delle Reali Accademie di Belle Arti di Napoli, e Sicilia
  Comme.re Filippo  Marsigli.
Alcune Idee
    Per stabilirsi un Istituto di belle Arti pei  sudditi di S.M. il Re N.S. al di là del Faro.
Art. 1º 
  Vi saranno in  ristretto, ma apposito locale che il Regio Governo potrà a tal’uopo destinare  delle Sale per i bisogni delle Scuole, cioè una pei principî, una per lo Studio  dei gessi, una per la pittura, una pel Nudo, ed una per la Scultura, quindi una  per l’Architettura, una per la Scuola della Prospettiva, ove si potrà dare in  diverso tempo lettura della Storia. E finalmente una Sala più grandiosa da  praticarsi l’Esposizioni Annuali, ove benanche si potranno fissare alle pareti  per ordine progressivo le opere dei giovani premiati, nonché i saggi inviati  annualmente dalla Regia Pensione di Roma, onde la gioventù, ed il Pubblico  diligentemente possa con distinzione apprendere, ed osservare quotidianamente  il progresso da essi giovani fatto nella carriera dei loro Studî, tanto da quei  del Reale nascente Istituto, quanto quello eseguito dal Regio Pensionato di  Roma.
Art.o 2º
  I professori  destinati alla istruzione della gioventù nelle Arti belle, potranno  restringersi a quattro, cioè uno per la Pittura, uno per la Scultura, uno per  l’Architettura decorativa, e disegno topografico, ed il quarto per l’Architettura  delineativa e Prospettiva.
Art.o 3º
  Dipenderanno  questi professori da un Presidente, il quale avrà alla sua immediazione un  Ispettore Ecclesiastico, un Segretario, ed un Bidello pel Servizio delle  Scuole, e la condotta a tenersi dagli alunni.
Art.o 4º
  Gli Alunni non  potranno essere ammessi alle Scuole prima di anni dodici, fino ad anni venti;  questi aspiranti dovranno almeno essere iniziati nella patria favella, nonché  nella Geometria pratica, ottica.
Art.o 5º
  Il tempo che  saranno aperte le Scuole potrà essere dalle 8. a:m. fino alle 12. m:, ed il  giorno dalle 4. alle 7. della sera.
Art.o 6º
  Le Scuole  dovranno essere corredate di Gessi formati su Capo-lavori dell’Antichità,  nonché un’Anatomia, ed uno Scheletro umano. I gessi si potrebbero con facilità  ottenere dal Reale Museo Borbonico, chiedendone la grazia al Re N.S. per la  formatura.
Art.o 7º
  Il professore  della Pittura dovrà immancabilmente assistere alla sua Scuola almeno tre ore il  giorno, ponendo la sera, o il mattino l’azione dell’ignudo, alternando così col  professore della Scultura. 
Art.o 8º
  Il professore  suddetto si occuperà dell’esatto insegnamento del Disegno nonché del Colorito,  e da ultimo quello della Composizione, allorché crederà opportuno,  incominciandone gli estetici insegnamenti, onde apparecchiare gli allievi al  grande concorso di Roma.
Art.o 9º
  Il professore  della Scultura praticherà per l’assistenza alla sua Scuola il medesimo che il  professore della pittura viene obbligato. Disporrà in principio, che l’alunno  sia istruito perfettamente nel disegno, e quindi gli farà apprendere la pratica  nel modellare in argilla, che andrà adoperando alternativamente al disegno, che  non abbandonerà giammai fino a tanto che il professore non estimerà il giovine  sia al punto da istruirsi nella parte inventiva, che gli verrà suggerendo,  prendendo ad esempio il come gli antichi han dimostrato.
Art.o 10º
  L’Architetto  disegnatore dovrà primieramente nella sua Scuola, ed a quella della pittura  dare un compiuto corso di Prospettiva, che avrà la durata di mesi sei,  terminato un tal corso comincerà le sue lezioni Architettoniche, tenendo  l’orario fissato da professori delle altre due Classi. 
  L’ultimo  professore Architetto verrà destinando le sue lezioni, ponendosi di accordo col  suo collega per lo orario, ed i giorni che verranno alternati.
Art.o 11º
  L’Ispettore  Eccle.co baderà severamente alla morale dei giovani, facendone  esatto rapporto mensilmente al Presidente, il quale prenderà quelle misure  nelle mancanze che crederà opportune sulle cose che gli verranno rapportate.
Art.o 12º
  Sara a carico  dell’Ispettore Ecclesiastico il dare lettura agli Alunni tre volte la settimana  di Storia Sacra, e della Favolosa, nonché di quei libri, che le cose di Arte  contengono, e quei di costumi de’ diversi Popoli di ogni tempo.
Art.o 13º
  Il Segretario  dovrà tenere esatto conto di tutto ciò che si passerà tra i Professori ed il  Presidente per farne i dovuti rapporti alla Direzione del Ministero dal quale  le Arti dipenderanno.
Art.o 14º
  L’Ispettore  Eccl.co, il Segretario, ed il Bidello saranno nominati dal  Presidente fra persone di sua fiducia per lo esatto adempimento delle di loro  cariche.
Art.o 15º
  Il Presidente  dell’Istituto, potrà essere il medesimo di quello, che tanto dignitosamente  sostiene la Commissione di Antichità e Bella Arti, siccome il più idoneo, e  siccome parimenti quei dal quale dipendono direttamente i pensionati di Roma.
Art.o 16º
  I soldi che  ristrettamente si potrebbero assegnare ai tre professori istruttori potrà  essere di once sei mensuali, all’Ispettore Eccl.co once tre, al  Segretario once quattro, ed al Bidello once due; in tutto l’assegno pel  mantenimento della nascente Accademia ammonterà ad once ventisette mensuali,  che la Sicilia verserebbe, ed unito cotesto versamento a quello della Regia  Pensione di Roma produrrebbe un giorno dei chiari Artisti del proprio paese,  senza mendicarne allo Straniero nel caso di bisogno.
Osservazioni particolari
Per la scelta  dei Professori avendo io percorso i studî dei molti valentissimi che le Arti  Belle esercitano nella Sicilia, ed essendo obbligato dalla ristrettezza del  numero far cadere la preferenza su pochi così porterei opinione che per la  Classe della Pittura venisse prescelto il professore Signor d’Antoni, per la  Scultura il professore Sig.r Morello, e per l’Architettura  descrittiva e disegno topografico il professore Sig.r Cavallari, il  quale già trovasi nominato professore nella Università di Palermo a spese delle  Province.
  Per  l’Architettura delineativa il professore Signor di Bartolo, oppure il Signor  Volpes, cotanto distinti nell’Arte loro
Il Direttore  delle Reali Accademie di Belle - Arti di Napoli e Sicilia
  Commendatore Filippo Marsigli.
nota 1 - Archivio di Stato di Palermo, Fondo del Ministero e Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale ne’ Reali Dominii al di là del Faro. Dipartimento dell’Interno, Busta 3026, [da ora Busta 3026], n. 23.29, Progetti dell’Istituto di Belle Arti. Relazione della Direzione delle Reali Accademie di Belle Arti di Napoli e Sicilia in Roma in data 12 settembre 1853. L’incartamento contiene più copie della medesima relazione con varianti nella lezione.
nota 2 - Per tali aspetti si veda A. Baviera Albanese, Diritto pubblico e istituzioni amministrative in Sicilia. Le fonti, Il Centro di Ricerca, Roma 1981, p. 126; G. Landi, Istituzioni di diritto pubblico del Regno delle Due Sicilie (1815-1861), t. I, Giuffrè, Milano 1977, pp. 229-263.
nota 3 - Per Marsigli cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-marsigli_(Dizionario-Biografico)/
nota 4 - Come ben spiegato da R. Santoro, Il Regio Museo Borbonico di Palermo. 1818-1824, Aracne, Roma 2012.
nota 5 - Cfr. D. Malignaggi, Il disegno nell’esperienza formativa degli artisti siciliani dell’Ottocento, in Poliorama Pittoresco. Dipinti e disegni dell’Ottocento siciliano, catalogo della mostra (Agrigento 2007-2008) a cura di G. Barbera, Silvana, Cinisello Balsamo 2007, pp. 28-37.
nota 6 - Le esposizioni biennali di agricoltura, arti e manifatture, promosse dal R. Istituto d’Incoraggiamento, istituito nel 1831, furono allestite a palazzo Belvedere in via del Bosco, sede dell’istituto. Altre esposizioni di belle arti sono quelle preparate, non senza difficoltà, nei locali della R. Università e poi nelle sale del palazzo Pretorio (dal 1841). Sui problemi che in quegli anni caratterizzano le esposizioni d’arte segnalo Busta 3026, n. 23.36. Sulle pubbliche mostre.
nota 7 - Dal 1837 al 1852 ebbe l’insegnamento di Architettura Carlo Giachery, il quale nel ’52 ottenne lo sdoppiamento di Architettura civile in due cattedre, Architettura statica per sé, e altra di Architettura decorativa e Disegno topografico assegnata senza concorso a Cavallari, a spese delle Province (Palermo, Trapani, Girgenti e Comune di Palermo). Cavallari sarà chiamato nel 1854 professore alla cattedra di Architettura dell’Accademia di Brera.
nota 8 - Busta 3026, n. 23.29. Relazione in data 10 aprile 1854 del Segretario per gli affari di Sicilia, Giovanni Cassisi, al Luogotenente duca di Taormina.
nota 9 - Cfr. F. Meli, La Regia Accademia di Belle Arti di Palermo, Le Monnier, Firenze 1941, nonché I. Bruno, L’insegnamento artistico a Palermo tra Ottocento e Novecento: il Reale Istituto di Belle Arti, in Poliorama Pittoresco..., pp. 38-45.