teCLa :: Rivista
             codice DOI:10.4413/RIVISTA  - codice ISSN: 2038-6133
              numero di ruolo generale di iscrizione al Registro Stampa: 2583/2010 del 27/07/2010
	          
              
              
              teCLa - rivista ospita articoli inerenti temi di critica e letteratura artistica, dal medioevo  al contemporaneo, con attenzione alle riflessioni teoriche sugli aspetti del  gusto, della metodologia, della storia del collezionismo, della museologia, del  restauro e delle tecniche artistiche. 
                Diretta da Simonetta La Barbera, ha un Comitato scientifico internazionale, un Comitato di Referee anonimo e un Comitato di redazione.
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 Abstract  del sesto numero	
 
					  Antiporte e frontespizi incisi in Sicilia dal Barocco al Neoclassico
		       di Diana Malignaggi
                      Il contributo affronta il tema della produzione  incisoria siciliana fra XVII e XVIII secolo. La studiosa focalizza la sua  attenzione sulle antiporte e sui frontespizi in opere pubblicate in Sicilia, la  cui elaborazione si lega spesso all’attività di pittori e architetti quali  Antonino Grano, Giacomo e Paolo Amato, approdando alle grande imprese  editoriali nel Regno delle Due Sicilie quali le Antichità di Ercolano esposte (1757-1792).
		       
			  
         
         
         
					  «…Sono ito come il cane dietro la traccia»: Paolo Giudice e la connoisseurship a Palermo nel primo Ottocento
	       di Roberta Cinà
                      L’articolo di Roberta Cinà prende in considerazione un particolare aspetto dell’attività del siciliano Paolo Giudice (autore maggiormente noto con il cognome Emiliani Giudici e per la sua produzione letteraria e storiografica), che tra il 1836 e il 1840 redasse una significativa serie di articoli inerenti la storiografia artistica e la critica d’arte. La disamina attenta di questi scritti ne mette in evidenza alcuni aspetti di particolare interesse, come i penetranti giudizi espressi da questo conoscitore, in merito in particolare alle attribuzioni e alla lettura delle componenti stilistiche. Sono inoltre posti in evidenza le componenti che legano il pensiero di Giudice all’Illuminismo francese e all’empirismo inglese, nonché i rapporti con gli intellettuali palermitani coevi.
Questo saggio approfondisce le ricerche che l’autrice aveva svolto su Paolo Giudice critico d’arte, del quale ha già esaminato l’attività di corrispondente per la “Gazette des Beaux-Arts” tra il 1859 e il 1861.
		       
			  
         
         
					   Charlot
		       di Ivan Arlotta
                      
                      Negli anni a cavallo delle due guerre mondiali, assurge un personaggio che monopolizza l’attenzione mondiale: Charlot. Personaggio nato dal genio di Chaplin, Charlot incarna l’uomo messo al margine della società. Ovunque la bombetta, la canna, larghi pantaloni e grosse scarpe rimandano all’immagine di un’icona che ha catturato l’attenzione non solo del pubblico, ma delle avanguardie del Novecento e fra tutte del surrealismo. È attraverso le parole di Desnos, Soupault e di Goll che rivivremo le gesta e l’influenza che Charlot ha determinato nella storia del cinema, in letteratura e nelle arti in genere.
		       
			  
         
         
					  Abstract  “La faticosa  affermazione del colore al cinema”
		       di Roberto Lai
					  
                      La storia della componente  cromatica al cinema testimonia appieno della lotta fra la duplice matrice della  settima arte, documentaria ed artistico-espressiva (semplificando, da un lato i  fratelli Lumiére dall’altro Méliès). Ma sono molteplici le motivazioni che  rendono interessante ripercorrere i passi di questa storia: in essa sono  espresse, infatti, tutte le molteplici resistenze che incontrano le novità  prima di essere accettate e si manifesta appieno l’importanza del lato  economico all’interno di scelte che avranno ripercussioni nella formazione  dell’immaginario, ma anche nel rapporto dell’uomo con la realtà e i suoi vari  aspetti. Il colore, pur relegato in secondo piano, pur svalutato, si è sempre  ritagliato un posto, non necessariamente marginale, nella rappresentazione  cinematografica; è sempre stato inoltre visto come un problema da risolvere, un  nodo da districare. Solo dopo un percorso durato più di sessanta anni tra pochi  successi e tanti fallimenti, con alcuni momenti di svolta e il fondamentale  contributo di alcuni autori rivoluzionari (da Méliès ad Ejzenŝtejn), è riuscito  a ritagliarsi un ruolo prioritario nella rappresentazione, libero di esprimere  tutto il suo potenziale formativo.
		       
			  
         
         
          
					  Mimì  Quilici Buzzacchi a Ferrara tra arte e critica 1921 – 1942
		       di Raffaella Picello
					  
                      Il  saggio si propone di esaminare la produzione pittorica dell’artista compresa  tra la metà degli anni Venti e lo scorcio dei Trenta alla luce delle  dinamiche  culturali e inevitabilmente  politiche dipanatesi a Ferrara nel corso del Ventennio. All’indomani dei più  recenti studi intrapresi, restano tuttora scarsamente approfonditi alcuni  risvolti dell’attività pratica e critica di Mimì Quilici, rivelatori di un  percorso assai denso di relazioni e momenti di confronto con esponenti delle  più aggiornate istanze presenti nel panorama artistico nazionale. La contiguità  con la cerchia di intellettuali facenti capo alla redazione del “Corriere  Padano”, fondato da Italo Balbo e diretto dal coniuge Nello Quilici, favorisce  in un certo senso tale scambio di idee con artisti quali Tato Sansoni, Filippo  De Pisis, Mario Guido del Monte, Achille Funi.
Gli  incarichi di carattere corporativo, giunti soprattutto nel campo  dell’illustrazione, non le impediscono, difatti, di elaborare una visione del  tutto antiretorica e aggiornata sugli orientamenti dell’arte contemporanea,  come avviene nelle copertine illustrate per i periodici “Rivista di Ferrara” e  “Libia”.
		       
			  
         
         
					  Hagens
		       di Francesco Paolo Campione
           L’opera di Gunther von Hagens costituisce la deriva estrema cui è giunta l’“espressione artistica” negli ultimi anni. Ma fino a che punto le esibizioni di Body Worlds, le mostre in cui l’anatomopatologo tedesco espone le proprie “creazioni”, rappresentano un fenomeno nuovo? L’articolo di Francesco Paolo Campione, ripercorrendo la vicenda della fruizione estetica dell’orrido a partire da Herder, propone una lettura delle plastinazioni di Gunther von Hagens e ne sanziona l’inefficacia dal punto di vista estetico.
		       
		      
 
Abstract  -	number 6
					  Antiporte e frontespizi incisi in Sicilia dal Barocco al Neoclassico
		       di Diana Malignaggi
                      The essay focuses on the art graphics of Sicily between the seventeenth and eighteenth centuries. The author has dealt with the production of books and illustrated title pages, which are explanatory documents of the local culture figurative. The editorial production of Palermo and Messina is investigated through the analysis of books on various subjects, for whose illustrations concurred architects, painters and engravers.
		       
			  
         
         
         
					  «…Sono ito come il cane dietro la traccia»: Paolo Giudice e la connoisseurship a Palermo nel primo Ottocento
	       di Roberta Cinà
                      This paper examines a peculiar aspect of the works of sicilian author Paolo Giudice (better known as Emiliani Giudici and for his literary and historiographic production) who, between 1836 and 1840, wrote a significant series of papers regarding artistic historiography and art criticism. The close examination of these works highlights some interesting angles, such as his harsh opinions in the matter of the attributions and of the perusal of stylistic parts. Furthermore, it is stressed
what links the thought of Giudici to French Illuminism and to English Empiricism, as well as his relationship with coeval intellectuals in Palermo. This essay goes into depth on the research that the author, Roberta Cinà, had already carried out about Paolo Giudice as an art critic during his period as a correspondent for the “Gazzette des Beaux-Arts” between 1859 and 1861.
		       
			  
         
         
					  Charlot: eroe surrealista
		       di Ivan Arlotta
                      
                      Between the two world wars, a character who monopolizes the world's attention rises: Charlot. Character born from the genius of Chaplin, Charlot embodies the man marginalized by the society. Everywhere the bowler hat, the cane, the baggy pants and big shoes refer to the image of an icon that has caught the attention not only of the public, but also of the avant-garde of the twentieth century and above all of surrealism. It is through the words of Desnos, Soupault and Goll that we relive the exploits and the influence Charlot brought in the history of cinema, in literature and, generally, in arts.
		       
			  
         
         
					  La faticosa  affermazione del colore al cinema
		       di Roberto Lai
					  
                      The history of the chromatic component in cinema fully testifies the struggle among the double matrix of the seventh art, documentary and artistic-expressive; to simplify, with reference to first twenty years of cinema, we have on the one hand the works of Lumiére’s brothers and on the other those of Méliès. But there are many reasons to follow this history: in particular, it expresses all the resistances that the novelties meet before being approved and it realizes the importance of the economic side in choices that will have repercussions in the formation of the imaginary, but also in men’s relationship with reality. The color, even if relegated in second floor and devalued, always carved out a place, not necessarily marginal, in the cinematographic representation; it has always been seen like a problem to be resolved, a knot to be extricated. Only after a run lasted more than sixty years, among successes and, above all, failures, with some turning moments and the fundamental contribution of revolutionary authors (from Méliès to Ejzenŝtejn), it becomes successful and reached a priority role in the representation, free to express all its formative power.
		       
			  
         
         
          
					  Mimì  Quilici Buzzacchi a Ferrara tra arte e critica 1921 – 1942
		       di Raffaella Picello
					  
                      The paper aims to examine the artist's pictorial production between the mid-1920s and the end of the 1930s in the light of cultural and political dynamics developed in Ferrara under the fascist regime. Notwithstanding the most recent studies conducted, some implications in both Mimi Quilici’s pictorial and critical output - which reveal a path very dense relationships and moments of confrontation with the most up-to-date instances in the national art scene - still deserve further investigation.
The proximity to the circle of intellectuals who gathered around the "Corriere Padano", founded by Italo Balbo and directed by her husband Nello Quilici, favoured this exchange of ideas with artists such as Tato Sansoni, Filippo De Pisis, Mario Guido del Monte, Achille Funi.
Guild commissions, mainly in the fields of illustration, do not hinder the elaboration of an updated and antiretorical visual concept, as is evident in the illustrated covers for the periodicals "Rivista di Ferrara" and "Libya".
		       
			  
         
         
					  L’arte trapassata: Gunther von Hagens e la fine dell’esperienza estetica
		       di Francesco Paolo Campione
           The Works of Gunther von Hagens are the extreme case where arrived “artistic expression” in recent years. But up to that point Body Words’ exhibitions, the shows that the German pathologist exposes theirs “creations”, are a new phenomenon? The paper of Francesco Paolo Campione, retracing the history of dreadful aesthetic enjoyment starting from Herder, offers a Gunther von Hagens’ plastinations’ reading and describes their ineffectiveness from the point of view of Aesthetics.