Il 6 ottobre 2014 si spegneva prematuramente a Parigi uno dei maggiori artisti contemporanei, Igor Mitoraj.
Ho avuto il privilegio di conoscerlo. Da archeologo e storico dell’arte classica, mi sentivo naturalmente attratto dalla sua opera e avevo voluto avvicinarlo personalmente. Benché già indebolito dalla malattia, il Maestro mi aveva intrattenuto affabilmente nel suo laboratorio di Pietrasanta, ed era stato così disponibile da accettare la mia proposta di discutere insieme sulla sua opera in un incontro pubblico da tenersi presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. «In fondo parleremo tra colleghi», aveva detto alludendo alla laurea honoris causa in Archeologia che gli aveva conferito l’Università del Salento.[1]
Il progettato dialogo si dovette purtroppo ridurre ad un monologo.[2]
Oggi, ad un anno dalla sua morte, mi è grato rinnovargli con questo lavoro[3] l’attestazione della mia stima.
Igor Mitoraj era nato in Germania, a Oederan, nel 1944, dove sua madre, polacca, era stata deportata dai nazisti. Lì, in quei tempi calamitosi, essa ebbe una relazione con un prigioniero di guerra francese, e da questa relazione nacque Mitoraj.
Oederan è poco lontana da Dresda, la città che nel 1945 fu devastata dai terribili bombardamenti degli Alleati. Mitoraj aveva solo un anno, e anche se per avventura i suoi occhi videro i cumuli di macerie e le strade disseminate di cadaveri mutilati, è improbabile che ne abbia potuto serbare memoria; e tuttavia è singolare che da adulto i corpi caduti e smembrati siano diventati il leitmotiv della sua arte.
Appena finita la guerra, la madre ritornò in Polonia col bambino – che non avrebbe mai conosciuto il proprio padre[4] – e si sposò con un tale Czeslaw Mitoraj, che adottò il bambino dandogli il suo cognome. Dopo aver frequentato il liceo artistico a Bielsko-Biała, Igor si iscrisse all’Accademia d’Arte di Cracovia, dove iniziò a studiare pittura con il poliedrico Tadeusz Kantor. La pittura fu la sua prima vocazione, e a dipingere continuò sempre, anche dopo che la scultura diventò la sua attività principale.
Nel ‘68, mentre i movimenti studenteschi scuotevano l’Europa occidentale, Mitoraj decise di cambiare la sua vita lasciando la Polonia. A spingerlo fu proprio Kantor. «Vattene – gli disse – soltanto così potrai fare qualcosa di importante».[5] Andò a Parigi, dove si iscrisse all’École des Beaux-Arts e intanto, per sbarcare il lunario, si adattò a fare mille mestieri.
È in questo periodo che matura la sua conversione alla scultura. Le ragioni e le modalità di questa svolta rimangono oscure. Non è chiaro da dove sia derivata l’opzione pressoché esclusiva[6] per le forme classiche (anche se molti anni dopo avrebbe ricordato di essere stato impressionato dalle copie in gesso di sculture antiche viste all’Accademia di Cracovia) e ancora meno come sia riuscito a impadronirsi in breve tempo di una tecnica straordinaria, pari a quella dei grandi maestri dell’antica Grecia.[7] Certo è che nel 1976, quando tiene a Parigi la sua prima personale come scultore,[8] la sua arte è già perfetta, e per quasi quarant’anni non conoscerà né deviazioni né evoluzioni stilistiche rilevanti. Mitoraj non ha ‘periodi’: se non conoscessimo le date delle sue opere avremmo difficoltà ad attribuirle a un momento piuttosto che a un altro del suo percorso artistico. Indubbiamente il viaggio che nel 1979 fece a Pietrasanta gli consentì di apprendere i segreti degli abilissimi marmisti e fonditori locali, così come una visita della Grecia gli diede una conoscenza diretta della grande statuaria antica, ma tutto questo avvenne quando Mitoraj aveva già elaborato il suo inconfondibile linguaggio formale.
L’Italia divenne presto la sua seconda patria. Nel 1985 fece una mostra a Castel Sant’Angelo, che ebbe un grandissimo successo e fu da lui sempre considerata la sua vera consacrazione di artista (nessun’altra personale – soleva dire – gli aveva mai più dato le stesse emozioni[9]). Poi l’anno dopo espose alla Biennale di Venezia e l’anno dopo ancora aprì un atelier a Pietrasanta. Da allora la città toscana diventerà la sua residenza principale, ma anche molto di più: un vero luogo dell’anima. E questo nonostante il successo ne abbia fatto presto un cittadino nel mondo.[10]
Le sue opere sono esposte nelle maggiori città europee, in America, in Giappone, e le grandi mostre all’aperto, soprattutto quelle degli ultimi dieci anni,[11] lo hanno fatto conoscere da un pubblico vastissimo.
Il problema principale che Mitoraj pone è che la sua arte si presenta a prima vista di facile comprensione, perché il suo lessico è basato su forme ben radicate nell’immaginario della cultura occidentale. Sono forme che ci vengono dall’antichità greco-romana (e dal Rinascimento), e che pertanto percepiamo immediatamente come familiari. Ma definire il suo stile non è semplice. Mitoraj sfugge a ogni etichettatura, ha poco a che fare con le mode che, mentre lui batteva imperturbato la sua strada, attraversavano le biennali e invadevano musei e gallerie. La scelta di esprimersi attraverso quelle particolari forme fu un azzardo, una sfida, se consideriamo il momento in cui fu fatta, cioè i primi anni ‘70. Egli stesso ha detto: «Ho scelto la strada forse più difficile, quella dell'arte figurativa, perché per molto tempo poco amata rispetto all'astrattismo. Potevo intrugliare con l'astratto, ma non l'ho fatto. Questo tipo di arte mi si è imposta naturalmente. Ho cercato così di assecondare i miei tormenti. Le difficoltà mi piacciono».[12]
Mitoraj ha preso atto del progressivo esaurimento delle varie correnti dell’arte informale e ha ritenuto di dover ripartire dalle origini classiche, instaurando un dialogo con l’arte del passato. Un dialogo, appunto, e non una passiva ricezione. Ciò vuol dire che non lo si può definire banalmente un neoclassico. Niente è in effetti più lontano da Mitoraj del gusto neoclassico, e per molti motivi, il più ovvio dei quali è che per i neoclassici il precetto primo è l’assoluta compiutezza delle forme e la levigatezza delle superfici, mentre la cifra di Mitoraj è tutto l’opposto: il frammento, la rottura, la crepa. Se una cosa faceva uscire dai gangheri il Maestro, persona quanto mai garbata e misurata, era vedersi accostato, magari come forma di complimento, a Canova: «Io non sono uno scultore neoclassico – diceva –, e il mio stile non è, nella maniera più assoluta, quello del Canova […] Canova non lo amo […] ha privato dell’anima l’arte classica».[13] È stato giustamente detto che «se Canova è il classico puro, sereno e privo di anima, Mitoraj era invece il classico che si è contaminato, si è sporcato, si è infettato con i germi della modernità».[14]
In un saggio famoso, Die Kultur der Antike (1948), Ernst Howald ha individuato nella ricorrente rinascita del classico la ‘forma ritmica’ della storia culturale europea. Ad ogni sua nuova incarnazione il classico ci si presenta in forme diverse, e tuttavia sempre riconoscibili perché attinte allo stesso deposito di memoria culturale, alla stessa potente matrice eidetica (come ben vide Aby Warburg).[15] La riscoperta del classico da parte di Mitoraj non è vezzo postmoderno, bensì genuina Einfühlung. Nell’arte antica egli ha trovato un linguaggio che sentiva congeniale, ma soprattutto degli archetipi che ha saputo proiettare in una dimensione che va oltre la memoria per attingere l’immemoriale. Nelle sue mani il linguaggio classico diventa propriamente un metalinguaggio e la definizione di ‘classico contemporaneo’, per quanto abusata, è quella che tutto sommato più gli si attaglia, ma con l’avvertenza che Mitoraj usa il linguaggio classico non per parlare dell’antichità, e neppure della modernità cronologicamente intesa, bensì di situazioni e stati d’animo, appunto, immemoriali: più antichi dell’antichità stessa e perciò stesso perennemente contemporanei. «Se c’è un eroe greco o romano a noi contemporaneo, questo eroe sta nelle sculture di Mitoraj», ha detto un poeta.[16] Contemplare le forme create da Mitoraj non è fare un viaggio nella storia, ma è fare esperienza del tempo puro, che non è quello presente nel nostro mondo, nelle sue immagini artificiose e nei suoi effimeri simulacri, ma un tempo nascosto che solo la vera arte può attingere.
Anche quando hanno un nome, quelli di Mitoraj non sono personaggi determinati, si collocano nella dimensione del simbolo, del figurale.[17]
È stato detto che Mitoraj più che scolpire, scava, come un archeologo, le proprie immagini.[18] Per questo motivo la sua arte non può non attrarre un archeologo; ma va chiarito subito un possibile equivoco, ed è bene farlo con le parole che egli stesso ha usato: «Sarà difficile da credere, ma io ho sempre guardato con molta cautela a modelli concreti, e non ho mai voluto avvicinarmi troppo ai maestri dell’antichità: Fidia, Prassitele, Policleto, Scopas o altri».[19] È proprio così: benché sia facile trovare assonanze con note opere dell’antichità, non si tratta mai di citazioni puntuali (tantomeno di imitazioni o di simulazioni à la manière de). In questo egli si discosta da artisti pur ragguardevoli come Giulio Paolini, che invece proprio sulla citazione costruiscono la loro riproposta dell’antico.
Per la sua adesione non culturalistica ma profondamente empatica alla classicità, l’arte di Mitoraj fu definita “un’archeologia della psiche”. «È una definizione che non mi dispiace» fu il commento dell’interessato.[20] Le sue ri-creazioni dell’antico passato sono in effetti come proiezioni dell’inconscio che trovano una rifunzionalizzazione nella realtà sensibile dell’opera d’arte.
Il mito è naturalmente consono alla poetica di questo artista, perché permette di dare forma plastica agli stati psichici, di tradurre in immagini culturalmente codificate sentimenti e pulsioni. Nella sua mitologia personale un ruolo preminente ha Icaro (o Ikaro, come idiosincraticamente egli lo chiama), che rappresenta l'intraprendenza, la curiosità, la sfida alla limitatezza della condizione umana, e forse anche la dissennatezza dell’uomo moderno che lo condanna alla sconfitta.
Ikaro è mestamente rassegnato. Lo sguardo non è più rivolto al cielo, come meta da conquistare, ma alla terra, come a prendere atto di un’impossibilità, di un fallimento. A lui si associano tutti gli altri Ikari, qualcuno screpolato, manifestamente destinati al disfacimento.
Quanto a Ikaria, gemella di Ikaro inventata da Mitoraj, essa condivide col fratello l'aspirazione al volo, l'anelito di libertà. La sua figura esprime tutta la tensione del corpo che, guardando in alto, sta per spiccare il volo. Eppure la giovane è trattenuta a terra da una mano maschile che le stringe la caviglia: forse a simboleggiare che essa è legata alla terra dal suo essere donna.[21]
Anche a un osservatore distratto non sfugge il tratto comune a tutte le sculture di Mitoraj: la condizione di frammento.
Il primo scultore moderno a riproporre il frammento in forma autonoma è stato Rodin.[22] Dalle sue figure tagliate, ma ugualmente compiute nel loro significato e nella loro forza espressiva, emerge sempre una totalità. È bene ricordare che l’estetica del frammento è altra cosa rispetto alla poetica delle rovine che si afferma nel Rinascimento e più ancora nel secondo Settecento, da Diderot in poi.[23] Lì le rovine, i marmi antichi frammentati sono soprattutto il segno negativo di una grandezza perduta, emblemi della caducità di tutto ciò che è umano, e dunque spunti per meditazioni moraleggianti. Nel Novecento invece – e questo vale in modo particolare per Mitoraj – l’incompletezza enigmatica del frammento ne potenzia, insieme alla bellezza, il significato. Nella misura in cui esso non subisce la rovina, ma la espone, il frammento si propone autonomamente non come fine ma come inizio, come luogo da cui ogni volta si riforma potenzialmente il mondo. Un artista coetaneo di Mitoraj, diverso per linguaggio formale ma a lui accostabile per il ruolo centrale che nelle sue sculture hanno i frantumi e gli spezzoni, Anselm Kiefer,[24] ha detto con penetrante semplicità: «Io amo le rovine perché sono il punto di partenza per qualcosa di nuovo».[25] In virtù della forza propulsiva e ricostruttiva che ad esso inerisce, il frammento non sta in luogo dell’intero, ma lo prefigura, quasi prepotentemente: ciò che è rotto a sua volta irrompe.
Nel suo libro Il Tempo, grande scultore Marguerite Yourcenar sembra scrivere come se conoscesse Mitoraj (cosa in effetti possibile): parla di statue spezzate da cui nasce un’opera nuova, perfetta nella sua stessa segmentazione, in cui la bellezza sopravvive «in una completa assenza di aneddoto».[26] La segmentazione stessa è vista come condizione per la nascita di un’opera ossimoricamente «perfetta» proprio in virtù della sua evidente incompletezza. Anche Mitoraj, riferendosi alle sue proprie creazioni, ha parlato di «magnifica perfezione mista a corrotta imperfezione».[27] In lui la perfezione lacerata, incrinata, del frammento non esprime il lutto per la scomparsa dell’universo classico: sul ‘non più’ prevale comunque il ‘ma ancora’. Soprattutto non c’è la nostalgia dell’archeologo per quello che poté essere e mai più sarà.[28] Come dice Adorno, il frammento ha una sua quiete «enigmatica», che attiva la memoria non nel senso della ricostruzione ma della costruzione[29] (e – aggiunge Benjamin – la rammemorazione può fare dell’incompiuto un compiuto). Per cui mentre la preoccupazione dell’archeologo è quella di datare il frammento, Mitoraj sarebbe stato d’accordo con Starobinski quando questi definisce sacrilego voler datare ciò che deve essere sentito come immemoriale.[30] Le opere frammentate di Mitoraj sono fuori del fluire del tempo lineare, e tuttavia testimoniano drammaticamente l’operare del tempo.
Ma se il tema centrale della poetica mitorajana è il colosso frammentato, crepato, mutilato, esso resta pur sempre possente, autorevole: monumento cui è demandata – come da etimologia – l’alta funzione di ricordo e di monito, vigile sentinella contro l’oblio che tutto priverebbe di senso. Non reliquia, quindi, ma ‘concentrazione di senso’,[31] carismatica epifania come quella magistralmente evocata nell’Ozymandias di Percy Bysshe Shelley.[32]
Quella del colosso caduto è una metafora pregnante della lotta dell’uomo (e dunque anche dell’artista) per districarsi dalle mille pastoie che frenano la sua libertà e il suo desiderio di conoscenza, di verità: e nulla come il frammento può pretendere alla verità, se è vero che «Das Ganze ist das Unwahre» (“l’intero è il falso”), come ha scritto Adorno nei Minima moralia, rovesciando un noto passo della Fenomenologia hegeliana.[33]
I busti monchi e le monumentali teste resecate o scheggiate raccontano la perdita d’identità dell’uomo contemporaneo (leggiamo un che di alienato in quei volti mancanti delle loro parti più espressive, gli occhi), la sua fatica a dare un senso alla sua condizione esistenziale, caratterizzata dalla precarietà. Le mille screpolature che intaccano la levigata perfezione dei corpi, gli stigmi che segnano i volti denunciano tutta la fatica del vivere, il logoramento causato da una tensione senza fine. Siamo ben lontani, insomma, dalla nobile serenità e quieta grandezza di Winckelmann.
E tuttavia quelli di Mitoraj sono colossi reclinati, affossati, prostrati, ma non vinti, perché come ha detto l’artista, «il vero eroe è quello che sa perdere. Per questo nelle mie sculture creo sempre dei guerrieri che recano evidente il segno della ferita. Ho certamente più affinità con loro, mi sento più vicino all'eroe ferito».[34]
C’è una frase di Jean Genet che si potrebbe considerare emblematica dell’arte di Mitoraj: «Non esiste per la bellezza, altra origine che la ferita – individuale, irripetibile, celata o visibile – che ogni uomo custodisce in sé».[35] I colossi di Mitoraj palesano appunto la ferita segreta di ogni essere e di ogni cosa. Eppure non c’è esibizione di violenza in atto in Mitoraj. Come ha detto egli stesso: «molti artisti esprimono una grande violenza in quello che fanno, io credo però che questa sia una scorciatoia fin troppo facile. Non è una buona strada da percorrere».[36]
C’è piuttosto in Mitoraj una contenuta malinconia. Sui volti di quei suoi personaggi che sembrano finalmente assopiti in un sonno conquistato a caro prezzo[37] vediamo aleggiare un impalpabile, recondito sorriso (non diceva Michelangelo «la mia allegrezz’è la malinconia»?[38]) – perché nonostante tutto la bellezza – quella bellezza che nella profezia di Dostoevskij salverà il mondo - sopravvive ad ogni mutilazione, ad ogni sfregio. Anzi, secondo Rodin, «une belle chose en ruine est plus belle qu’un belle chose».
Un altro tema tipico di Mitoraj sono le teste bendate. Ne sono state date diverse interpretazioni: metafora dell’incomunicabilità, copertura di una ferita e altro ancora. Egli stesso comunque ha detto: «Il bendaggio simboleggia per me una sorta di protezione da una realtà che sin dagli anni giovanili mi si prospettava quanto mai ostile. È per me un simbolo di sopravvivenza. È anche l’espressione plastica della coscienza polacca, una coscienza sofferta, ferita, chiusa…».[39] Il dato biografico è sicuramente importante (vengono in mente anche gli Emballages del suo maestro Kantor), ma sarebbe limitativo ridurre tutto all’attitudine psicologica dei polacchi. Io credo che si possa ragionevolmente fare delle bende il segno dello smarrimento, della perdita di riferimenti dell’uomo moderno, non solo polacco. Lévi-Strauss, denunciando il disorientamento antropologico che già si vedeva negli anni ‘50 del secolo scorso, parlò di entropologia, ovvero una entropia antropologica che avrebbe potuto avere come esito ultimo la disgregazione di tutte le creazioni dello spirito umano.[40] Le bende di Mitoraj sono forse la traduzione plastica di questo concetto, una difesa contro la vertigine data dall’horror vacui del presente.
Si è sostenuto che un’opera come Eclisse ricorda le sculture velate di Antonio Corradini (1688-1752), autore, fra l’altro del bozzetto del celebre Cristo velato nella cappella San Severo di Napoli (poi realizzato da Giuseppe Sammartino).[41] L’accostamento potrebbe essere giustificato dal virtuosismo tecnico, ma mentre nelle sculture del Corradini il velo non occulta le fattezze, anzi le esalta, le bende di Mitoraj le annullano, con un effetto decisamente perturbante (viene il sospetto che se svolgessimo quelle bende sotto non troveremmo nulla, come nell’Uomo invisibile di Wells).
C’è poi un ulteriore motivo-firma nelle sculture di Mitoraj. Sono quelle specie di finestre o tasselli che si aprono in vari punti del corpo e in cui sono allogate altre forme e simboli ricorrenti dell’iconografia mitorajana. Qualcuno ha parlato di ex voto o addirittura di amuleti inseriti sotto la pelle.[42]
A me sembra che questi piccoli loculi dove l’artista ripone gli elementi-chiave del suo formulario richiamano i loci della mnemotecnica antica, e quindi in qualche modo fanno dei corpi un teatro della memoria, in una sorta di raffinato gioco di rimandi intertestuali. A volte poi nelle finestrelle sono repliche ridotte della stessa scultura. Si innesca così una mise en abîme, che ci confonde e ci intriga allo stesso tempo. È stato è detto che questo ci ricorda che viviamo nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’arte.[43] Sì, ma non per questo vale per Mitoraj la perdita benjaminiana dell’aura: un po’ perché Mitoraj riprende, cita, replica, ma niente in lui è mai veramente identico; e soprattutto perché, se è vero che viene meno l’aura dell’hic et nunc, le opere di Mitoraj sono ugualmente auratiche, seppur di un’aura diversa,[44] nella misura in cui attingono una dimensione atemporale, o – come si è già detto – immemoriale. Come il mito, in cui sono radicate, sono al di là del contingente.
Concorre a creare quest’aura altra la monumentalità delle opere. Tutte le sculture di Mitoraj hanno un respiro monumentale (non solo quelle oggettivamente tali per le dimensioni). «La monumentalità - ha dichiarato l’artista – per me è la sfida più appassionante. Mi piace confrontarmi con il grande».[45] Proprio perché così monumentali, le sculture di Mitoraj sono naturalmente esaltate dall’esposizione en plein air. «Il paesaggio influisce molto sulle mie opere – ha detto l’artista –. Ogni volta che so che la mia opera è destinata a dialogare con la natura, o con un luogo dalle forti connotazioni, il luogo diventa anch’esso una presenza, completando così, con la sua fisicità, il mio lavoro».[46] E a volte – come nel caso esemplare dell’esposizione nella valle dei Templi di Agrigento – si ha davvero la sensazione che quelle opere siano state lì da sempre, tanto profonda è la consonanza tra quelle architetture classiche, quel paesaggio gravido di storia e quelle forme mirabilmente evocative di un passato sempre presente.
Μa per quanto monumentali, le creazioni di Mitoraj non comunicano quel senso di sgomento reso così efficacemente da Füssli nel suo celebre disegno L’artista disperato davanti alla grandezza delle rovine antiche (1778 ca.).[47] I suoi colossi non ci schiacciano con la loro sublimità: caduti e smembrati, perfetti nelle forme ma insieme imperfetti perché lacunosi, li riconosciamo semmai come fratelli, come compagni di pena.
Si potrebbe in definitiva dire che Mitoraj assomiglia straordinariamente all’Angelus novus di Benjamin.[48] Come quello guarda al passato fatto di rovine, mentre il vento del tempo lo spinge suo malgrado in direzione opposta. E come quello vorrebbe restare tra le vittime di tutti i tempi, tra i perdenti che hanno mantenuto nella sconfitta la propria grandezza, per garantire ad essi un significato di qualche tipo mentre il futuro, a cui neanch’egli può sottrarsi, si prospetta oscuro per tutti noi.
Appendice
1 - Esposizioni personali
2015
Mitoraj, mito e Musica, Pietrasanta, Italia.
Omaggio a Igor Mitoraj, Galleria Contini, Venezia, Italia.
Strength In Fragility, Cara Gallery, New York, USA.
2014
Angeli, Piazza dei Miracoli, Μuseo delle Sinopie, Opera Primaziale Pisana, Pisa, Italia.
Mitoraj. Traces of Time, Contini Art UK, Londra, Gran Bretagna.
2013
Mitoraj. Sculture, Museo di Castelvecchio, Verona, Italia.
Igor Mitoraj. Skulpturen Protokollhof & Blaue Halle, Auswärtiges Amt, Berlino, Germania.
2012
Igor Mitoraj. Skulpturen, Goethe-Universität, Francoforte, Germania.
Memoriae, Cappella di Villa Rufolo, Auditorium Niemeyer, Ravello, Italia.
Igor Mitoraj. Il mistero e la speranza, Lecce.
2011
Dialoghi etruschi, Museo Archeologico, Sarteano, Italia.
I giganti della mitologia, “Valle dei Templi”, Agrigento, Italia.
2010
Mitoraj, un Sculpteur a la Defense, Parigi, Francia.
Mitoraj Monumental, Aix en Provence, Francia.
Mitoraj Monumental, Abbaye de Silvacane, Francia.
Cavallino (LE), Piazza Sigismondo Castromediano.
2009
Installazione delle porte della chiesa “Maria Boska Laskawa”, Varsavia, Polonia.
Lux in Tenebris, Fabryka Trzciny, Varsavia, Polonia.
Bronzes Noirs, Galleria Flora Bigai, Pietrasanta, Italia.
2008
BiancoNero, Galleria Contini, Venezia, Italia.
Ferro, Palazzo dell’Abbondanza, Massa Marittima, Italia.
Miriam Shiell Fine Art, Toronto, Canada.
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, Paseo del Prado, Madrid, Spagna.
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, Almería, Spagna.
Galeria Jona Gaspar, Barcellona
2007
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, Rambla de Catalunya, Barcellona, Spagna. Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, Sevilla, Spagna.
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, Gran Vía del Marqués del Túria, Valencia, Spagna.
Igor Mitoraj angeli, miti ed eroi, Loggiato San Bartolomeo, Palermo, Italia.
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, Vigo, Spagna.
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, La Coruña, Spagna.
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, San Sebastián, Spagna.
Galeria Joan Gaspar, Madrid.
2006
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, Casco Antiguo Granada, Spagna
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido, Dalt Murada, Palma de Mallorca, Spagna.
Installazione delle porte della Basilica di Santa Maria degli Angeli, Roma, Italia.
2005
Igor Mitoraj. Sculture, Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Ca’ Pesaro, Venezia, Italia
2004
Sculptures: Cité perdue, Galleria JGM., Parigi, Francia.
Sculptures monumentales, Jardin des Tuileries, Parigi. Francia.
Mitoraj ai mercati di Traiano, Mercati di Traiano, Roma, Italia.
Palazzo Reale, Varsavia, Polonia.
Galeria Joan Gaspar, Madrid, Spagna.
Zamek Królewski, Varsavia, Polonia.
2003
Centro internazionale di cultura, Cracovia, Polonia.
Muzeum Narodowe, Poznan, Polonia.
Galeria Joan Gaspar, Barcellona, Spagna.
2002
Die Schönheit - eine Zerbrochene Utopie, Institut Matildenhöhe, Darmstadt, Germania.
Museo d’Arte Moderna, Lugano, Svizzera.
Galleria Tega, Milano, Italia.
Galleria JGM, Parigi, Francia.
Galleria Joan Gaspar, Barcellona, Spagna.
2001
Igor Mitoraj, nouvelle mythologie, Musée Olympique, co, Losanna, Svizzera.
Die Galleria, Kaiserplatz, Francoforte, Germania.
2000
Galleria JGM, Parigi, Francia.
Mitoraj miti incrociati, Galleria Contini, Venezia, Italia.
Igor Mitoraj, Plastiken und Zeichnungen, Mumm Akademia, Parco della Villa Hajo, Ruter, Eltville, Germania.
Igor Mitoraj, Plastiken und Zeichnungen, Kunstverein, Villa Concordia, Bamberga, Germania.
Recent Bronzes, Miriam Schiell Gallery, Toronto, Canada.
Mitoraj: nostalgia del mito, Repubblica di San Marino.
1999
Igor Mitoraj Dei ed Eroi, Museo Archeologico, Giardino di Boboli, Firenze, Italia. Galleria Joan Gaspar, Barcellona, Spagna.
Galleria degli Uffizi, Firenze, Italia.
Gallerie Zoumboulakis, Atene, Grecia.
1998
Opernplatz, Francoforte, Germania.
Mitoraj. Sculture, Galleria Contini, Cortina d’Ampezzo, Italia.
1997
KPMG, La Défense, Parigi, Francia.
Igor Mitoraj. Raadselachtige Schoonheid, Museum Beelden Aan Zee, Scheveningen, Olanda.
Mitoraj, Il giardino delle muse, Biblioteca di Via Senato, Milano, Italia.
Istituto Polacco di Cultura, Roma, Italia.
Galleria Contini, Forte dei Marmi, Italia.
Chiesa di Sant'Agostino e Piazza Duomo, Pietrasanta, Italia.
1996
Academy Gallery, Bath, Gran Bretagna
Gli dei sono ancora qui, Fondazione Publitalia, Teatro Greco di Siracusa, Italia.
Marisa Del Re Gallery, Palm Beach, USA.
1995
Centro Cultural Casa del Cordón, Burgos, Spagna.
Mitoraj, Galleria Carini, Prato, Italia.
Larmes amères d’Aphrodite, Marisa Del Re Gallery, New York, USA.
Park Riu Sook Gallery, Seul, Corea del Sud.
Galleria Medusa, Chiostro San Francesco, Cesena, Italia.
Igor Mitoraj: immagini nella città, Macerata, Italia.
1994
Time Machine, The Britih Museum, Londra, Gran Bretagna.
Galleria Joan Gaspar, Barcellona, Spagna.
Muzeum Narodowe, Breslavia, Polonia.
Galleria Nazionale, Łódź, Polonia.
Galeria Lévy, Madrid, Spagna.
Sala Imagen, Siviglia, Spagna.
Museo de Navarra, Pamplona, Spagna.
Fundación Caja Vital Kotuxa, Vitoria, Spagna.
1993
Galleria JGM, Parigi, Francia.
Galeria Kordegarda, Varsavia, Polonia.
Galleria Forni, Bologna, Italia.
Uniwersytet Jagielloński, Cracovia, Polonia.
Muzeum Narodowe, Poznan, Polonia.
1992
The Economist Plaza, Londra, Gran Bretagna.
BSG Fine Art Gallery, Londra, Gran Bretagna.
Yorkshire Sculpture Park, Wakefield, Gran Bretagna.
Galleria JGM, Arco, Madrid, Spagna.
Spoleto Festival USA, Charleston, USA.
1991
Têtes, Galleria JGM, Parigi, Francia.
Castello Sforzesco, Milano, Italia.
Thomas Tivelli Gallery, Aspen, USA.
The Murray and Isabella Rayburn Foundation, New York, USA.
1990
Galleria Stenbock-Fermor, Stoccolma, Svezia.
Igor Mitoraj. Sculptures and drawings, Gerald Peters Gallery, Dallas, USA.
1989
Galleria Joan Gaspar, Barcellona, Spagna
New York Academy of Art, New York, USA
Igor Mitoraj: sculture e disegni, Rocca Malatestiana, Cesena, Italia.
Galleria Forni, Bologna, Italia.
1988
Galleria Lévy, Madrid, Spagna
Galleria Valente Artforum, Amburgo, Germania
1987
Elegie per Roma, Galleria Due Ci, Roma, Italia.
Palazzo Strozzi, Firenze, Italia.
Centro Italsider, Taranto, Italia.
Galleria Stenbock-Fermor, Gand, Belgio.
Igor Mitoraj: sculture 1987,Compagnia del Disegno, Milano, Italia.
1986
Galleria La Hune, Parigi, Francia
Galleria Pierre Huber, Ginevra, Svizzera
Castello dell’Imperatore, Prato, Italia.
Galleria Stemmle-Adler, Heidelberg, Germania
42° Biennale d'Arte Internazionale (sala personale), Venezia, Italia.
1985
Museo Castel Sant’Angelo, Roma, Italia.
Galleria Tavolozza, Palermo, Italia.
Igor Mitoraj: sculture, La Compagnia del Disegno, Milano, Italia.
Igor Mitoraj: sculture, Civica Galleria d'arte, Portofino, Italia.
Igor Mitoraj: sculture, Civica Galleria d'arte, Portofino, Italia.
Maison de la Culture, Metz, Francia.
1984
Galleria l’Orangerie, Colonia, Germania.
Igor Mitoraj. Sculpturen, Zeichnungen, Galleria Lévy, Amburgo, Germania.
Galleria Lévy, Parigi, Francia.
Galleria Gübelin, Lugano, Svizzera.
Galleria Toninelli, Roma, Italia.
1983
Galleria Lévy, Parigi, Francia.
Galleria Artcurial, Friburgo, Svizzera.
Galleria Cupillard, Saint-Tropez, Francia.
1982
Le Rocabella, Monte Carlo, Principato di Monaco.
Galleria Lévy, Colonia, Germania.
1981
Galleria Artcurial, Parigi, Francia
Galleria Lévy, Parigi, Francia
Galleria Lévy, Colonia, Germania.
1980
Fondazione Veranneman, Kruishoutem, Belgio.
Galleria Lévy, Amburgo, Germania.
Galleria Mathilde, Amsterdam, Olanda.
Galleria G. Bach, Ginevra, Svizzera.
1979
Galleria Cupillard, Grenoble, Francia.
Galleria Bornan, Marsiglia, Francia.
Studio 40, L’Aja, Olanda.
1978
Galleria Artcurial, Parigi, Francia.
Galleria Dovat, Zurigo, Svizzera.
Galleria Gübelin, Lugano, Svizzera.
1977
Galleria Artcurial, Parigi, Francia.
Galleria Maison, Berlino, Germania.
Galleria Frédéric Gollong, Saint-Paul-de-Vence, Francia.
1976
Galleria La Hune, Parigi, Francia.
2 - Cataloghi
Mitoraj. Mito e Musica. Pietrasanta, 18 aprile-30 settembre 2015 (testi di Dario Franceschini, Domenico Lombardi, Massimo Mallegni, Jean-Paul Sabatié; fotografie di Giovanni Ricci-Novara), Pacini, Pisa 2005 (mostra Pietrasanta).
Omaggio a /An Homage to: Igor Mitoraj(fotografie di Giovanni Ricci-Novara, Renzo Cargasacchi, Claudio Franzini), Bandecchi e Vivaldi, Pontedera 2015 (mostra Venezia).
Igor Mitoraj. Strenght in Fragility (fotografie Argos Studio), Cara Gallery, New York 2015 (mostra New York).
Angeli (testi di Jean-Paul Sabatié, Igor Mitoraj, Giovanni Ricci-Novara; fotografie di Giovanni Ricci-Novara), Pacini, Pisa 2015 (mostra Pisa).
Mitoraj. Traces of Time (testo di James Putnam, fotografie di Giovanni Ricci-Novara), Contini Art UK, Londra 2014 (mostra Londra).
Sculture: Mitoraj. Verona, Museo di Castelvecchio, 13 luglio - 8 settembre 2013, Cortella poligrafica, Verona 2013 (mostra Verona.
Igor Mitoraj. Skulpturen-Sculptures (testi di Elke Mohr e Cécile Schortmann), Die Galerie, Frankfurt am Main 2012 (mostra di Francoforte).
Igor Mitoraj. Il mistero e la speranza (testi di Toti Carpentieri, Micol Forti, Giovanni Gazzaneo), Editrice Salentina, Lecce 2012 (mostra Lecce).
Igor Mitoraj: Parco archeologico Valle dei Templi di Agrigento (a cura di Maurizio Calvesi, Teresa Emanuele; fotografie di Luigi Nifosì; con un saggio di Francesco Buranelli), Il Cigno Edizioni, Roma 2011 (mostra Agrigento).
Igor Mitoraj. Memoriae a Ravello (testi di Renato Brunetta, Giovanni Testori, Francesco Buranelli, Igor Mitoraj; fotografie di Mario Ciampi), Art’em, Napoli 2012 (mostra Ravello).
Igor Mitoraj: Agrigento, Valle dei Templi (text by Francesco Buranelli, photographs by Mario Ciampi), Verba Volant, London 2011 (mostra Agrigento).
Igor Mitoraj: Dialoghi etruschi (testi di Roberto Burani, Alessandra Minetti, Marco Di Capua, Tahar Ben Jelloun, Salvietti e Barabuffi, Colle Val d’Elsa 2011 (mostra Sarteano).
Monumental (testo di Jean-Gabriel Mitterand), Pays d’Aix 2010 (Mostra Aix en Provence - Abbaye de Silvacane).
Lux in tenebris (testi di Szymon Bojko, Tahar Ben Jelloun, Marco di Capua; fotografie di Giovanni Ricci-Novara), Antalis, Varsavia 2009 (Porte della Chiesa “Maria Boska Laskawa” di Varsavia)
Igor Mitoraj: ferro (testi di Lidia Bai, Sergio Martini, Maurizio Vanni), Bandecchi & Vivaldi, Pontedera 2008 (mostra Massa Marittima).
Bianconero (testi di Tahar Ben Jelloun, Julian Zugazagoitia; fotografie di Giovanni Ricci-Novara, Contini, Venezia 2008 (mostra Venezia).
Arte en la calle: Igor Mitoraj. El mito perdido (testi di Marius Carol, Maria Aurelia Capmany, James Putman, Trinidad Nogales), Fundació La Caixa, 2007-2008 (mostre Granada, Valencia, Palma, Vigo, Sevilla, Barcellona, San Sebastián, La Coruña, Almeria, Madrid).
Igor Mitoraj. Escultures, Galeria Joan Gaspar, 2007-2008 (mostre Barcellona e Madrid).
Igor Mitoraj: Angeli, miti ed eroi (testo di Marco Di Capua), Il Cigno Edizioni, Roma 2007 (mostra Palermo).
Igor Mitoraj. Sculture 1983-2005 (Testi di Massimo Cacciari, Giandomenico Romanelli,
James Putnam), De Luca Editori d’Arte, Roma 2005 (Mostra Venezia).
Igor mitoraj. Sculptures monumentales. Jardin des tuileries, octobre-décembre 2004 (testo di Tahar Ben Jelloun), Éditions JGM. Galerie, Parigi 2004 (mostra Parigi)
Igor Mitoraj ai Mercati di Traiano (testi di Costanzo Costantini, Claudio Strinati, Maurizio Calvesi, Julian Zugazagoitia, Rudy Chiappini), Artmedia, Veggiano 2004 (mostra di Roma).
Mitoraj Rysunki i Projekty (testo di Marzenna Guzowska), Zachęta Narodowa Galeria Sztuki, Warszawa 2004 (mostra Varsavia).
Urok Gorgony (Il fascino della Gorgone) (testi di Witold Dobrowalski, Donald Kuspit, Antonio Paolucci, Anna Potoczek, John Russell Taylor, Julian Zugazagoitia), Rosikon Press 2003, Izabelin (Varsavia) (mostra Poznan).
Igor Mitoraj. Sculptures and drawings (testi Teresa Leśniak, Monika Rydiger), Pasaz, Cracovia 2003 (mostra di Cracovia).
Hypnos – escultures novembre 2002 - febrer 2003 (testo di Joan Gaspar i Farreras, fotografie di Enio Forli), Galeria Joan Gaspar, Barcellona 2002 (mostra Barcellona).
Igor Mitoraj. Die Schonheit-Eine Zerbrochene Utopie (testo di Klaus Wolbert), Die Galerie, Frankfurt am Main 2002 (mostra di Darmstadt).
Igor Mitoraj: aprile-maggio 2002 (testo di Flaminio Gualdoni), Galleria Tega, Milano
2002 (mostra Milano).
Igor Mitoraj (a cura di Rudy Chiappini; testi di Rudy Chiappini, Luciano Caprile, Maurizio Cecchetti, Enzo Siciliano, Barbara Paltenghi), Skira, Ginevra-Milano 2002 (mostra Lugano).
Mitoraj: Nouvelle Mythologie (a cura di M. Pedro Palacios; testi di Francoise Jaunin, John Russell Taylor, Giorgio Cortenova,), Musée Olympique, Losanna 2001 (mostra Losanna).
Igor Mitoraj: Plastiken und Zeichnungen (testo di Bernd Goldmann), Verl. Fränkischer Tag, Bamberg 2000 (mostra Bamberga).
Mitoraj. Miti incrociati (testo di Giorgio Cortenova), Galleria d’arte Contini, Venezia 2000.
Mitoraj. Nostalgia del mito (testo di Giorgio Cortenova), Cassa di Risparmio di San Marino, Repubblica di San Marino 2000 (mostra San Marino).
Igor Mitoraj. Dei ed Eroi (testi di Maurizio Calvesi, Donald Kuspit, Mario Lolli Ghetti, Litta Maria Medri, Antonio Paolucci), Electa, Milano 1999 (mostra Firenze).
Igor Mitoraj: escultures: desembre 1999-febrer 2000, Galeria Joan Gaspar, Barcelona 2000 (mostra Barcellona).
Igor Mitoraj (testi di Donald Kuspit, Martin Mosebach, Paolo Vagheggi), Die Galerie, Frankfurt am Main, 1998 (mostra Francoforte).
Mitoraj: sculture 1 agosto -13 settembre 1998, Cortina d'Ampezzo (testi di Riccarda Grasselli Contini,fotografie di Elio Forli), Biblos, Cittadella 1998 (mostra Cortina d’Ampezzo).
Igor Mitoraj. Raadselachtige Schoonheid (testi di Donald Kuspit, Robert A. Lunsingh Scheurleer, Museum Beelden Aan Zee, Scheveningen 1997 (mostra Scheveningen).
Mitoraj: Il giardino delle muse (testi di Flaminio Gualdoni, Julián Zugazagoitia), Electa, Milano 1997 (mostra Milano).
Mitoraj – Sculptures (testo di Giorgio Soavi), Contini e Vecchiato Gallery, Forte dei Marmi, 1997.
Igor Mitoraj. The Bitter Tears of Aphrodite (testo di John Russel-Taylor), Bath Festivals Trust, Bath 1996 (mostra Bath).
Gli dei sono ancora qui (Testi di Gesualdo Bufalino, Roberto Ciuni, Giorgio Soavi), Nuova Tavolozza, Siracusa 1996 (mostra Siracusa).
Mitoraj (testi di Giovanni Testori, Donald Kuspit,; fotografie di Aurelio Amendola, Enrico Chelli, Liberto Perugi), Pier Giuseppe Carini, Prato 1995 (mostra Prato).
Igor Mitoraj, febrero-marzo 1995, (testi di Peter Murray, Antonio Gala, John Russel Taylor), Caja de Burgos-Obra social, Burgos 1995 (mostra di Burgos).
Igor Mitoraj. Sculture (testi di Marisa Vescovo, Alberto Bevilacqua), Civica Galleria d'arte, Portofino 1995 (mostra Portofino).
Igor Mitoraj - Immagini nella città (testo di Italo Tomassoni), Comune di Macerata, Macerata 1995 (mostra di Macerata).
Igor Mitoraj. Bitter Tear of Aphrodite (testo di Donald Kuspit, Marisa del Re Gallery, New 1995 (mostra di New York).
Mitoraj: Sculture (testi di Mautizio Cecchetti, Giordano Conti, Philippe Daverio), Galleria Medusa, Cesena 1995 (mostra Cesena).
Igor Mitoraj. Escultures 1978-1993 , maig-juliol 1994 (testo di John Russel-Taylor), Galeria Joan Gaspar, Barcellona 1994 (mostra Barcellona).
Igor Mitoraj. Sala Imagen, mayo 1994, Caja San Fernando de Sevilla y Jerez, Sevilla 1994 (mostra Siviglia).
Igor Mitoraj: Museo de Navarra marzo-mayo 1993, Gobierno de Navarra, Departamento de Educación y Cultura, Pamplona 1994 (mostra Pamplona).
Igor Mitoraj: Carvings and Bronzes. Autumn and Winter 1992-1993 (testi di John Russel-Taylor, John Keats, Constantinos P. Cavafy), Yorkshire Sculpture Park, Wakefield 1993 (mostra Wakefield).
Igor Mitoraj (testi di Donald Kuspit, Giovanni Testori), Fabbri Editori, Milano 1992 (mostra di Charleston).
Igor Mitoraj (testi di Donald Kuspit, Giovanni Testori), Fabbri Editori, Milano 1991 (mostra di Milano).
Igor Mitoraj - Sculptures and Drawings (testi di Robert Rosenblum, Giovanni Testori),
The Gerald Peter's Gallery, Dallas 1990
Têtes 1980-1990 (testo di Donald Kuspit), Galerie JGM, Parigi 1991 (mostra Parigi).
Igor Mitoraj (testi di Donald Kuspit, Giovanni Testori; fotografie di Liberto Perugi), Fabbri, Milano 1991 (mostra Milano).
Igor Mitoraj: Sculptures 1989 (testi diRobert Rosenblum, Giovanni Testori, The New York Academy of Art, New York 1989 (mostra New York).
Igor Mitoraj: ottobre 1989 (testo di Giovanni Testori), Forni scultura, Bologna 1989 (mostra Bologna).
Igor Mitoraj: sculture e disegni (testi di Maurizio Cecchetti, Giovanni Testori), Comune di Cesena, Assessorato alla cultura, Cesena 1989 (mostra Cesena).
Igor Mitoraj (testo di Maria Aurelia Capmany) Galeria Sala Gaspar, Barcellona 1989 (mostra Barcellona).
Igor Mitoraj: Sculture 1987 (testo di Giovanni Testori), Due Ci, Roma 1987 (mostra Roma).
Igor Mitoraj: Sculptures 1978-1986 (testo di Claudio Malberti), Galerie La Hune 1986 (mostra Parigi)
Igor Mitoraj. Sculture (testi di Maurizio Calvesi Alberto Bevilacqua, Vittorio Sgarbi Marisa Vescovo), Mondadori, Milano 1985 (mostra Castel Sant'Angelo, Roma).
Igor Mitoraj. Sculture (testo di Vittorio Sgarbi; fotografie di Marco Chierigato, Giorgio Como, Carlo giani, Franco Grechi, Pascal Hinus), Compagnia del Disegno, Milano 1985 (mostra Milano).
Igor Mitoraj (testo di Clementine Klein), Galerie Orangerie-Reinz, Colonia 1984 (mostra Colonia).
Mitoraj. Nostalghija: opere in marmo e bronzo: 29 novembre 1984-12 gennaio 1985 (testo di Marisa Vescovo, Toninelli arte moderna, Roma 1984 (mostra di Roma).
Igor Mitoraj. Skulpturen, Zeichnungen, Levy Galerie, Amburgo 1984 (mostra Amburgo).
Igor Mitoraj, Skulpturen, 1. September bis 4. Oktober 1980, Levy Galerie, Amburgo 1980 (mostra Amburgo).
Igor Mitoraj. Archéologies (testi di Jacques Lassaigne e Jean-Marie Benoist ), Artcurial, Paris 1978 (mostra Parigi)
Igor Mitoraj: Catalogue des premières sculptures 1975 – 1976 (testo di Marie - Claude Volvin), Galerie La Hune, Paris 1976 (mostra Parigi).
3 - Opere datate *
Adriano d’oro 2011 Bronzo dorato
Aedo 1995 Ghisa
Aedo II 2010 Bronzo
Aklepios 1988 Bronzo
Alexandra 1981 Bronzo
Alfeo 2008 Bronzo
Angelo 2006 Bronzo
Angelo blu 2013 Tecnica mista su tela
Angelo e Maria 2006 Bronzo
Angelo ferito 2008 Tecnica mista su legno
Angelo nero 2009 Tecnica mista su tela
Angelo rosso 2005 Encausto su tela
Aphrodisios 1987 Bronzo
Argos 1982 Bronzo
Argos 1987 Bronzo
Argos screpolato 2007 Bronzo
Armure 1978 Bronzo
Articulations 1984 Bronzo dorato
Bacio dell’angelo 2003 Bronzo
Black Diver with Golden Fish 1994 Mosaico
Black Red Blue 2013 Tecnica mista su tela
Blue Benares 1990 Bronzo
Blue Head with Golden Eye 1994 Mosaico
Blue Wings 1981 Litografia su carta
Bocca 1984 Bronzo
Bocca 1990 Marmo
Bocca bianca 2005 Marmo
Bocca di Eros 1995 Marmo
Bocca di Eros grande 2007 Bronzo
Bocca nera 1995 Bronzo
Busto 1988 Bronzo
Busto con la Medusa 1985 Marmo
Cacciatori di Adriano 2000 Bronzo
Cacciatori di Gorgona 1986 Bronzo
Cacciatori feriti 1993 Ghisa
Centauro 1992 Bronzo
Centauro 1994 Bronzo
Centurione 1985 Bronzo
Centurione con piede II 2006 Bronzo
Centurione I 1987 Bronzo
Centurione I 1991 Marmo
Centurione II 1989 Bronzo
Centurione pietrificato 2007 Bronzo
China Moon 1990 Bronzo
Città perduta I 2004 Bronzo
Città perduta II 2005 Marmo
Città perduta III 2005 Marmo
Colonna I 1985 Bronzo
Colonna II 1985 Bronzo
Coppia per l’eternità I 1990 Marmo
Coppia per l’eternità II 1987 Bronzo
Coppia per l’eternità II 1987 Ghisa
Coppia per l’eternità II 1990 Marmo
Coppia Reale 1998 Bronzo
Corazza 1978 Bronzo
Corazza Grande 1980 Bronzo
Corazza II 1986 Bronzo
Custode del tempo 2002 Bronzo
Dea ferita 2005 Bronzo
Dea Roma 2003 Travertino
Dedalo 2010 Bronzo
Delfi II 2005 Bronzo
Disco con testa 1983 Marmo
Disco Delfi II 2011 Bronzo
Disco Gorgona 1993 Bronzo
Disco nero 1978 Bronzo
Donne I 1989 Ghisa
Donne I 1990 Bronzo
Donne I 1990 Marmo
Donne II 1990 Bronzo
Dormiente 2002 Bronzo
Dormiente 2009 Marmo
Due blu 2014 Tecnica mista su tela
Eclisse 1979 Bronzo
Eclisse 1992 Marmo
Eclisse 2010 Bronzo
Eclisse grande II 2008 Marmo
Eclisse media 2001 Bronzo
Élégie pour Rome 1987 Bronzo e marmo
Eroe di luce 1986 Marmo
Eroe elimo 2007 Bronzo
Eroi di luce 1991 Marmo
Eros alato 1984 Bronzo
Eros alato con mano 2001 Marmo
Eros alato con mano 2004 Bronzo
Eros alato su colonna 1984 Marmo
Eros bendato 1999 Bronzo
Eros bendato screpolato 1999 Bronzo
Eros I 1995 Marmo
Eros II 1982 Bronzo
Eros II 1982 Terracotta
Eros pietrificato con mano 2014 Bronzo
Eros romano 1986 Bronzo
Eros romano 2014 Travertino
Estate 2004 Marmo
Fontana del Centauro 1991 Bronzo
Gaia 1989 Ghisa
Gambe alate 2002 Bronzo
Giardino del cuore 1987
Gorgona 1992 Mosaico
Grande disco 1993 Bronzo
Grande notturno
Grande porta 2001 Bronzo
Grande stella pietrificata 2009 Bronzo
Grande Toscano 1981 Bronzo
Grepol 1978 Bronzo
Grepol 1985 Bronzo
Grepol ferito 2011 Ghisa
Helios 1988 Bronzo
Hermes pietrificato 2006 Bronzo
Horizon 1986 Bronzo
Hypnos 2001 Marmo nero
Hypnos 2004 Travertino
Icona I 2006 Tecnica mista su legno
Ikaria 1987 Bronzo
Ikaria 1991 Bronzo
Ikaria 1996 Bronzo, resina
Ikaria 2008 Marmo
Ikaria Column 1989 Bronzo
Ikaria Grande 2001 Bronzo
Ikaro 1998 Bronzo, resina
Ikaro alato 2000 Bronzo
Ikaro blu 2013 Bronzo
Ikaro caduto 2011 Bronzo
Ikaro Cielo Bianco 2014 Tecnica mista su tela
Ikaro screpolato1998 Bronzo
Il Profeta 2007 Bronzo
Iniziazione 1991 Marmo
Iniziazione 1993 Bronzo
Isis 2008 Bronzo
Ithaka 1991 Bronzo
Jlon et Jlog 2011 Tecnica mista su tela
Kea 1979 Bronzo
La notte blu 2013 Tecnica mista su tela
La Terre brisée 2008 Bronzo
Le mani 1982 Bronzo
Le mani 1989 Marmo
Le yeux de la mer 1984 Marmo
Luci di Nara 1992 Bronzo
Luci di Nara pietrificata 2014 Bronzo
Luna Bianca 2012 Marmo
Luna Dormiente 2011 Bronzo
Luna Nera 2011 Bronzo
Lunetta della facciata della chiesa di S. Agostino a Pietrasanta 2013 Bronzo
Mani 1978 Bronzo
Mani 1990 Marmo
Maria 2006 Bronzo
Mars 2000 Bronzo
Massinissa 1983 Bronzo
Massinissa 2012 Marmo
Memnesis 2013 Bronzo1991 Marmo
Messaggero 1982 Bronzo
Monumento a Papa Giovanni Paolo II 2007 Bronzo (bozzetto mai realizzato)
Moonlight Venice 1999 Vetro di Murano, acciaio
Nascita di Alenia
Nascita di Venere 1993 Bronzo
Notte Bianca 2013 Tecnica mista su tela
Notturno d’estate 2002 Mosaico
Nudo 2002 Bronzo
Omaggio a De Sabata 1993 Bronzo
Orizzonte 1991 Marmo
Osiride addormentato 2004 Bronzo
Osiride addormentato blu 2007 Bronzo
Osiride addormentato screpolato 2007 Bronzo
Paesaggio archeologico 1985 Bronzo
Palio dell’Assunta 2004 Colori su seta
Passo segreto 2014 Terracotta
Per Adriano 1992
Perseo 1988 Bronzo
Persona 1985 Marmo
Persona 1988 Bronzo
Photios 1999 Bronzo
Piccola greca 1985 Bronzo
Piede 1980 Marmo
Piede 1987 Terracotta
Piede con mano 1999 Bronzo
Piede con mano 2001 Bronzo
Piede con mano 2001 Marmo
Polvere d’Oriente 1980 Bronzo
Polvere d’Oriente 1990 Bronzo
Pompeiani II 2007 Bronzo
Pompeiani III 2007 Bronzo
Pompeiani III 2008 Bronzo
Pompeiani IV 2008 Bronzo
Porta italica 1997 Bronzo
Porta pietrificata 2008 Bronzo
Porte della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma 2005 Bronzo
Porte della Chiesa Matzi Bozej Laskawej Varsavia 2009 Bronzo
Portrait archéologique 2001 Marmo
Portrait archéologique de Michel 1977 Bronzo
Prima della notte 2009 Marmo
Quirinus 1987 Bronzo
Red Black 2013 Tecnica mista su tela
Ritratto archeologico 1985 Terracotta
Samothraki 1983 Bronzo
Saturnia 1986-1990 Marmo
Scudo 1983 Bronzo
Selene 2014 Bronzo
Senza titolo (per Francesca) 1985 Carboncino su cartoncino
Senza titolo 1984 Carboncino su carta
Senza titolo 1984 Carboncino su carta
Senza titolo 2005 Tecnica mista su tela
Senza titolo 2009 Tecnica mista su tela
Senza titolo 2010 Tecnica mista su tela
Senza titolo 2010 Tecnica mista su tela
Senza titolo 2010 Tecnica mista su tela
Senza titolo 2010 Tecnica mista su tela
Senza titolo 2011 Tecnica mista su tela
Senza titolo 2013 Tecnica mista su tela
Sfera 1983 Bronzo
Sonno Grande 2002 Travertino
Sonno Grande 2004 Bronzo
Sonno II 2001 Bronzo
Sonno tatuato sdraiato 2002 Bronzo
Sotto laguna I 2005 Bronzo
Sotto laguna II 2005 Bronzo
Stele del Carmine 1991 Marmo
Stele di Herma 2012 Marmo
Stella 1981 Bronzo
Stella a Tivoli 2005 Travertino
Stella con colonna 1981 Bronzo
Stella pietrificata 2007 Bronzo
Stella Solaris 1998 Bronzo
Sulla Riva Grande 2009 Bronzo
Sulla Riva Grande Screpolata 2010 Bronzo
Sulla Riva II 2009 Bronzo
Terra amara 1990 Bronzo
Testa 1985 Bronzo
Testa 2000 Carboncino, gesso e matita su carta
Testa addormentata 1983 Bronzo
Testa addormentata 1985 Bronzo
Testa addormentata 1994 Marmo
Testa bendata 1995 Bronzo
Testa di Ikaro bendato II 1999 Bronzo
Testa di Ikaro I 1999 Bronzo
Testa di Ikaro screpolata 2001 Bronzo
Testa iberica 1989 Marmo
Testa iberica grande 1989 Bronzo
Testa San Giovanni 2006 Bronzo
Testa San Giovanni 2006 Ghisa
Tête Secrète 1984 Bronzo dorato
Tevere bianco 1995 Marmo
Thybris 1990 Ghisa
Tindaro 1990 Bronzo
Tindaro 1991 Marmo
Tindaro 1997 Bronzo
Tindaro con piede 1997 Bronzo
Tindaro screpolato 1998 Bronzo
Titano 1978 Bronzo
Torse couché 1992 Marmo
Torso 1985 Terracotta
Torso 1993 Bronzo
Torso alato 1985 Bronzo
Torso alato screpolato 2000 Bronzo
Torso d’inverno 1992 Bronzo
Torso del Centauro 1992 Bronzo
Torso del Lago 2002 Bronzo
Torso di Ikaro 2002 Bronzo
Torso ferito 1986 Bronzo
Torso italico 1985 Terracotta
Torso italico 1987 Senza titolo 2010 Tecnica mista su tela
Torso pietrificato 1983 Bronzo
Toscano 1980 Bronzo
Tsuki-No-Ikari 1991 Gesso
Tsuki-No-Ikari 1993 Bronzo
Untitled 1980 Marmo
Uomo 1985 Bronzo
Uomo inclinato 1999 Bronzo
Vaso etrusco con Ikaria 1990 Bronzo
Veduta di Delfi 1983 Bronzo
Venere 1984 Bronzo
Venere 1984 Marmo
Venere italica 1989 Bronzo
Venere nera 1998 Marmo
Viita a Maria 2003 Marmo
Visita a Piero 1990 Bronzo
Vulcano 2007 Bronzo
Vulcano II 2008 Bronzo
White Winter Torso 1994 Marmo
* Si tratta di un primo elenco – largamente incompleto, specialmente per quanto riguarda l’opera pittorica e grafica – basato sui cataloghi delle esposizioni e delle case d’asta.
4 – Allestimenti di Opere liriche
2013 Scenografia per la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, Arena di Verona, Italia
2012 Scenografia e costumi per Aida di Giuseppe Verdi, Doha, Qatar.
2010 Scenografia e costumi per Aida di Giuseppe Verdi, Giardini di Boboli, Firenze, Italia.
2006 Scenografia e costumi per Tosca di Giacomo Puccini, Torre del Lago, Italia.
2002 Scenografia e costumi per Manon Lescaut di Giacomo Puccini, Torre del Lago, Italia.
5 - Località dove sono conservate opere di Mitoraj (l’asterisco indica quelle esposte in luoghi pubblici)
Città del Vaticano Musei Vaticani
Francia
Angers, Place Saint Eloi*
Belfort, Place Baudin*
Confoux, Castello e Place de l’Eglise*
Laval, Trésorerie générale de la Mayenne
Parigi, BNP Parisbas
Parigi, La Défense, Tour Adria*
Parigi, La Défense, Tour Areva*
Parigi, La Défense, Tour Égée*
Parigi, La Défense, Tour KPMG*
Parigi, Place d’Armes du Fort Neuf de Vincennes*
Germania
Bamberg, Am Kranen*
Berlino Sammlung Würth
Kunzelsau, Museum Würth
Giappone
Hakone, The Hakone Open Air Museum
Sobetsu-Abuta-Toya, Lake Toya Circular Sculpture Park
Tokyo, The Tokyo Sogo Bank
Utsunomiya, Oya Stone Museum
Gran Bretagna
Londra, Columbus Courtyard, Canary Wharf*
London, Jubilee Place, Canary Wharf*
Londra, Montgomery Square, Canary Wharf*
London, The British Museum*
Wakefield, Yorkshire Sculpture Park*
Grecia
Andros, Museo di Arte Moderna B. & E. Goulandris
Italia
Agrigento, Valle dei Templi*
Bergamo, Piazza Papa Giovanni XXIII*
Erbusco, Cantina Ca’ del Bosco*
Firenze, Galleria degli Uffizi
Firenze, Giardino di Boboli*
Ivrea, Olivetti s.p.a.
Massa Marittima, Piazza Garibaldi*
Milano, Agusta S.p.A.
Milano, Assicurazioni Tirrenia
Milano, Piazza Enzo Paci*
Milano, Piazza del Carmine*
Milano, Rusconi Editore
Milano, Teatro alla Scala, Ridotto*
Milano, Trussardi S.p.A
Osio Sotto, Piazza Papa Giovanni XXIII*
Palermo, Loggiato di San Bartolomeo*
Pietrasanta, Chiesa di Sant'Agostino*
Pietrasanta, Piazza del Centauro*
Pietrasanta, Municipio
Pietrasanta, Museo dei Bozzetti
Piombino, Ufficio Circondariale Marittimo, Piazzale Premuda*.
Roma, Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri*
Roma, Cassa di Risparmio di Roma
Roma, Fondazione Memmo
Roma, Palazzo Mignanelli, Cortile*
Roma, Piazza Monte Grappa*
Siena, Museo della Contrada della Tartuca
Tivoli, Piazza Trento*
Torre del Lago Puccini, Teatro
Verona, AMO (Arena Museo Opera)
Olanda
Eindhoven, The Netherlands Philips
Scheveningen, Museum Belden Aan Zee
Polonia
Cracovia, Accademia di Belle Arti “Jan Matejko”
Cracovia, Muzeum Narodowe
Cracovia, Muzeum Uniwersytetu Jagiellońskiego
Cracovia, Teatro dell’Opera
Łódź, Muzeum Sztuki
Varsavia, Centrum Olimpijskie
Varsavia, Chiesa Matka Boska Łaskawa*
Varsavia, Muzeum Narodoweia
Principato di Monaco
Giardino di Fontvieille*
Spagna
Palma de Mallorca, Museu Fundación Juan March
Santa Cruz de Tenerife, Avenida Ángel Guimerá*
Svizzera
Losanna, Musée Olympique
Lugano, Piazza Indipendenza*
USA
Atlanta, Coca-Cola Foundation
Chicago, Hilton International Company
Grand Rapids, Frederik Meijer Gardens & Sculpture Park
Los Angeles, County Museum of Art
New York, The Murray and Isabella Rayburn Foundation
San Francisco, The Rosenkranz Foundation
St. Louis, Gateway Foundation
Washington D.C., Hirshhorn Museum and Sculpture Garden*
---------------------------------
1 La cerimonia ebbe luogo il 28 gennaio 2010 A pronunciare la laudatio fu Francesco D’Andria, ordinario di Archeologia Classica in quell’ateneo, anch’egli estimatore ed amico dell’artista, che ringrazio per avermi fatto avere il filmato della cerimonia.
2 La data fissata per l’incontro era il 31 ottobre 2014. Quando si seppe della scomparsa di Mitoraj, fu deciso di trasformare l’incontro in una commemorazione. La mia conferenza, dal titolo Il colosso caduto. Ricordando Igor Mitoraj, si inserì nel ciclo “Arte e filosofia del ‘900”, curato da Giuseppe Di Giacomo (Cattedra di Estetica – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università di Roma “La Sapienza”) e Maria Giuseppina Di Monte (GNAM). Una sintesi di essa è pubblicata online (G. Pucci, Il colosso caduto: Igor Mitoraj e l’antico, in “ClassicoContemporaneo”, a. I, n. 1, 2015 http://www.classicocontemporaneo.eu/index.php/numero-1/presenze-classiche/108-arti-visive/141-il-colosso-caduto-igor-mitoraj-e-l-antico). Il presente saggio ne costituisce una revisione aggiornata e ampliata. Ringrazio Giovanni Ricci-Novara e Serena Francesconi per l’aiuto bibliografico fornitomi.
3 Precedentemente avevo recensito la mostra londinese Traces of Time su “il manifesto”del 3.08.2014 (https://www.academia.edu/7876782/Una_mostra_di_Igor_Mitoraj_a_Londra_2014_).
4 A Costanzo Costantini rivelò di avere rintracciato il padre in Francia, di essersi recato fino alla casa in cui questi abitava ma di non avere avuto il coraggio di premere il campanello (C. Costantini, L’enigma della pietra. Conversazioni con Igor Mitoraj, Il Cigno GG Edizioni, Roma 2004, p. 19): «Inconsciamente, forse, scelsi il mistero che aveva avvolto ormai per sempre la figura di mio padre. Forse perché i sogni più belli sono quelli non realizzati. Forse volevo stare col sogno di una persona che non esisteva» (ivi, p. 25); ma è chiaro che quella rinuncia, che assomiglia a un’automutilazione, lo ha segnato profondamente. Quando, a proposito dell’indefinitezza dei soggetti delle sue opere, parla di «enigma e attesa di una figura misteriosa, a me ignota» (ivi, p. 118) non si può non pensare a quell’assenza.
5 A. Riva, Addio a Mitoraj, lo scultore della classicità perduta, in Italian Factory Magazine dello 06.10.2014 (http://www.italianfactory.info/portale/index.php/2014/10/addio-a-mitoraj-lo-scultore-della-classicita-perduta/) e, con lievi varianti, C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, p. 18.
6 In realtà fu affascinato anche dall’arte azteca (nel 1976 soggiornò in Messico per circa un anno), da quella africana e da quella orientale, a cui tributò occasionalmente qualche omaggio (a es. Massinissa, Benares, Polvere d’Oriente, Tsuki-No-Hikari, China Moon).
7 Nonostante la formazione giovanile come pittore, la visione della forma che ha Mitoraj è preminentemente plastica. Nel catalogo Mitoraj, Mito e Musica, del 2005 (vedi Appendice), l’amico Jean-Paul Sabatié – ora Presidente dell’Atelier Mitoraj – testimonia che «Igor, delle sue opere, non ha mai tracciato nulla che possa essere considerato un "disegno preparatorio". Gli è certamente capitato di schizzare delle idee, durante i viaggi, nell'impossibilità di plasmare la materia, ma erano solo "pensieri personali" fissati su di un foglio. In ogni caso, non furono mai la rappresentazione di un'idea che successivamente avrebbe preso forma plastica». Delle sue sculture Mitoraj diceva che «appaiono quando già le sto plasmando, a lavoro in corso» (C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, p. 54).
8 La Francia riconobbe il suo valore attribuendogli nello stesso periodo il ‘Prix du Salon de la Sculpture de Montrouge’ e mettendogli a disposizione uno studio al famoso Bateau Lavoir di Montmartre, dove avevano già lavorato artisti come Modigliani, Derain, Picasso, Brâncuşi.
9 C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, pp. 45-48.
10 Più volte Mitoraj ha affermato in interviste di sentirsi veramente a casa solo Pietrasanta, dove aveva la sua residenza-laboratorio e una sorta di eremitaggio (battezzato il Passo segreto) fra gli olivi delle colline retrostanti, dove – come ricorda il già citato Jean-Paul Sabatié – solo pochissimi amici intimi erano ammessi. Nel 2001 era stato nominato cittadino onorario della città versiliese, e lì ha disposto nelle sue ultime volontà che tornassero le sue ceneri. La città, alla quale l’artista ha fatto dono di molte opere, tra cui il Centauro e la lunetta della chiesa di Sant’Agostino), lo ha recentemente ricordato con una mostra: Mitoraj, Mito e Musica, tenutasi dal 18 aprile al 30 settembre 2015, alla cui preparazione aveva atteso il Maestro stesso fino agli ultimi suoi giorni di vita.
11 Vanno ricordate in particolare quella ai Mercati Traianei di Roma, del 2004, quella di Venezia del 2005, quella – a mio giudizio insuperata per le emozioni che trasmetteva – del 2011 nella Valle dei Templi di Agrigento, quella di Ravello del 2012, e quella di Pisa del 2014-2015 (vedi Appendice).
12 Così nell’intervista di Laura Larcan su “la Repubblica” del 15.04.2011.
13 C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, p. 61. In un’altra occasione ha affermati: «Non ho mai avuto dei modelli antichi come estetica, ma cerco il loro contenuto emozionale, la loro anima» (intervista con Alessandra Minetti, all’interno del catalogo Igor Mitoraj. Dialoghi etruschi, Salvietti & Barabuffi, Colle di Val d’Elsa 2011).
14 A. Riva, Addio a Mitoraj…, 2014
15 Si vedano su ciò le belle pagine del libro – ormai esso stesso un classico – di S. Settis, Il futuro del classico, Einaudi, Torino 2004.
16 Giorgio Soavi, citato in C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, p. 185.
17 Per l’uso di questo termine in una prospettiva estetologica vedi G. Didi-Huberman, Beato Angelico. Figure del dissimile, Abscondita, Milano 2009 (ed. orig. Paris 1990), pp. 17 e ss.
18 V. Sgarbi, Igor Mitoraj. Sculture, Compagnia del Disegno, Milano 1985. È interessante a questo proposito quanto Mitoraj ha detto in uno dei suoi pochi testi scritti (più volte ha dichiarato che l’artista non deve parlare della sua arte perché lo ha già fatto creando): «C’è un sogno che faccio da venticinque anni. Sono in uno spazio che somiglia a un museo, e mentre cammino trovo una porta che mi conduce giù, in una grande stanza sotto terra. Entro in questo luogo e a un tratto mi trovo circondato da scavi archeologici e di oggetti belli e preziosi. Prendo queste sculture e le metto in tasca, ma non lo faccio per rubarle, semmai per proteggerle. Subito dopo arrivano delle persone e io mi nascondo, per poi fuggire da una finestra. A questo punto mi sveglio». I. Mitoraj, Il viaggio nella mente, in Igor Mitoraj. Memoriae,catalogo della mostra (Ravello, 31 marzo-8 settembre 2012), Art’em, Napoli 2012, p. 28.
19 C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, pp. 59-60. In occasione del conferimento della laurea honoris causa a Lecce il neo-dottore rivelò che da ragazzo, intorno ai 14 anni, aveva deciso di fare l’archeologo e si era dato a leggere Winckelmann.
20 C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, p. 142.
21 Cfr. F. Buranelli, L’arte di Mitoraj, in Igor Mitoraj. Memoriae…, 2012, p. 25.
22 Sull’importanza del frammento nella sua scultura vedi D. Simon, Le forme e il movimento. Georg Simmel e Auguste Rodin, Torino 2005, p. 50. L’estetica del frammento fu ripresa in particolare in Italia soprattutto dopo gli anni Dieci del Novecento, da artisti come Libero Andreotti e Giovanni Prini. A questo tema è stato dato risalto nella mostra D’apres Rodin. Scultura italiana del primo Novecento, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 11 febbraio-18 maggio 2014, a cura di S. Frezzotti (il catalogo è edito da Electa, Milano). Interessanti osservazioni, anche in rapporto a Mitoraj, fa anche O. Rossi Pinelli, “Capolavori del destino”: la fortuna del Torso e o frammenti dall’antico, in La forza delle rovine, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Altemps, 8 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016), a cura di M. Barbanera, A. Capodiferro, Electa, Milano 2015, spec. pp. 65 e ss.
23 Sul tema mi permetto di rimandare a G. Pucci, Il buon uso delle rovine, in Semantica delle rovine, a cura di G. Tortora, Manifestolibri, Roma 2006, pp. 291-306.
24 Vedi K. Ben-Meir, Dialectics of Redemption. Anselm Kiefer’s The Angel of History: Poppy and Memory, Jerusalem 2009, consultabile online: http://www.cgs.huji.ac.il/working_papers.shtml. Ringrazio l’amico Fabrizio Desideri per avermi messo a disposizione i materiali della conferenza Le ali dell’angelo.
Benjamin/Kiefer-Kiefer/Benjamin: contrappunti della memoria, da lui tenuta alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma il 22 aprile 2015.
25 La frase è riportata in La forza delle rovine…, 2015, p. 11.
26 M. Yourcenar, Le temps, ce grand sculpteur, Paris 1963, pp. 61-62: «Statues si bien brisées que de ce débris naît une oeuvre nouvelle, parfaite par sa segmentation même […] où la beauté survit dans une complète absence d'anecdote humaine ou divine». Vedi in proposito le considerazioni di V. Fortunati, Marguerite Yourcenar e il frammento: la scultura, la poesia, la memoria, in Lingua, cultura e testo. Miscellanea di studi francesi in onore di Sergio Cigada, a cura di E. Galazzi, G. Bernardelli, Vita & Pensiero, Milano 2003, II (1), pp. 549-560.
27 In un’intervista a Simonetta Trovato su “Il Giornale di Sicilia” del 26.05.2014 (http://gds.it/2014/05/26/mostre-londra-scopre-mitoraj-quel-sentire-comune-che-lega-ieri-ed-oggi-347474_155896/).
28 R. Chiappini, La bellezza incontaminata, in Igor Mitoraj,catalogo della mostra (Lugano, 22 marzo-30 giugno 2002), a cura di R. Chiappini, Skira, Milano 2002, p. 16.
29 E. Tavani, Il frammento e la rovina: su alcune eredità dell’estetica del ’900, in La nuova estetica italiana, a cura di L. Russo, Aesthetica Preprint Supplementa, Palermo 2001, p. 219.
30 J. Starobinski, La mélancolie dans les ruines, in L’invention de la liberté, 1700-1789, Skira, Paris 1964, p. 181: «le sacrilège […] c’est de vouloir dater ce qui doit être ressenti comme immemorial».
31 O. Rossi Pinelli, “Capolavori del destino”…, 2015,p. 69
32 La descrizione che del colosso ricordato da Diodoro Siculo (I, 47, 4) dà il poeta inglese bene si attaglierebbe a quelli di Mitoraj: «Two vast and trunkless legs of stone / Stand in the desert. Near them on the sand, / Half sunk, a shatter'd visage lies […]. Nothing beside remains. Round the decay / Of that colossal wreck, boundless and bare, / The lone and level sands stretch far away». Cfr. J. Putnam, Il Colosso dormiente. Una storia infinita (www.studioesseci.net/allegati/mostre/234/TEsto%20Putnam.doc).
33 “Das Wahre ist das Ganze” (Il vero è l’intero).
34 I. Mitoraj, Il viaggio nella mente…, 2005, p. 34.
35 «Il n'est pas à la beauté d'autre origine que la blessure, singulière, différente pour chacun, cachée ou visible, que tout homme garde en soi» (L’atelier d’Alberto Giacometti).
36 Cfr. nota 34.
37 Mitoraj stesso ha riconosciuto che queste sue figure di dormienti devono qualcosa a quelle di Brâncuşi (C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, p. 114).
38 Rime, Sonetto XXX.
39 C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, p. 147.
40 C. Lévi-Strauss, Tristes Tropiques, Plon, Paris 1955, p. 496.
41 V. Sgarbi, Igor Mitoraj…, 1985.
42 Giovanni Testori, citato in C. Costantini, L’enigma della pietra…, 2004, p. 106.
43 Vedi G. Randazzo, Igor Mitoraj, Parco Archeologico. Valle dei Templi di Agrigento, in “ArsKey. Magazine d’arte moderna e contemporanea” del 28.07.2011.
44 Sulle trasmutazioni contemporanee dell’aura rimando agli esaurienti contributi raccolti in “Rivista di Estetica”, 52, 1 (2013), a cura di G. Di Giacomo e L. Marchetti.
45 Cfr. nota 5.
46 I. Mitoraj, Il viaggio nella mente…, 2005, p. 32.
47 C’è peraltro chi interpreta il disegno in modo diverso, sottolineando che «la fisicità del toccare come la chiara allusione al pensare (la fronte nel cavo della mano che occulta la vista), pur manifestando un’innegabile riflessione accorata, coniugano insieme lo sgomento per una perdita ma anche la percezione di un possibile recupero mentale dell’antica grandezza» (O. Rossi Pinelli, La bellezza involontaria»: dalle rovine alla cultura del frammento tra Otto e Novecento, in Relitti riletti. Metamorfosi delle rovine e identità culturale, a cura di M. Barbanera, Bollati Boringhieri, Torino 2009, p. 143.
48 Un accostamento già proposto da M. Cecchetti, Sopraluogo, in Igor Mitoraj…, 2002, p. 84.