In una recensione su “Corriere della 
								Sera” del febbraio 1933 Ugo Ojetti commentava 
								l’uscita della guida Sicilia, iv volume della 
								collana Attraverso l’Italia del Touring Club 
								Italiano[1]: 
								scrutando il rutilante diorama dell’isola – 
								«dove tre e quattro correnti di civiltà vengono 
								a incontrarsi e a frangersi facendo un gorgo 
								tanto fondo che, a fissarne il rigiro, d’impeto 
								e inerzia, di spavento e pace, di passione e 
								saggezza, di dubbio e fede, di rivolta e 
								rassegnazione, d’ingenuità e sottigliezza, si 
								resta affascinati» – Ojetti notava che più che 
								affascinati si rimaneva terrificati come dal 
								tocco meduseo, tanto da spaurire e distogliere 
								«gli scrittori dal darci un libro che descriva e 
								interpreti quest’isola la quale pure ha dato e 
								continua a dare tanti scrittori e di tanto 
								maschio rilievo»[2]. 
Perla rara in un così lacunoso quadro 
								di letteratura artistica era a suo vedere la 
								guida che recensiva, ricco Baedeker visivo con 
								testi di Giuseppe Antonio Borgese, Biagio Pace, 
								Pirro Marconi; eppure messo da parte questo 
								«ricco e gustoso volume, più d’immagini che di 
								parole» – dice il critico – «il libro italiano 
								sulla Sicilia ancora non c’è». 
Oltre la recensione, si rilevava 
								un’inerzia in Italia negli studi di storia 
								dell’arte siciliana destinata a protrarsi dagli 
								anni Trenta in avanti; impasse ricambiata, per 
								così dire, dagli studiosi siciliani, le cui 
								ricerche, quasi esclusivamente abituate a una 
								dimensione locale e prive di altri sbocchi, 
								mostravano forti renitenze alla cultura italiana 
								o europea[3]. 
È da notare comunque che non avevano 
								mancato storici dell’arte, docenti universitari 
								o funzionari di soprintendenze, spesso non 
								siciliani, di impostare un fronte di ricerca 
								variegato ma asistematico e talora incongruente 
								nei programmi e nelle finalità: non solo gli 
								allievi di Venturi Emilio Lavagnino[4], 
								Enrico Mauceri[5] 
								o Maria Accascina[6], 
								ma Filippo Di Pietro e Roberto Salvini (il primo 
								assegnato alla soprintendenza di Palermo nel 
								1929 e fino al 1948, il secondo aggiunto dal 
								1939 al 1943) o Giorgio Vigni e Giovanni 
								Carandente (curatori della mostra Antonello da 
								Messina e la pittura del ’400 in Sicilia del 
								1953[7]). 
L’università di Palermo vedrà poi 
								avvicendarsi alla cattedra di Storia dell’arte 
								medievale e moderna Giulio Carlo Argan, dal 1955 
								al 1959, quando rientra a Roma chiamato da 
								Lionello Venturi a sostituirlo nella sua 
								cattedra[8]; 
								Cesare Brandi che, dopo aver vinto il concorso 
								per la cattedra, lascerà nel 1960 l’Istituto 
								Centrale del Restauro rimanendo a Palermo fino 
								al 1967[9]; 
								Maria Grazia Paolini, prima assistente di Brandi 
								poi direttore dell’Istituto di Storia dell’arte 
								dal 1967 al 1970; e Maurizio Calvesi, ultimo 
								docente d’importazione temporanea (1970-’76), 
								cui si devono iniziative quali i “Quaderni dell’a.f.r.a.s.”[10]. 
								Sono da considerarsi occasioni di aggiornamento 
								di metodi e contenuti indebolite dall’interim 
								che sfavoriva continuità e possibilità di 
								ampliamenti della scuola oltre la figura del 
								“maestro”. L’articolo di Ojetti, che toccava 
								anche la spinosa questione della mancanza di 
								originalità che la scuola artistica siciliana 
								presentava al cospetto della storia dell’arte 
								italiana – sulla quale il critico romano aveva 
								già detto la sua spalleggiando Antonio Maraini 
								in occasione della Biennale di Venezia del 1928[11] 
								–, è ripubblicato su alcune riviste degli anni 
								Cinquanta[12], 
								anni contraddistinti da un fitto discorso sul 
								tema dell’identità siciliana[13]. 
								Tratteggiando con larga approssimazione un 
								quadro generale, si ha di fronte un lasso di 
								tempo saturo di criticità per l’opaca gestione 
								politica, per quelle contraddizioni e antinomie 
								ben restituite dal reportage di Carlo Levi[14], 
								e in cui non mancano defezioni e “fughe” da una 
								«rete di arretratezza e di feudo» per usar le 
								parole di Renato Guttuso[15]. 
La difficile ricostruzione postbellica, 
								cui dal 1943 al 1955 aveva in parte provveduto 
								la Soprintendenza ai Monumenti con funzionari 
								quali l’architetto veneto Mario Guiotto e 
								l’architetto napoletano Armando Dillon[16], 
								accompagna un faticoso rinnovamento nel campo 
								della disciplina storico-artistica, della 
								relativa editoria specialistica, e una 
								trasformazione sul versante della cultura 
								artistica, come documentato dal primo Congresso 
								internazionale delle Arti figurative (itinerante 
								nel 1953 in alcune città siciliane, in cui fra 
								gli altri serrarono le fila del dibattito Maria 
								Accascina, Stefano Bottari, Pippo Rizzo[17]) 
								e dal Congresso internazionale dei Critici 
								d’arte del 1957 (tenutosi a Napoli e Palermo 
								sotto l’egida di Lionello Venturi[18]). 
Né andrebbe trascurato il ruolo della 
								stampa periodica – sovente esclusivo campo delle 
								ricerche storico-artistiche, di divulgazione, di 
								mediazione col pubblico e verso il mercato – o 
								delle produzioni cinematografiche, in testa 
								quelle della Panaria Film che, con la pratica 
								neorealista nel film e nel documentario, 
								facilitarono la definizione del paesaggio 
								dell’isola o del “carattere” dei siciliani[19].
Fra le iniziative di politica culturale 
								promosse con un piano programmatico 
								dall’attività di amministratori e funzionari, 
								l’Assessorato Turismo e Spettacolo della Regione 
								mette in cantiere la rivista “Sicilia” pensando 
								a uno strumento privilegiato di propaganda per 
								il turismo internazionale. Su tale esperimento – 
								che vede il “territorio” farsi ristretto campo 
								di analisi e la Regione (nata con lo statuto 
								speciale del 1946) indagata in tutti i suoi 
								risvolti nel reticolo del periferico e del 
								minore – la rivista qualifica, con ricchezza di 
								interventi, alcune istanze di una modernità in 
								affanno per un eccessivo regionalismo, tentando 
								fra gli anni Cinquanta e i Settanta un 
								rinnovamento del sistema dell’arte, in un campo 
								di «derelizione sconsolante», come notava Cesare 
								Brandi[20], 
								perché carente nella programmazione (assenza di 
								vincoli e piani regolatori[21]) 
								e privo di adeguate referenze.
La rivista è affidata all’editore 
								palermitano Salvatore Fausto Flaccovio[22], 
								infaticabile promotore di cultura formatosi alla 
								scuola del libraio Filippo Ciuni[23], 
								che nel 1938 aveva aperto i battenti della 
								libreria di via Ruggero Settimo sotto l’emblema 
								di una gazzella rampante, tuttora logotipo delle 
								edizioni della casa editrice. Flaccovio approda 
								alla pubblicazione della rivista “Sicilia” dopo 
								la significativa esperienza di “Chiarezza. 
Settimanale di vita sociale”, 
								pubblicato per un anno a ridosso del secondo 
								dopoguerra (1946-1947), proseguita nel 1962 con 
								la rivista parlata “Collage. Dialoghi di 
								cultura”, fondata da Gaetano Testa, Paolo Emilio 
								Carapezza e Antonino Titone, nella stagione 
								delle Settimane Internazionali Nuova Musica 
								(1960-1968), fondamentale capitolo della storia 
								delle avanguardie[24]. 
Con i Convegni di cultura e arte (dal 
								1949) e con la Galleria Flaccovio inaugurata nel 
								1954 negli stessi locali della libreria – che 
								organizza rassegne di pittura e grafica di 
								grande richiamo su artisti e movimenti 
								contemporanei (Guttuso, Attardi, Soffici, Rosai 
								per citarne alcuni), riallacciando i fili con la 
								tradizione espositiva anteguerra[25] 
								– l’editore porta avanti un ambizioso gioco di 
								sponda fra libri, riviste e mostre.  
								“Sicilia” è stampata dal 1953 al 1982, per i 
								primi dieci anni dall’ottimo stabilimento Arti 
								Grafiche G. Zangara di Palermo, con la 
								collaborazione, per la tiratura delle tavole in 
								policromia, dello stabilimento Pizzi di Milano 
								(le annate successive escono invece dalle 
								macchine lito-tipografiche dell’E.S.A. 
								Poligrafico di Palermo). Questa prima serie[26] 
								si chiude con ottantanove numeri in tutto, con 
								periodicità altalenante su base trimestrale (ma 
								il piano editoriale contempla anche uscite 
								annuali[27]). 
								Il formato di 32x24 cm conta una cinquantina 
								variabile di pagine, compresa la pubblicità 
								quasi unicamente locale. Si tratta di una 
								rivista di lusso (costa 1.500 lire il numero e 
								ne costerà 5.000) pensata per un pubblico 
								ristretto e per un turismo internazionale, al 
								quale si rivolgeva con articoli in lingua 
								inglese, francese e tedesca, riproponendo anche 
								pagine di viaggiatori stranieri dei secoli 
								passati[28] 
								o ripercorrendo tappe di autori contemporanei, 
								si vedano le annotazioni dello scrittore 
								saggista svizzero Daniel Simond[29].
Il senso di simili aperture al di là 
								dei ristretti confini regionali, vedremo, è il 
								tentativo di collocare l’isola in una 
								prospettiva non solo nazionale. 
La rivista è arricchita da un 
								bollettino informativo che aggiorna su eventi, 
								rassegne, novità editoriali, e da appendici con 
								notizie utili per il viaggiatore.
La redazione, dapprima in via Torrearsa, 
								traslocherà in varie sedi dell’assessorato, fra 
								cui villa Igiea, insediandosi infine nei locali 
								della libreria Flaccovio; il direttore 
								responsabile è il veneto Giuseppe Orlandi, grand 
								commis dell’assessorato, mentre la direzione 
								artistica è affidata a Bruno Caruso, artista con 
								un forte ascendente espressionista dalla lezione 
								della Nuova Oggettività tedesca[30], 
								autore di un progetto di raffinata sensibilità 
								grafica che ne fa prodotto editoriale eccentrico 
								nel panorama italiano, non solo per il grande 
								formato e le belle copertine in cui titolo e 
								sommario cambiano corpo, carattere grafico, 
								colore in ogni numero. 
Stampata in offset, che allora era un 
								procedimento rivoluzionario rispetto alla 
								tipografia tradizionale delle macchine piane, 
								eravamo spesso costretti per l’urgenza (e per 
								economia) a disegnare i titoli e le lettere con 
								matite litografiche, da far sì che la rivista 
								fosse parzialmente stampata in litografia 
								originale: un ripiego che la rese ovviamente 
								molto preziosa. Restringemmo il numero delle 
								“linee” tipografiche per dare gli effetti del 
								rotocalco. Altri innumerevoli accorgimenti 
								tecnici suscitarono i molti consensi che 
								riscuotemmo[31].
La veste tipografica di “Sicilia” è 
								articolata, con una sofisticata compenetrazione 
								fra testo e immagine: il gusto polimaterico 
								nell’alternanza fra carta bianca/colorata e 
								cartoncini, intercalati da pagine ripiegate o da 
								tavole inserite in tasche interne, scandisce i 
								livelli di una formidabile stratigrafia visiva, 
								caratteristica soprattutto delle prime annate, 
								che andrà attenuandosi in progressiva 
								normalizzazione negli anni a seguire. L’accurata 
								incamiciatura del fascicolo si spinge nella 
								quarta di copertina che, mai bianca, presenta 
								una particolare accentuazione decorativa, sempre 
								in rapporto con l’immagine utilizzata per la 
								fronte. 
All’interno della rivista l’apparato 
								iconografico si trova isolato nell’impaginazione 
								e, a volte del tutto irrelato dal contesto 
								semantico, restituisce l’ampiezza spettacolare 
								dell’immagine (siano fotografie, grafica 
								settecentesca o contemporanea, dipinti). Il 
								congegno grafico, proseguito da Gaetano Armao, 
								Gabriella Saladino e Santuzza Calì (assistente 
								di Oskar Kokoschka a Salisburgo), risultò tanto 
								riuscito che Caruso lo rielaborò per il mensile 
								di cultura e arte “Ciclope” diretto da Beppe 
								Fazio (1957). 
Il pittore sarà anche il direttore 
								artistico della Flaccovio per la collana Grandi 
								Opere, inaugurata nel 1960 dal volume I mosaici 
								di Monreale di Ernst Kitzinger, primo capitolo 
								di una trilogia intorno al duomo magnifica anche 
								grazie alle fotografie di Enzo Sellerio[32].
“Sicilia” si inserisce in un panorama 
								dinamico che aveva visto nascere esperienze 
								editoriali di segno diverso, cui si dava scopo 
								di scandagliare i fondali della cultura isolana: 
								faccio il caso di “Dafni. Quindicinale 
								letterario, artistico, folcloristico siciliano” 
								(1946); del settimanale “L’Illustrazione 
								Siciliana” (1948); di “Galleria. Rassegna 
								bimestrale di cultura” (1949); de “La Giara” e “Sicania” 
								(1952); di “Sicilia turistica” (1954): sono 
								spazi aperti in cui confluiscono diversi 
								interessi, caratterizzati da uno specialismo più 
								o meno accentuato rispetto ai temi 
								storico-artistici. La critica d’arte periodica 
								svolge una concreta e flagrante relazione con un 
								panorama più ampio e tracima anche nei 
								quotidiani “Giornale di Sicilia”, “L’Ora” e “la 
								Voce della Sicilia” (testate in cui si leggono 
								gli scritti di piglio militante di Franco 
								Grasso), o sulla terza pagina di “Sicilia del 
								Popolo” dove appaiono articoli e recensioni 
								anche di Eugenio Battisti e Bernard “Bernardo” 
								Berenson[33]. 
Dunque, la proposta di Fausto Flaccovio 
								ha origine da questa rosa di modelli di poco 
								anteriori, che avevano segnato, con un forte 
								radicamento nel territorio, una ripresa 
								dell’editoria siciliana dopo gli anni della 
								guerra, ai quali va aggiunto il pochissimo 
								conosciuto almanacco “Mediterranea” (1949), uno 
								dei punti di riferimento del giovane editore, in 
								particolare per la grafica curata da Gino Morici 
								e Natale Varetti. Se la rivista ha l’obiettivo, 
								fissato nella nota editoriale del primo numero[34], 
								di dar fondo a una ricapitolazione che più che 
								altro doveva assolvere il compito di instradare 
								il turismo verso la Sicilia, la redazione getta 
								ami in un mare ricchissimo: arti figurative, 
								architettoniche e decorative, cinema e musica, 
								teatro (adeguato margine occupano le 
								rappresentazioni classiche di Siracusa); 
								tradizioni etnoantropologiche; letteratura e 
								storia. Il trascorrere degli articoli dimostra 
								la carica vitale della rivista che solo in un 
								caso focalizza un argomento monografico (n. 88, 
								1981 dedicato ai Whitaker). Attorno a questa 
								miscellanea di temi identitari, restitutiva di 
								un’ampia porzione di quel diorama di cui parlavo 
								in apertura, si addenserà l’attenzione di 
								scrittori, giornalisti-critici, artisti, storici 
								dell’arte e battitori liberi che profondono il 
								loro impegno verso il pubblico con una varietà 
								di registri linguistici e espressivi sempre 
								giocata col primato dell’immagine e della 
								fotografia, che nel reportage (magistrali Il 
								gioco del lotto[35] 
								di Enzo Sellerio o il Reportage sulle Catacombe 
								dei Cappuccini[36] 
								e il Thunfischfang[37] 
								di Herbert List) si fa racconto letterario 
								compiuto[38]. 
In questa sede vorrei proporre un breve 
								resoconto del longevo corso della rivista, 
								enumerandone i collaboratori, fra un novero 
								ampio e assai qualificato, e cercando di fermare 
								in alcuni casi il discorrere dei contributi su 
								ciò che più ci interessa: gli articoli diramati 
								in vari ambiti riguardano arti figurative 
								antiche e moderne, museologia e critica d’arte, 
								patrimonio librario e archivistico, 
								paesaggistico e ambientale. Questa sequenza di 
								ampio spettro è sostenuta da una molteplicità di 
								firme, fra cui Edmonde Charles-Roux, Jean 
								Cocteau, René Herval, Roger Peyrefitte, Luigi 
								Bartolini, Anton Giulio Bragaglia, Irene Brin, 
								Paolo Emilio Carapezza, Beniamino Joppolo, 
								Gioacchino Lanza Tomasi, Ercole Patti, Alberto 
								Savinio, Leonardo Sinisgalli, Corrado Sofia. 
								L’apporto di Leonardo Sciascia si mostra 
								scandito da scritti su “fatti diversi” anche con 
								importanti nervature storico-artistiche (sul 
								Barocco di Noto, su Gaetano Tranchino o sulla 
								Vucciria di Guttuso)[39]. 
								Altrettanta sensibilità verso le arti visive 
								contemporanee è restituita nelle pagine di 
								Natale Tedesco[40].
Gli scritti di etnoantropologia di 
								Antonino Buttitta, Giuseppe Cocchiara, Aurelio 
								Rigoli, Antonino Uccello, Mario Verdone e Janne 
								Vibaek spaziano da approfondimenti sulla cultura 
								materiale all’arte popolare, pittorica (i 
								cartelloni dell’opera dei pupi, la pittura su 
								vetro e gli ex voto) o musicale, fino alla 
								museologia folklorica[41]. 
Altro rilevante nucleo tematico per 
								numero di contributi e analisi è costituito 
								dall’archeologia: illuminano l’eterogenea 
								stratificazione storica dell’isola (né mancano 
								gli spunti nuovi forniti dall’archeologia 
								subacquea) e gli aspetti peculiari delle civiltà 
								fenicio-punica e greco-romana gli scritti di 
								Dinu Adamesteanu, Nicola Bonacasa, Aldina 
								Cutroni Tusa, Vittorio Giustolisi, Sabatino 
								Moscati, Biagio Pace, Ida Tamburello, Vincenzo 
								Tusa. 
Le arti figurative siciliane sono 
								affrontate in un ampio raggio di ricerca, nel 
								tentativo di rendere presente e viva una 
								tradizione. I temi di pittura e scultura moderna 
								appaiono sempre scevri di riverberi teorici o 
								metodologici e di segno cronistico-commentario[42], 
								pur con puntuali agganci alla relativa 
								letteratura artistica storica (fonti erudite, 
								vite, periegetica). Congrue, infine, le aperture 
								verso i centri minori, sia per l’arte sia per 
								discipline affini[43].
Un campo particolarmente battuto quello 
								legato all’architettura e all’urbanistica dal 
								Medioevo all’Eclettismo: i temi sono formulati 
								da Giuseppe Bellafiore, Stefano Bottari (che 
								negli anni ’50 ancora prosegue l’indirizzo di 
								studi di architettura del maestro Enrico 
								Calandra), Gianluigi Ciotta, Stefano Giordano, 
								Maria Giuffrè, Rosario La Duca, Luciana Natoli, 
								Maria Antonietta Spadaro[44].  
Il côté contemporaneista vede impegnati 
								nella scrittura Ugo Attardi, Giacomo Baragli, 
								Giovanni Carandente, Pietro Consagra, Enrico 
								Crispolti, Nino Garajo, Franco Grasso, Lia 
								Pasqualino Noto, Maria Poma Basile, Albano 
								Rossi, Giuseppe Sciortino, Miklos N. Varga con 
								articoli incentrati su primi bilanci del 
								contemporaneo[45], 
								su avvenimenti espositivi[46], 
								artisti e movimenti: Guttuso e la stagione del 
								realismo[47], 
								le Biennali e Quadriennali[48], 
								le suggestioni siciliane di Antonietta Raphaël[49] 
								o di Piero Gauli[50], 
								la scultura monumentale classica di Giulio 
								Ciniglia[51]. 
								C’è poi da valutare l’interessamento verso 
								artisti naïf o outsider fuori dai percorsi 
								convenzionali, che conseguono qui i primi 
								riconoscimenti della loro cifra irregolare e 
								eccentrica[52]. 
								Reiterati gli affondi su Corrado Cagli – le cui 
								opere furono esposte nella retrospettiva alla 
								Civica Galleria d’arte moderna “Empedocle 
								Restivo” nel 1967[53] 
								– e sulla sua eclettica produzione artistica fra 
								astrazione e figurazione, che, com’è noto, trovò 
								nell’esperienza in Sicilia fonti di ispirazione 
								per il suo discorso figurativo intorno al 
								simbolo e al mito, quell’aspetto di «componente 
								“siciliana”, come veicolo alla mitografia 
								mediterranea» indicato dal ciclo delle 
								Siciliane, iniziato dall’artista anconetano a 
								Taormina nel 1962[54]. 
								Accanto al divenire del contemporaneo si attesta 
								un’attenzione per le arti decorative che in 
								“Sicilia” assumono un rilievo apprezzabile, in 
								anni in cui si andranno a indagare in maniera 
								specialistica le forme e le tecniche delle arti 
								in grossi studi monografici come quelli di Maria 
								Accascina[55] 
								o di Antonino Ragona[56]. 
								Questo vitale momento per lo sviluppo delle arti 
								cosiddette applicate è ben registrato nella 
								rivista e negli articoli, oltre dei due autori 
								citati, di Sofia Cuccia, Angela Daneu Lattanzi e 
								Antonio Daneu[57] 
								che aggrediscono una materia composita e 
								sfaccettata: corali miniati e libri d’ore[58], 
								i Serpotta e gli apparati decorativi in stucco[59], 
								oreficeria e argenterie sacre, smalti, coralli e 
								avori trapanesi, maioliche, tessuti[60]. 
								I numerosi contributi in tedesco di Angelo 
								Lipinsky[61] 
								– indirizzati alle arti suntuarie medievali, a 
								centri di produzione, a nuclei di opere (le 
								argenterie di Canicattini Bagni) o a singoli 
								manufatti come la quattrocentesca ferula 
								vescovile di Troina – screziano i suoi studi 
								monografici sull’oreficeria normanna del 
								Medioevo. 
Anche i musei, o mostre di grande 
								richiamo – segnalo scritti di Iole Bovio 
								Marconi, Renzo Collura, Filippo Pottino, 
								Vincenzo Scuderi, Giorgio Vigni – offrono più 
								spunti di argomento. L’inaugurazione nel 1954 
								della Galleria Nazionale di palazzo Abatellis 
								allestita da Carlo Scarpa[62], 
								il riordino del Museo Pepoli di Trapani a opera 
								di Franco Minissi[63], 
								i musei diocesani e i tesori di chiese e 
								cattedrali[64], 
								o collezioni di opere siciliane in musei europei[65], 
								contribuiscono ad altrettante aperture 
								conoscitive quasi a preparare il momento del 
								varo della legge n. 80 del 1977, relativa 
								all’ordinamento di musei e gallerie[66].
																
																
																[1]          
																Sicilia, 
																Bertieri, Milano 
																1933. Osservo 
																come la 
																tipicizzazione 
																artistica della 
																regione passi 
																nel volume del 
																TCI attraverso 
																un ricco corredo 
																fotografico (dai 
																cataloghi delle 
																grandi ditte 
																fotografiche 
																dell’Istituto 
																Luce e delle 
																Arti Grafiche di 
																Bergamo, Alinari 
																e Anderson, 
																Brogi, 
																Interguglielmi, 
																Cappellani, 
																etc.), 
																estremamente 
																puntuale nella 
																documentazione 
																d’arte, di 
																paesaggio o di 
																ambiente 
																storico. E 
																Ojetti: «[…] 
																nelle vedute le 
																nevi eterne si 
																succedono ai 
																parchi di 
																palmizi, le 
																tetre rupi agli 
																aranceti, i 
																templi dorici 
																alle cupolette 
																arabe, i teatri 
																greci alle 
																chiese normanne, 
																i mosaici 
																bisantini agli 
																stemmoni 
																spagnoleschi».
																
																
																[2]          
																U. Ojetti, 
																Sicilia, in 
																“Corriere della 
																Sera”, a. 58, n. 
																43, 1933. Per 
																Ojetti rinvio a 
																M. Nezzo, 
																Ritratto 
																bibliografico di 
																Ugo Ojetti, in 
																“Bollettino 
																d’Informazioni”, 
																Scuola Normale 
																Superiore di 
																Pisa, Centro di 
																Ricerche 
																Informatiche per 
																i Beni 
																Culturali, XI, 
																1, 2001; G. De 
																Lorenzi, Ugo 
																Ojetti critico 
																d’arte. Dal 
																“Marzocco” a 
																“Dedalo”, Le 
																Lettere, Firenze 
																2004.
																
																
																[3]          
																Cfr. G. 
																Bellafiore, 
																Condizione e 
																problemi degli 
																studi di storia 
																dell’arte 
																siciliana negli 
																ultimi cento 
																anni, in La 
																presenza della 
																Sicilia nella 
																cultura degli 
																ultimi cento 
																anni, atti del 
																Congresso 
																Storico 
																Internazionale 
																(Palermo, 20-25 
																ottobre 1975), a 
																cura della 
																Società 
																siciliana per la 
																Storia Patria, 
																vol. II, Palumbo, 
																Palermo 1977, 
																pp. 631-659.
																
																
																[4]              
																Per i 
																soprintendenti 
																attivi in 
																Sicilia si 
																rinvia a 
																Dizionario 
																biografico dei 
																Soprintendenti 
																Storici 
																dell’Arte 
																(1904-1974), 
																Bononia 
																University 
																Press, Bologna 
																2007, ad voces.
																
																
																[5]          
																Cfr. S. La 
																Barbera, Enrico 
																Mauceri 
																connoisseur, 
																museologo e 
																storico 
																dell’arte, in 
																Enrico Mauceri 
																(1869-1966). 
																Storico 
																dell’arte tra 
																connoisseurship 
																e conservazione, 
																atti del 
																convegno 
																internazionale 
																di studi 
																(Palermo, 27-29 
																settembre 2007), 
																a cura di S. La 
																Barbera, 
																Flaccovio, 
																Palermo 2009, 
																pp. 31-57. Per 
																il momento di 
																studi e il 
																rapporto dei 
																siciliani con 
																Adolfo Venturi 
																rimando a S. La 
																Barbera, Dalla 
																connoisseurship 
																alla nascita 
																della Storia 
																dell’arte in 
																Sicilia: il 
																ruolo di Adolfo 
																Venturi, in 
																Adolfo Venturi e 
																la Storia 
																dell’arte oggi, 
																atti del 
																convegno (Roma, 
																25-28 ottobre 
																2006), a cura di 
																M. D’Onofrio, 
																Panini, Modena 
																2008, pp. 
																309-328.
																
																
																[6]          
																Cfr. M.C. Di 
																Natale, Maria 
																Accascina 
																storica 
																dell’arte: il 
																metodo, i 
																risultati, in 
																Storia, critica 
																e tutela 
																dell’arte nel 
																Novecento. 
																Un’esperienza 
																siciliana a 
																confronto con il 
																dibattito 
																nazionale, atti 
																del convegno 
																internazionale 
																di studi in 
																onore di Maria 
																Accascina (Palermo-Erice, 
																14-17 giugno 
																2006), a cura di 
																M.C. Di Natale, 
																Sciascia, 
																Caltanissetta 
																2007, pp. 27-50.
																
																
																[7]          
																Per la quale 
																cfr. Antonello e 
																la Pittura del 
																‘400 in Sicilia, 
																catalogo della 
																mostra (Messina, 
																30 maggio – 30 
																giugno 1953) a 
																cura di G. Vigni, 
																G. Carandente, 
																Alfieri, Venezia 
																1953; G. 
																Barbera, Mostra 
																Antonello da 
																Messina e la 
																pittura del ‘400 
																in Sicilia, 
																Messina, palazzo 
																Zanca, 30 
																marzo-31 agosto 
																1953, in Carlo 
																Scarpa. Mostre e 
																Musei 1944-1976. 
																Case e paesaggi 
																1972-1978, 
																catalogo della 
																mostra (Verona, 
																10 settembre 
																2000 – 7 gennaio 
																2001) a cura di 
																G. Beltramini, 
																K.W. Forster, P. 
																Marini, Electa, 
																Milano 2000, pp. 
																120-125. Cfr. 
																pure R. Longhi, 
																Frammento 
																Siciliano, in 
																“Paragone”, n. 
																47, 1953, pp. 
																3-44. 
																
																
																[8]          
																«A Palermo non 
																c’era né un 
																insegnamento 
																regolare né un 
																istituto di 
																storia 
																dell’arte, 
																nulla; ho dovuto 
																partire da zero, 
																ma per fortuna 
																Giuseppe 
																Cocchiara, 
																ottimo etnologo 
																e allora preside 
																della Facoltà, 
																mi ha aiutato. I 
																giovani erano 
																pieni di 
																entusiasmo, 
																lavorare con 
																loro mi 
																affezionò subito 
																all’insegnamento». 
																G.C. Argan, 
																Intervista sulla 
																fabbrica 
																dell’arte, a 
																cura di T. 
																Trini, Laterza, 
																Roma-Bari 1980, 
																p. 48. Argan 
																costituirà nel 
																dicembre del 
																1958 l’Istituto 
																di Storia 
																dell’arte, con 
																statuto 
																approvato dal 
																Consiglio della 
																Facoltà di 
																Lettere 
																dell’Università 
																di Palermo.
																
																
																[9]          
																Sull’esperienza 
																siciliana si 
																veda C. Brandi, 
																Sicilia mia, 
																Sellerio, 
																Palermo 1989.
																
																
																[10]         
																Gli intenti 
																della cattedra 
																sono spiegati 
																nella nota 
																redazionale in 
																A. Giardina, 
																Michele Catti, 
																“Quaderni dell’a.f.r.a.s.”, 
																n. 1, i.l.a. 
																palma, 
																Palermo-San 
																Paulo 1974, p. 
																3. Per questo 
																tema posso 
																rendere noto in 
																anticipo D. 
																Malignaggi, La 
																realtà storica 
																dell’opera 
																d’arte in 
																Sicilia nel 
																procedimento 
																metodico dei 
																“Quaderni dell’a.f.r.a.s”, 
																in c.d.s.   
            
																  
																
																
																[11]        
																U. Ojetti, 
																Pittori d’oggi. 
																La XVI Biennale 
																di Venezia, in 
																“Corriere della 
																Sera”, a. 53, n. 
																124, 1928. Per 
																la polemica cfr. 
																G. De Marco, La 
																Biennale di 
																Venezia del 
																1928: materiali 
																dal quotidiano 
																“L’Ora”, in 
																“Quaderni della 
																Donazione 
																Eugenio Da 
																Venezia”, 17, 
																2008, pp. 55-65.
																
																
																[12]         
																U. Ojetti, 
																Sicilia, in “Sicania. 
																Rivista d’Arte e 
																di Turismo”, a. 
																I, n. 1, 1952, 
																pp. 2-4; 
																Comunicazione 
																del Dott. 
																Calogero Bonavia 
																su «Sicilia» di 
																Ugo Ojetti, in 
																“La Giara. 
																Rassegna 
																siciliana della 
																cultura, 
																dell’arte, della 
																scuola”, numero 
																speciale 
																dedicato al 1o 
																Congresso 
																internazionale 
																delle Arti 
																Figurative 
																(Palermo, 
																Catania, 
																Messina, 
																Taormina, 
																Siracusa, 15-20 
																aprile 1953), a. 
																2, nn. 2-3, 
																1954, pp. 
																139-144. In 
																entrambi i casi, 
																è segnalato 
																erroneamente 
																come articolo 
																inedito e 
																postumo.
																
																
																[13]         
																Cfr. L’identità 
																difficile. 
																Immagini e 
																simboli della 
																Sicilia 
																1946-1964, 
																catalogo della 
																mostra (Marsala, 
																18 luglio – 4 
																ottobre 1998) a 
																cura di S. 
																Troisi, Charta, 
																Milano 1998, in 
																part. pp. 13-30. 
																Per il quadro 
																generale cfr. G. 
																Giarrizzo, 
																Sicilia oggi 
																(1950-1986), in 
																Storia d’Italia. 
																Le regioni 
																dall’Unità a 
																oggi. La 
																Sicilia, a cura 
																di M. Aymard, G. 
																Giarrizzo, 
																Einaudi, Torino 
																1987, pp. 
																601-696. 
																
																
																[14]         
																C. Levi, Le 
																parole sono 
																pietre. Tre 
																giornate in 
																Sicilia, 
																Einaudi, Torino 
																1955. 
																
																
																[15]         
																R. Guttuso, Un 
																pittore parla 
																agli 
																intellettuali 
																siciliani, in 
																“la Voce della 
																Sicilia. 
																Quotidiano del 
																popolo 
																siciliano”, a. 
																II, n. 93, 1947.
																
																
																
																[16]         
																Per gli aspetti 
																salienti 
																dell’attività 
																dei due 
																soprintendenti, 
																legata 
																all’emergenza 
																dei 
																bombardamenti 
																del 1943 e al 
																restauro dei 
																monumenti 
																danneggiati, 
																rinvio a M. 
																Guiotto, I 
																monumenti della 
																Sicilia 
																occidentale 
																danneggiati 
																dalla guerra. 
																Protezioni, 
																danni, opere di 
																pronto 
																intervento, 
																Pezzino, Palermo 
																1946; A. Dillon, 
																Del restauro, 
																Agate, Palermo 
																1950. Si vedano 
																anche i 
																contributi in 
																Memoria del 9 
																maggio 1943, 
																catalogo della 
																mostra (Palermo, 
																9-25 maggio 
																2003), Edizioni 
																Salvare Palermo, 
																Palermo 2008.
																
																
																[17]         
																“La Giara. 
																Rassegna 
																siciliana della 
																cultura, 
																dell’arte, della 
																scuola”, numero 
																speciale 
																dedicato al 1o 
																Congresso 
																internazionale 
																delle Arti 
																Figurative 
																(Palermo, 
																Catania, 
																Messina, 
																Taormina, 
																Siracusa, 15-20 
																aprile 1953), a. 
																2, n. 2-3, 1954. 
																Si veda anche N. 
																D’Alessandro, 
																Situazioni della 
																pittura in 
																Sicilia 
																(1940-1970), 
																Celebes, Trapani 
																1975, pp. 70-93.
																
																
																[18]         
																V. Pannini, Il 
																Congresso dei 
																Critici d’arte, 
																in “Ciclope. 
																Rivista mensile 
																di attualità e 
																problemi 
																siciliani”, a. 
																I, n. 2, 1957, 
																p. 31.
																
																
																[19]         
																Un tema molto 
																caro all’editore 
																Fausto Flaccovio 
																che aveva 
																pubblicato V. 
																Brancati, F. 
																Maraini, M. 
																Simili, Volto 
																delle Eolie, 
																Flaccovio, 
																Palermo 1951; E. 
																Bonanno, Il 
																cinema in 
																Sicilia, 
																Flaccovio, 
																Palermo 1953. Si 
																vedano anche Le 
																Eolie della 
																“Panaria Film”. 
																1946-1949, a 
																cura di R. 
																Cedrini, 2 
																voll., Edizioni 
																del Centro Studi 
																Lipari, Palermo 
																1995; S. Gesù, 
																La Sicilia della 
																memoria. Cento 
																anni di cinema 
																documentario 
																nell’isola, 
																Maimone, Catania 
																1999. Per la 
																Panaria Film A. 
																Romeo, Storia 
																della Fotografia 
																e Cinematografia 
																subacquea in 
																Italia, La 
																mandragora, 
																Imola 2009, in 
																part. pp. 
																80-109.
																
																
																[20]         
																«[a Palermo] con 
																la creazione 
																della Regione si 
																è sovrapposta 
																una città e una 
																funzione, che, 
																mentre 
																sembrerebbe la 
																logica ripresa e 
																prosecuzione del 
																vice-reame, in 
																realtà innova 
																completamente, 
																immettendo di 
																colpo la città 
																da una struttura 
																feudale in una 
																struttura 
																neocapitalista. 
																La dinamica 
																fatale di questa 
																ristrutturazione 
																porta con sé il 
																fatto […] che si 
																è del tutto 
																infranta una 
																continuità di 
																vita fra la 
																vecchia Palermo 
																e quella nuova: 
																al punto che, 
																neppure chi 
																sarebbe 
																finanziariamente 
																in grado di 
																farlo, ambisce a 
																riscattare il 
																palazzo 
																settecentesco o 
																la villa ad 
																abitazione di 
																pieno decoro. 
																Chi sta nella 
																città vecchia, 
																ci sta in attesa 
																di fare il salto 
																sul grattacielo 
																o sulla villetta 
																nuovissima 
																all’Aspra. Donde 
																la derelizione 
																sconsolante dei 
																vecchi palazzi e 
																delle ville, 
																verso cui la 
																Regione stessa 
																ha la medesima 
																diffidenza dei 
																cittadini che 
																potrebbero e non 
																vogliono 
																servirsene. 
																Palermo, così, 
																non è stata 
																quasi toccata 
																dalla 
																rivalutazione 
																dell’antiquariato, 
																che è fenomeno 
																generale e per 
																nulla transeunte 
																del nostro 
																tempo: e proprio 
																questa mancanza 
																di legame col 
																passato 
																rappresenta il 
																più grande 
																pericolo per la 
																conservazione di 
																un patrimonio 
																architettonico 
																degno del più 
																vigile 
																rispetto». C. 
																Brandi, 
																Introduzione, in 
																G. Lanza Tomasi, 
																Le ville di 
																Palermo, Il 
																punto, Palermo 
																1965, p. 6.
																
																
																[21]         
																Cfr. B. Zevi, 
																Assalto a Villa 
																Deliella, in 
																“L’Espresso”, a. 
																6, n. 1, 1960, 
																p. 16; O. 
																Cancila, 
																Palermo, 
																Laterza, 
																Roma-Bari 1999, 
																pp. 511-512. La 
																vicenda della 
																demolizione nel 
																1959 di Villa 
																Deliella di 
																Ernesto Basile è 
																indicativa di 
																una sciagurata 
																politica 
																culturale, 
																denunciata anche 
																da Carlo 
																Ludovico 
																Ragghianti su “seleArte” 
																(la campagna Si 
																distrugge 
																l’Italia del 
																1954) e da 
																Antonio Cederna 
																su “Il Mondo”. 
																Per il periodico 
																di Ragghianti 
																cfr. M. Negrini, 
																Percorsi della 
																conoscenza 
																artistica: ”seleArte” 
																di Carlo 
																Ludovico 
																Ragghianti 
																(1952-1966), 
																Canova, Treviso 
																2011.
																
																
																[22]         
																Per la figura di 
																Flaccovio rinvio 
																a N. Aquila, Una 
																storia 
																esemplare, in 
																Salvatore Fausto 
																Flaccovio 
																libraio editore. 
																Cinquant’anni di 
																promozione 
																culturale a 
																Palermo, 
																catalogo della 
																mostra (Palermo, 
																10-30 maggio 
																2000), 
																Assessorato alla 
																Cultura Comune 
																di Palermo, 
																Palermo 2000, 
																pp. 43-53. 
																
																
																
																[23]         
																M. Ciuni, Le 
																librerie del 
																Novecento fulcro 
																della vita 
																culturale 
																cittadina fino 
																agli anni’80, in 
																“Per. Giornale 
																della fondazione 
																Salvare Palermo 
																onlus”, n. 28, 
																2010, pp. 42-46.
																
																
																[24]         
																Per questi 
																aspetti si veda 
																M. Giordano, 
																Palermo ‘60. 
																Arti visive: 
																fatti, luoghi, 
																protagonisti, 
																Flaccovio, 
																Palermo 2006, 
																pp. 33-70; M. 
																Giordano, 
																“Collage”: 
																un’esperienza di 
																esoeditoria 
																d’avanguardia 
																nella Palermo 
																degli anni 
																Sessanta, in “teCLa 
																– Rivista di 
																temi di Critica 
																e Letteratura 
																artistica”, n. 
																2, 29 dicembre 
																2010, pp. 
																108-129 (ISSN: 
																2038-6133 
																DOI:10.4413/RIVISTA, 
																http://www.unipa.it/tecla/rivista/3_rivista.php); 
																F. Tessitore (a 
																cura di), 
																Visione che si 
																ebbe nel cielo 
																di Palermo. Le 
																Settimane 
																Internazionali 
																Nuova Musica 
																(1960-1968), 
																Rai-Eri, Roma 
																2003. La rivista 
																pubblica L. 
																Agnello, La 
																nuova musica in 
																Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 
																33, 1962.
																
																
																[25]         
																Cfr. C. Alaimo, 
																Il sistema 
																dell’arte a 
																Palermo. 
																Istituzioni 
																pubbliche e 
																gallerie private 
																1900-1970, Kalós, 
																Palermo 2006, 
																pp. 60-70. Per 
																un quadro della 
																situazione 
																precedente si 
																veda S. Troisi, 
																Una vicenda del 
																Novecento: la 
																collezione 
																d’arte moderna 
																della Regione 
																siciliana, in Da 
																Sciuti a Dorazio. 
																La collezione 
																d’arte moderna 
																della Regione 
																siciliana, 
																catalogo della 
																mostra (Palermo, 
																6 dicembre 2011 
																– 6 febbraio 
																2012) a cura di 
																S. Troisi, 
																Regione 
																Siciliana, 
																Soprintendenza 
																per i BB.CC.AA 
																di Palermo, 
																Palermo 2011, 
																pp. 12-25.
																
																
																[26]         
																Nel 2000 Sergio 
																Flaccovio ha 
																ripreso le 
																pubblicazioni 
																della rivista, 
																con una doppia 
																numerazione che 
																affianca al 
																numero 1 della 
																seconda serie il 
																numero 90 della 
																prima. 
																
																
																[27]         
																Come desunto da 
																C. Latino, 
																“Sicilia” di 
																Salvatore Fausto 
																Flaccovio 
																(1953-1982), 
																Tesi di Laurea 
																Triennale, 
																Università degli 
																Studi di 
																Palermo, 
																relatore Prof. 
																S. La Barbera, 
																a.a. 2010-2011.
																
																
																[28]        
																Si veda 
																per esempio
																A. von 
																Platen, 
																Aus dem Hymnus 
																aus Sizilien, in 
																“Sicilia”, n. 8, 
																1954. 
																È 
																un’impostazione 
																che ricorda la 
																linea editoriale 
																de “La Sicile 
																illustrée”, 
																periodico 
																pubblicato a 
																Palermo dal 1904 
																al 1911, e 
																rivolto a un 
																turismo 
																internazionale 
																d’élite.
																
																
																[29]         
																D. Simond, 
																Splendeur de 
																Palerme, in 
																“Sicilia”, n. 7, 
																1954; D. Simond, 
																De Messine a 
																Tindari, in 
																“Sicilia”, n. 
																11, 1955; D. 
																Simond, La 
																Sicile Romaine, 
																in “Sicilia”, n. 
																12, 1955; D. 
																Simond, La 
																Sicile Normande, 
																in “Sicilia”, n. 
																34, 1962; D. 
																Simond, 
																Decouverte de 
																Centuripe, in 
																“Sicilia”, n. 
																60, 1969; D. 
																Simond, De Naxos 
																a Taormine, in 
																“Sicilia”, n. 
																71, 1973.
																
																
																[30]         
																Per l’artista si 
																veda E. 
																Bilardello, 
																Bruno Caruso, 
																Flaccovio, 
																Palermo 1987; 
																nella rivista si 
																trova L. 
																Sinisgalli, Il 
																disegno di 
																Caruso, in 
																“Sicilia”, n. 
																74, 1974.
																
																
																[31]         
																B. Caruso, Per 
																ricominciare, in 
																“Sicilia”, n. 1 
																(90), 2000, p. 
																13.
																
																
																[32]         
																E. Kitzinger, I 
																mosaici di 
																Monreale, 
																Flaccovio, 
																Palermo 1960; R. 
																Salvini, Il 
																Chiostro di 
																Monreale e la 
																scultura 
																romanica in 
																Sicilia, 
																Flaccovio, 
																Palermo 1963; W. 
																Kronig, Il duomo 
																di Monreale e 
																l’architettura 
																normanna in 
																Sicilia, 
																Flaccovio, 
																Palermo 1965. 
																Per il fotografo 
																cfr. Enzo 
																Sellerio. 
																Fotografie 
																1950-1989, 
																catalogo della 
																mostra (Palermo, 
																10 marzo – 3 
																maggio 2000), 
																Federico Motta 
																Editore, Milano 
																2000.
																
																
																[33]         
																B. Berenson, 
																Maniera e 
																manierismo, in 
																“Sicilia del 
																popolo. 
																Quotidiano della 
																Democrazia 
																Cristiana”, a. 
																VII, n. 39, 
																1951, p. 5; B. 
																Berenson, 
																Momenti del 
																Caravaggio, in 
																“Sicilia del 
																popolo. 
																Quotidiano della 
																Democrazia 
																Cristiana”, a. 
																VII, n. 87, 
																1951, p. 3.
																
																
																[34]         
																P. Romani, 
																Presentazione, 
																in “Sicilia”, n. 
																1, 1953.
																
																
																[35]         
																“Sicilia”, n. 8, 
																1954.
																
																
																[36]         
																Ibidem.
																
																
																[37]         
																“Sicilia”, n. 
																10, 1955.
																
																
																[38]         
																Per questi 
																aspetti vedi D. 
																Mormorio, Note 
																per una storia 
																della 
																rappresentazione 
																della Sicilia, 
																in L’identità 
																difficile..., 
																pp. 97-107.
																
																
																
																[39]         
																L. Sciascia, 
																L’ingegnosa 
																Noto, in 
																“Sicilia”, n. 
																22, 1959; L. 
																Sciascia, 
																Tranchino: una “recherche” 
																siciliana, in 
																“Sicilia”, n. 
																72, 1973; L. 
																Sciascia, La “Vucciria” 
																di Guttuso, in 
																“Sicilia”, n. 
																76, 1975. 
																
																
																[40]         
																Si vedano N. 
																Tedesco, Il 
																giorno e la 
																notte nel mito 
																mediterraneo di 
																Zancanaro, in 
																“Sicilia”, n. 
																65, 1971; N. 
																Tedesco, Piraino 
																e i Lirici greci 
																di Quasimodo, in 
																“Sicilia”, n. 
																72, 1973. 
																
																
																[41]         
																Fra cui M. 
																Verdone, Ex 
																Voto, in 
																“Sicilia”, n. 
																10, 1955; G. 
																Cocchiara, Das 
																Sizilianische 
																Folklore, in 
																“Sicilia”, n. 
																21, 1959; A. 
																Buttitta, 
																Pitture popolari 
																su vetro, in 
																“Sicilia”, n. 
																33, 1962; A. 
																Uccello, Una 
																casa museo a 
																Palazzolo 
																Acreide, in 
																“Sicilia”, n. 
																55, 1967; G. 
																Palmeri, Il 
																Museo Pitrè a 
																Palermo, in 
																“Sicilia”, n. 
																65, 1971; J. 
																Vibaek, The 
																posters of the 
																marionette 
																theatre, in 
																“Sicilia”, n. 
																83, 1979. 
																
																
																[42]         
																G. Russo Perez, 
																Van Dyck in 
																Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 
																10, 1955; G. 
																Etna, Filippo 
																Liardo pittore 
																di Garibaldi, in 
																“Sicilia”, n. 
																31, 1961; G. 
																Sommariva, Un 
																siciliano in 
																oriente, in 
																“Sicilia”, n. 
																36, 1962 (sui 
																disegni del 
																missionario 
																teatino 
																Cristoforo 
																Castelli); S. 
																Giordano, 
																Ignazio 
																Marabitti, 
																scultore, in 
																“Sicilia”, n. 
																47, 1965; I. 
																Arnone Montana, 
																La sicilianità 
																di Onofrio 
																Tomaselli, in 
																“Sicilia”, n. 
																50, 1966; S. 
																Cuccia, Gli 
																affreschi di 
																Olivio Sozzi, in 
																“Sicilia”, n. 
																51, 1966; V. 
																Scuderi, Del 
																Manierismo e di 
																Filippo Paladini 
																in Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 
																53, 1967; G. 
																Novelli, 
																Antonello da 
																Messina, in 
																“Sicilia”, n. 
																85, 1979; S. 
																Giordano, Il 
																pittore senza 
																sorriso, in 
																“Sicilia”, n. 
																89, 1982 (su 
																Pietro Novelli); 
																C. Valenziano, 
																Iconi di 
																Sicilia, in 
																ibidem. 
																
																
																[43]         
																M. Taccari, 
																L’Abbazia di S. 
																Martino delle 
																Scale, in 
																“Sicilia”, n. 
																28, 1960; P. 
																Stone, The 
																mosaics and 
																cloisters of 
																Monreale, in 
																“Sicilia”, n. 
																29, 1961; F. de 
																Santis, Il 
																Castello della 
																Fawara, in 
																“Sicilia”, n. 
																31, 1961; S. 
																Cuccia, Le terme 
																arabe di Cefalà 
																Diana, in 
																“Sicilia”, n. 
																36, 1963; B. 
																Alessi, Storia e 
																architettura del 
																Castello di 
																Mussomeli, in 
																“Sicilia”, n. 
																73, 1973; G. 
																Romeo, Il 
																Castello di 
																Giuliana, in 
																“Sicilia”, n. 
																46, 1965; S. 
																Giordano, 
																L’oratorio di 
																Carini, in 
																“Sicilia”, n. 
																59, 1969; A. 
																Mogavero Fina, 
																Gli affreschi 
																trecenteschi di 
																Castelbuono, in 
																“Sicilia”, n. 
																75, 1974; R. 
																Santoro, Il 
																Castello di 
																Caccamo, in 
																ibidem; P. 
																Allegra, Il 
																Trittico di 
																Polizzi 
																Generosa, in 
																“Sicilia”, n. 
																77, 1975; P. 
																Gulino, 
																Caltagirone 
																città della 
																ceramica, in 
																ibidem; P. Di 
																Giovanni, Il 
																castello dei 
																Ventimiglia, in 
																“Sicilia”, n. 
																79, 1976; S. 
																Giordano, La 
																Collegiata di 
																Monreale, in 
																ibidem; S. Di 
																Fazio, Storia e 
																arte a S. Marco 
																d’Alunzio, in 
																“Sicilia”, n. 
																84, 1979; M.A. 
																Platania, Il 
																Casale di 
																Misterbianco, in 
																“Sicilia”, n. 
																87, 1981; M. 
																Guttilla 
																Nicolosi, La SS. 
																Trinità di Delia 
																a Castelvetrano, 
																in “Sicilia”, n. 
																89, 1982.
																
																
																[44]         
																S. Bottari, Il 
																Castello Ursino 
																di Catania, in 
																“Sicilia”, n. 3, 
																1953; G. 
																Bellafiore, 
																Decorazione 
																architettonica 
																siciliana 
																nell’età 
																barocca, in 
																“Sicilia”, n. 
																28, 1960; V. 
																Scuderi, 
																Architettura 
																barocca 
																trapanese, in 
																“Sicilia”, n. 
																30, 1961; R. La 
																Duca, Ville 
																settecentesche 
																nella Piana dei 
																Colli, in 
																“Sicilia”, n. 
																42, 1964; M. 
																Giuffrè, Palazzo 
																Moncada a 
																Caltanissetta, 
																in “Sicilia”, n. 
																63, 1970; L. 
																Natoli, Le ville 
																della Conca 
																d’Oro, in 
																“Sicilia”, n. 
																69, 1972; L. 
																Natoli, La 
																struttura urbana 
																di Cefalù, in 
																“Sicilia”, n. 
																72, 1973; L. 
																Natoli, Un parco 
																archeologico 
																come occasione 
																di loisir e di 
																cultura, in 
																“Sicilia”, n. 
																73, 1973; G.L. 
																Ciotta, Chiese 
																basiliane in 
																Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 
																80, 1976; M. 
																Giuffrè, Messina 
																luogo “forte” e 
																città porto, in 
																“Sicilia”, n. 
																82, 1978; L. 
																Natoli, Note 
																sull’urbanistica 
																siciliana del 
																Cinquecento, in 
																“Sicilia”, n. 
																83, 1979; M.A. 
																Spadaro, 
																L’architettura 
																del paesaggio 
																nella Palermo 
																fine ’700, in 
																“Sicilia”, n. 
																87, 1981. 
																
																
																[45]         
																R. Giani, Una 
																intelligenza 
																siciliana, in 
																“Sicilia”, n. 2, 
																1953. 
																
																
																[46]         
																V. Fagone, 
																Scultori 
																siciliani a 
																Enna, in 
																“Sicilia”, n. 
																75, 1974; G. 
																Orlandi, 
																Rassegna 
																nazionale del 
																sacro nell’arte 
																contemporanea, 
																in “Sicilia”, n. 
																80, 1976.
																
																
																[47]         
																G. Etna, Renato 
																Guttuso, in 
																“Sicilia”, n. 
																34, 1962; L. 
																Pasqualino Noto, 
																Il gruppo dei 
																quattro 
																siciliani, in 
																ibidem; L. 
																Pasqualino Noto, 
																Pittori 
																siciliani, in 
																“Sicilia”, n. 
																51, 1966; M. 
																Poma Basile, 
																Pittori 
																siciliani, in 
																“Sicilia”, n. 
																46, 1965; N. 
																Garajo, 
																Sicilianità di 
																Guttuso, in 
																“Sicilia”, n. 
																50, 1966; R. 
																Giani, 
																Autobiografia di 
																Guttuso par l’Image, 
																in “Sicilia”, n. 
																61, 1970; V. 
																Fagone, Giuseppe 
																Migneco, uomo 
																del Sud, in 
																“Sicilia”, n. 
																64, 1970; F. 
																Grasso, Guttuso, 
																in “Sicilia”, n. 
																65, 1971; G. 
																Baragli, 
																Giambecchina 
																pittore 
																siciliano, in 
																“Sicilia”, n. 
																77, 1975. Sullo 
																scultore segnalo 
																G. Lanza Tomasi, 
																Per Baragli, in 
																“Sicilia”, n. 
																67, 1971. 
																
																
																[48]         
																E. Baggio, 
																Sicilia e 
																siciliani alla 
																vii 
																Quadriennale, 
																“Sicilia”, n. 
																13, 1956; G. 
																Etna, I 
																Siciliani alla 
																Quadriennale di 
																Roma, in 
																“Sicilia”, n. 
																26, 1960; R. 
																Giani, Pittori 
																siciliani a 
																Roma, in 
																“Sicilia”, n. 
																31, 1961; A. 
																Querèl, La 
																Sicilia alla 
																Biennale di 
																Venezia, in 
																“Sicilia”, n. 
																36, 1962; D. 
																Querel, Gli 
																artisti 
																siciliani alla 
																ix Quadriennale 
																d’arte italiana, 
																in “Sicilia”, n. 
																49, 1966.
																
																
																[49]         
																F. Grasso, 
																Approdo in 
																Sicilia di 
																Antonietta 
																Raphael, in 
																“Sicilia”, n. 
																72, 1973.          
																
																
																
																[50]         
																F. Grasso, Il 
																discorso di 
																Gauli sulla 
																Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 
																73, 1973; R. 
																Santoro, Gli 
																antichi mercati 
																panormiti visti 
																da Gauli, in 
																“Sicilia”, n. 
																80, 1976.
																
																
																[51]         
																F. Grasso, 
																Incontri 
																siciliani di 
																Franco [!] 
																Ciniglia, in 
																“Sicilia”, n. 
																76, 1975.
																
																
																[52]         
																R. Romano, Il 
																podere dalle 
																teste scolpite, 
																in “Sicilia”, n. 
																9, 1955 (su 
																Filippo 
																Bentivegna); A. 
																Uccello, Sabo, 
																in “Sicilia”, n. 
																66, 1971; E. 
																Mandarà, Il 
																pittore 
																contadino, in 
																“Sicilia”, n. 
																60, 1969 (su 
																Francesco 
																Giombarresi); M. 
																Consoli Sardo, 
																Il pittore 
																mandriano, in 
																“Sicilia”, n. 
																85, 1979 (su 
																Antonio Mancuso 
																Fuoco). Per gli 
																outsider cfr. 
																http://outsiderart.unipa.it/index.php/it/sicilia/gli-artisti.
																
																
																[53]         
																Mostra 
																antologica di 
																Cagli, catalogo 
																della mostra 
																(Palermo, 25 
																marzo – 25 
																aprile), 
																Flaccovio, 
																Palermo 1967. 
																L’anno seguente 
																la Galleria La 
																Robinia di 
																Palermo allestì 
																una seconda 
																mostra 
																sull’artista.
																
																
																[54]         
																E. Crispolti, La 
																Sicilia di 
																Corrado Cagli, 
																in “Sicilia”, n. 
																52, 1966; M.N. 
																Varga, Cagli e 
																la Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 
																58, 1969; U. 
																Attardi, L’Etna 
																di Corrado 
																Cagli, in 
																“Sicilia”, n. 
																67, 1971.
																
																
																[55]         
																M. Accascina, 
																Oreficeria di 
																Sicilia, 
																Flaccovio, 
																Palermo 1974; M. 
																Accascina, I 
																marchi delle 
																argenterie e 
																oreficerie 
																siciliane, Busto 
																Arsizio 1976. 
																Nella rivista è 
																pubblicato M. 
																Accascina, I 
																“begli arredi” 
																di Ragusa, in 
																“Sicilia”, n. 
																55, 1967.
																
																
																[56]         
																A. Ragona, La 
																maiolica 
																siciliana dalle 
																origini 
																all’Ottocento, 
																Sellerio, 
																Palermo 1977. 
																Nella rivista si 
																possono leggere 
																N. Ragona, La 
																maiolica 
																siciliana del 
																periodo arcaico, 
																in “Sicilia”, n. 
																14, 1956; A. 
																Ragona, L’arte 
																dei figurinai di 
																Caltagirone, in 
																“Sicilia”, n. 
																52, 1966; A. 
																Ragona, Le 
																maioliche 
																siciliane, in 
																“Sicilia”, n. 
																66, 1971. 
																
																
																[57]         
																A. Daneu 
																Lattanzi, 
																Simboli e 
																profezie nel 
																medioevo, in 
																“Sicilia”, n. 
																12, 1955; A. 
																Daneu, Rosso e 
																Oro, in 
																“Sicilia”, n. 
																19, 1957; A. 
																Daneu Lattanzi, 
																I coralli della 
																Fondazione 
																Whitaker, in 
																“Sicilia”, n. 
																88, 1981. 
																L’articolo di 
																Daneu anticipa 
																l’opera A. Daneu, 
																L’arte trapanese 
																del corallo, 
																Banco di Sicilia 
																– Fondazione 
																Ignazio Mormino, 
																Palermo 1964, 
																uscita postuma a 
																cura di Angela 
																Lattanzi. 
																
																
																[58]         
																G. Sommariva, I 
																corali miniati 
																di Ciminna, in 
																“Sicilia”, n. 
																48, 1965; V. 
																Adragna, Il 
																“libro d’ore” 
																della Biblioteca 
																Fardelliana, in 
																“Sicilia”, n. 
																66, 1971.
																
																
																[59]         
																L. De Libero, 
																Serpotta danza e 
																vola, in 
																“Sicilia”, n. 6, 
																1954; P. Stone, 
																Giacomo Serpotta, 
																“Sicilia”, n. 
																35, 1962; G. 
																Novelli, Barocco 
																e putti del 
																Serpotta, in 
																“Sicilia”, n. 
																54, 1967; G. 
																Macaluso, I “Serpotta” 
																di Casa 
																Professa, in 
																“Sicilia”, n. 
																66, 1971; V. 
																Agnesi, Gli 
																oratori 
																palermitani di 
																Giacomo Serpotta, 
																in “Sicilia”, n. 
																83, 1979.  
																 
																
																
																[60]         
																Segnalo a mo’ di 
																esempio L. 
																Bartolini, La 
																ceramica 
																calatina, in 
																“Sicilia”, n. 3, 
																1953; G. 
																Cocchiara, I 
																Pastori del 
																Matera, in 
																“Sicilia”, n. 
																36, 1962; G. 
																Romeo, Gli 
																arazzi di 
																Marsala, in 
																“Sicilia”, n. 
																37, 1963; B. 
																Fazio, 
																Mattonelle 
																maiolicate 
																siciliane, in 
																“Sicilia”, n. 
																38, 1963; G. 
																Cocchiara, 
																L’arte dei 
																Bongiovanni 
																Vaccaro, in 
																“Sicilia”, n. 
																45, 1965; S. 
																Cuccia, Crocette 
																lignee bizantine 
																in Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 
																56, 1967; L. 
																Liotta, Il Tiraz 
																di Palermo, in 
																ibidem; C. 
																Bernardi 
																Salvetti, 
																Presepi d’arte e 
																maestri «pasturari» 
																in Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 
																57, 1968; E. 
																Maggio 
																Palazzolo, 
																Sonagli 
																d’argento, in 
																“Sicilia”, n. 
																62, 1970; G. 
																Cardella, Vecchi 
																smalti 
																siciliani, in 
																“Sicilia”, n. 
																64, 1970; F. 
																D’Angelo, La 
																ceramica del 
																Palazzo dei 
																Normanni, in 
																ibidem; E. 
																Sellerio, Gli 
																smalti della 
																Cattedrale di 
																Agrigento, in 
																“Sicilia”, n. 
																69, 1972; F. 
																Sgroj, L’ambra 
																del Simeto, in 
																“Sicilia”, n. 
																73, 1973; S. 
																Cuccia, Avori e 
																coralli, in 
																“Sicilia”, n. 
																80, 1976; M.T. 
																Valenti Leser, 
																Der töpferort S. 
																Stefano di 
																Camastra, in 
																“Sicilia”, n. 
																89, 1982.
																
																
																[61]         
																A. Lipinsky, 
																L’arte orafa dei 
																Normanni di 
																Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 
																20, 1958; A. 
																Lipinsky, 
																Siziliens Krone, 
																in “Sicilia”, n. 
																23, 1959; A. 
																Lipinsky, Die 
																Kirchenschätze 
																von Randazzo, in 
																“Sicilia”, n. 
																33, 1962; A. 
																Lipinsky, Die 
																Heilige Agathe 
																Schutzpatronin 
																von Catania, in 
																“Sicilia”, n. 
																39, 1963; A. 
																Lipinsky, Die 
																Heilige Rosalie, 
																in “Sicilia”, n. 
																50, 1966; A. 
																Lipinsky, Die 
																Apfel der 
																Hesperiden, in 
																“Sicilia”, n. 
																55, 1967; A. 
																Lipinsky, 
																Sizilianische 
																Marchenschiffe, 
																in “Sicilia”, n. 
																61, 1970; A. 
																Lipinsky, Der 
																Silberschatz von 
																Canicattini 
																Bagni, in 
																“Sicilia”, n. 
																68, 1972; A. 
																Lipinsky, Der 
																Bischofsstab von 
																Troina, in 
																“Sicilia”, n. 
																73, 1974.
																
																
																[62]         
																G. Vigni, La 
																Galleria 
																Nazionale della 
																Sicilia, in 
																“Sicilia”, n. 8, 
																1954. Vigni 
																comunicava i 
																risultati dei 
																lavori di 
																allestimento 
																dell’Abatellis 
																anche in G. 
																Vigni, La 
																Galleria 
																Nazionale della 
																Sicilia a 
																Palermo, in 
																“Bollettino 
																d’arte”, n. 2, 
																1955, pp. 
																185-190. Cfr. V. 
																Abbate, Galleria 
																Nazionale della 
																Sicilia (palazzo 
																Abatellis) 
																1953-1954, in 
																Carlo Scarpa. 
																Mostre e Musei 
																1944-1976…, p. 
																126. Fra gli 
																articoli della 
																rivista dedicati 
																al museo segnalo 
																G. Quatriglio, 
																Gli inediti di 
																palazzo 
																Abbatelli, in 
																“Sicilia”, n. 
																50, 1966; V. 
																Scuderi, 
																Restauri presso 
																la Galleria 
																Nazionale, in 
																“Sicilia”, n. 
																64, 1970. 
																
																
																[63]         
																V. Scuderi, Il 
																Museo Pepoli, in 
																“Sicilia”, n. 
																50, 1966.
																
																
																[64]         
																S. Giordano, Il 
																Tesoro del Duomo 
																di Monreale, in 
																“Sicilia”, n. 
																37, 1963; F. 
																Pottino, Il 
																Museo Diocesano 
																di Palermo, in 
																“Sicilia”, n. 
																40, 1963; F. 
																Pottino, Il 
																tesoro della 
																Cappella 
																Palatina, in 
																“Sicilia”, n. 
																63, 1970; S. 
																Prestifilippo, 
																Il Tesoro del 
																Duomo di 
																Messina, in 
																“Sicilia”, n. 
																71, 1973.
																
																
																[65]         
																G. Quatriglio, 
																Un tesoro 
																siciliano nel 
																cielo di Vienna, 
																in “Sicilia”, n. 
																83, 1979 
																(dedicato alle 
																arti suntuarie 
																nella Weltliche 
																Schatzkammer del 
																Kunsthistorisches 
																Museum di 
																Vienna).
																
																
																[66]         
																Per questi temi 
																cfr. Museo e 
																Società, atti 
																del convegno 
																(Palermo, 8-11 
																novembre 1979), 
																Assessorato 
																BB.CC. e P.I., 
																Palermo 1980. Si 
																veda pure A. 
																Buttitta, Per un 
																Museo della 
																civiltà 
																siciliana, in 
																“Sicilia”, n. 
																64, 1970. 

