Il percorso di questo numero 7 di “teCla
– Rivista” inizia con il saggio Il Trono della Grazia
Interlandi: una tavola di Vrancke van der Stockt a Caltagirone
di Giacomo Pace Gravina, dedicato a una tavola dipinta nella
chiesa di S. Giorgio di Caltagirone attribuita a Vrancke van der
Stockt, artista attivo a Bruxelles nel XV secolo. Si tratta di
una delle numerose opere fiamminghe giunte in Sicilia attraverso
le rotte commerciali nel XV secolo, di cui il Trittico di
Polizzi Generosa, attribuito all’anonimo maestro denominato
Maître au feuillage en broderie, è importante prova.
Sulla scia del rinnovato interesse
per le influenze della pittura fiamminga sulla produzione
artistica siciliana, suggerito da Di Marzo nel noto scritto su
Borremans del 1912, Giovanni Carandente, a sua volta
anticipatore di successivi studi su questa suggestiva tematica,
studia l’opera, usualmente riferita a Rogier van der Weiden,
proponendone l’attribuzione a van der Stockt. La tavola in
questione presenta la rara iconografia nordica con il
Trono della Grazia, già presente nel XII
secolo in una vetrata di Saint Denis, commissionata da Suger. Il
saggio, oltre a valutare il dipinto all’interno del corpus
di van der Stockt con alcuni nuovi confronti, offre spunti di
riflessione anche relativamente al problema della provenienza
dell’opera, appartenuta agli Interlandi, una ricca
famiglia di feudatari presente nelle piazze commerciali dei
Paesi Bassi già al tempo di Carlo V, che nel XVIII secolo la
donerà alla chiesa di S. Giorgio.
Il contributo Luigi Guglielmo
Moncada: mecenate e uomo politico del Seicento a firma di
Giuseppe Giugno è dedicato a un’interessante personalità del
XVII secolo e al suo importante ruolo di committente di opere
d’arte, anche sulla base di inediti e importanti documenti
ritrovati in archivi in Italia e in Spagna. Moncada, principe di
Paternò e duca di Montalto, viceré di Sardegna e del regno di
Valencia, fu in rapporto con personaggi di spicco del panorama
culturale italiano.
In particolare, il rapporto con gli
ambienti romani è attestato da una statua bronzea di Gian
Lorenzo Bernini, realizzata per Madrid su sua commissione. Il
rapporto con la curia romana (il padre di Luigi Guglielmo,
Antonio, è amico di papa Urbano VIII) e le relazioni con la
segreteria di stato vaticana condurranno nel 1667 il Moncada al
cardinalato e alla guida, nel 1670, delle abbazie di Santa Maria
di Novara in Sicilia e di San Michele Arcangelo di Troina.
Con l’articolo L’attività di
Ettore Gabrici come direttore del R. Museo di Palermo di
Claudia Caruso, la rivista ha modo di tornare su temi di
museologia del Novecento. L’autrice indaga, infatti, l’attività
dell’archeologo napoletano Ettore Gabrici, direttore del R.
Museo di Palermo negli anni immediatamente seguenti la lunga
direzione di Antonino Salinas.
La ricerca si avvale di un’attenta
indagine effettuata di prima mano sul materiale documentario
inedito dell’Archivio Centrale di Stato, che getta inedita luce
su alcuni momenti della storia del R. Museo di Palermo, sia in
termini di catalogazione e sistemazione inventariale dei beni
museali, sia sulla politica di acquisti di opere e alla loro
tutela, perseguita da Gabrici in accordo con i funzionari romani
con spunti di notevole modernità.
Si prosegue con Dal Realismo
all’Astrattismo: le Sammarcote di Nino Franchina (1935-1949)
di Valentina Raimondo, dove è messo a fuoco un aspetto finora
scarsamente indagato dell’attività di Nino Franchina, la
rappresentazione delle donne di San Marco d’Alunzio, cui lo
scultore si dedicò con continuità agli inizi della sua attività,
fra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del secolo scorso.
Questo percorso artistico, indagato
attraverso disegni e sculture raffiguranti le sammarcote e con
l’appoggio di nuove ricerche documentarie, scandisce le tappe di
un percorso artistico che portarono lo scultore da una cultura
figurativa di stretta adesione al reale, in seno al Gruppo dei
Quattro con Renato Guttuso, Giovanni Barbera e Lia Pasqualino
Noto, alla elaborazione di un nuovo linguaggio di matrice
astratta.
Nel saggio La cultura figurativa
siciliana negli interventi critici di Leonardo Sciascia
(1964-1987) Giuseppe Cipolla affronta un aspetto particolare
della produzione letteraria dello scrittore di Racalmuto quale i
numerosi scritti sull’arte antica e moderna.
Gli interventi di Sciascia, fine
conoscitore d’arte, – recensioni, articoli su stampa periodica,
premesse o saggi – sono incentrati su argomenti siciliani (dal
Trionfo della Morte a questioni caravaggesche e autori
quali Filippo Paladini o Pietro d’Asaro), offrono interessanti
riflessioni sulla lettura dell’opera d’arte, sulla letteratura
artistica non solo siciliana, su esposizioni e mostre e su temi
di critica d’arte del Novecento.
Il percorso di questo numero termina
con l’attenzione rivolta a una recente e importante mostra: lo
scritto di Simone Ferrari Il giovane Dürer: riflessioni in
margine ad una mostra recensisce l’ultima esposizione
dedicata a Albrecht Dürer al Germanisches Narionalmuseum di
Norimberga, a quarant’anni di distanza da quella organizzata
nella città natale dell’artista nel 1971, per il cinquecentesimo
anniversario della nascita.
L’articolo sofferma l’attenzione, in
particolar modo, sulle scelte filologiche della mostra che ha il
merito di ricostruire il contesto in cui è avvenuta la
formazione di Dürer, la sua composita cultura umanistica e il
rapporto, di influenze e scambi, con artisti quali Leonardo,
Jacopo de’ Barbari o Hans Baldung Grien.